"Tutto su mia madre, Margherita Agnelli" John Elkann

Chi conosce, davvero, John Elkann? Non l’odierno re dell’automobile, il presidente di Fiat prima, di Fca poi, di Stellantis oggi. Ma l’uomo, chi può dire di conoscerlo davvero? Alto, magrissimo, austero: la fisicità di Jaki, come lo chiamano amici e familiari, è il riflesso della sua persona: impassibile, riservato, sfuggente. Venerdì 31 maggio, invece, dalle colonne del quotidiano cattolico Avvenire, Elkann, al termine di un’analisi su Stellantis, sui rapporti tra azienda e governo Meloni, su decentralizzazioni e prospettive produttive del comparto automobili in Italia, temi che deve affrontare pubblicamente visto il ruolo, ha invece aperto uno spiraglio che pare una voragine nella sua vita privata parlando della contestazione che vede lui e i suoi fratelli Lapo e Ginevra contrapposti alla madre Margherita per l’eredità di Gianni Agnelli. In sintesi, Margherita ritiene che gli accordi con la madre Marella e i tre figli di primo letto siglati dopo la morte del padre non siano validi e pretende un ristoro, che potrebbe ribaltare i pesi all’interno dell’intera galassia di interessi finanziari ed economici degli eredi dell’Avvocato (in testa Ferrari e Stellantis) portando lei, Margherita Agnelli, al vertice dell’azionariato. Al controllo, insomma. Ma leggiamo con attenzione il passaggio più personale dell’intervista. «"Con mio fratello e mia sorella (Lapo e Ginevra, ndr) abbiamo piena fiducia nella magistratura italiana (che sta decidendo sui ricorsi presentati da Margherita, ndr). È una situazione che dura da 20 anni, da quando nel 2004 tutta la mia famiglia per senso di responsabilità si è compattata intorno alla Fiat, portando avanti le volontà di mio nonno (nel designare Elkann come suo successore, ndr). L’unica a chiamarsi fuori è stata mia madre. E invece di essere contenta, per la Fiat, per la sua famiglia, per la realizzazione del volere di suo padre, ha reagito nel modo peggiore". Ed ecco: proprio a questo punto Elkann sgancia la bomba, parlando di un «"dolore che ha radici lontane. Insieme ai miei fratelli fin da piccoli abbiamo subito violenze fisiche e psicologiche da parte di nostra madre. Ed è questo che ha creato un rapporto protettivo da parte dei nostri nonni»". La rivelazione ha proporzioni enormi. E ci offre una cifra in più per conoscere l’uomo Elkann: il dolore. Ma cosa può essere accaduto di così grave, di tanto lacerante da stimolare l’ingessato John a confessarsi in questo modo, come mai prima? Gli Agnelli sono persone complicate. Marco Ferrante, nel suo Casa Agnelli, meticolosa analisi delle vita, delle opere e di alcuni sfaceli dei discendenti del Senatore Agnelli, ha colto un elemento essenziale dell’antropologia familiare: il denaro come “precondizione, entità che tutti li precede”. E che, paradossalmente, tende a soffocarli. Ognuno, dunque, a prescindere dal ruolo in quella che un tempo chiamavano la Fabbrica, ha cercato una strada per rendersi individuo. Margherita ha scelto una certa riottosità.

Seconda figlia di Gianni Agnelli e Marella Caracciolo, è nata nel 1955, un anno dopo suo fratello Edoardo, morto precipitando da un cavalcavia nel 2000. Secondo i biografi, i figli della coppia sono stati più spettatori che protagonisti della vita familiare, che si svolgeva a due – la moglie tentava sempre l’inseguimento, fisico ed emotivo, di un marito votato alla distrazione – anzi, a uno. "Con i figli piccoli non c’è stata alcuna sollecitudine", ha raccontato donna Marella in una rarissima intervista concessa a Paola Fallaci. "Una manchevolezza che trovo molto pesante? Non ha mai detto 'noi', ma 'io'. Andiamo sempre a sciare insieme, ma quando indica la destra, intende inevitabilmente la sua". Tuttavia molti dicono che Margherita sia riuscita a ritagliarsi un anfratto privilegiato nell’egocentrismo indifferente del padre. Talvolta – scrive Gigi Moncalvo nel suo I lupi e gli Agnelli – la mattina aveva anche il privilegio di scegliere la cravatta che lui avrebbe indossato. O di far visita insieme a gallerie o antiquari di Torino per ammirare l’arte antica e contemporanea. Alla fine degli Anni 60, però, il distacco: terrorismo e pericolo dei sequestri rendono necessario un periodo formativo lontano da casa per i ragazzi Agnelli. Edoardo vola negli Stati Uniti. Margherita prima va in Svizzera, poi in Inghilterra, dove frequenta il collegio di Heathfield, infine si trasferisce a Roma per studiare arte. Un bel giorno si presenta davanti a Gianni, nella torinese Villa Frescot, con i capelli completamente rasati. "Cosa diavolo hai fatto?", le chiede il padre. "Almeno mi hai notata», risponde lei. Riottosità e vita romana: per Margherita significa gonnelloni in stile hippie, ma non droga, che non la affascina. Dopo la rottura con il suo primo grande amore, Carlo Torlonia, il cugino Ruy Brandolini le presenta Alain, 24 anni, figlio di Jean Paul Elkann – banchiere ashkenazita, a capo della comunità ebraica parigina per oltre 30 anni – e Carla Ovazza, appartenente a una dinastia di banchieri torinesi, ebrei anche loro. Hanno, entrambi i ragazzi, il desiderio di affrancarsi dal rispettivo parentado. Dopo sei mesi lui la chiede in moglie. Si sposano nel settembre 1975 a Villar Perosa, il feudo Agnelli, di cui l’Avvocato è ovviamente sindaco. Gianni, dice la letteratura sul tema, ha avuto una reazione tiepida verso quel matrimonio, ma Margherita pare felice nel suo abito Yves Saint Laurent, volutamente morbido per nascondere l’attesa di John, che nasce a New York – dove la coppia si è trasferita perché Alain è stato assunto alla casa editrice scientifica Bentham Books, di cui Fiat aveva una partecipazione – l’1 aprile 1976.

La nascita di John, come osserva Marie- France Pochna nel suo pilastro bibliografico sulla dinastia, Agnelli l’irresistibile, non viene celebrata da alcuna fotografia, da alcun rotocalco. Chissà se anche per volontà di Gianni, che all’epoca ha 55 anni. La sorella Susanna commenta: "Non accettare ciò che si ha a un certo momento della propria vita costituisce un problema". La nascita di John, tenuta lontana dallo sguardo pubblico, invece di unire la neonata famiglia la squarcia sul nascere. Subito, infatti, si apre una vera e propria guerra religiosa tra Alain e Margherita. Gigi Moncalvo, nel libro sopraccitato, racconta quanto Elkann pretenda che il figlio sia ebreo e lo abbia portato in segreto, insieme al padre, al Tempio di New York per farlo entrare con tutti i crismi nella comunità ebraica. Margherita, convintamente cattolica, quando si accorge di ciò che è accaduto, va su tutte le furie: una che si presenta calva davanti all’Avvocato non ha certo l’indole della moglie arrendevole. E infatti battezza John in autonomia nel bagno di casa, con l’acqua del lavello. Ma non bastano altri due figli, Lapo nasce 18 mesi dopo il fratello maggiore, Ginevra nel 1980 (la Agnelli sostiene di averli battezzati tutti, anche se Lapo si è definito più ebreo che cattolico): l’unione tra Margherita e Alain finisce pochi mesi dopo l’arrivo della loro bambina. La famiglia si era trasferita nel frattempo a Londra, dove lei resta a vivere con i figli. Ed è proprio qui che, nel 1982, l’erede Agnelli conosce colui che sarebbe diventato il suo secondo marito, il conte di origini russe Serge de Pahlen, che sposa nell’85 e dal quale ha altri 5 figli: Maria, Pietro, le gemelle Anna e Sofia e Tatiana.

Anche Alain si rifà presto una vita: per alcuni anni vive un amore con la stilista Diane von Fürstenberg, ex moglie di Egon, cugino di Margherita. I giovani Elkann restano con la madre e fanno la spola tra Londra e il Brasile, a Rio de Janeiro, dove nel frattempo Serge aveva ottenuto un incarico presso la filiale sudamericana della Fiat. Jennifer Clark, che ha da poco dato alle stampe per Solferino L’ultima dinastia, descrive così la vita degli Elkann laggiù: “A Rio vivevano in un appartamento a pochi isolati dalla spiaggia, con una piscina sul tetto dell’edificio. I tre fratelli dividevano la stanza e andavano a scuola in autobus”. In questa apparente quiete, la questione religiosa torna però prepotente. Margherita, quando si innamora di Serge, si converte con decisione alla chiesa ortodossa e pretende che i figli si esercitino nelle preghiere. “Se i bambini si rifiutavano di pregare, spesso Margherita si arrabbiava, il che creava un’atmosfera tesa e disfunzionale, in cui non si sentivano accolti”, scrive ancora Clark. “Venivano mandati ai campi estivi ortodossi nel sud della Francia, luoghi in cui ogni giorno si alzava la bandiera imperiale della Russia zarista, con l’aquila a due teste. I tre piccoli Elkann si sentivano fuori posto nella comunità ortodossa e venivano considerati degli outsider per via delle loro radici cristiane ed ebraiche. L’insieme di religioni e lingue, i numerosi trasferimenti e l’arrivo di nuovi fratelli contribuirono a creare una situazione che sentivano confusa e instabile”.

Margherita Agnelli e Giovannino Agnelli

Parimenti a quanto accadde nel 1945, quando nel giro di pochi mesi i 7 fratelli Agnelli persero sia la madre sia il nonno (il padre, Edoardo, era morto nel 1935 in un incidente aereo) e Gianni si ritrovò capofamiglia, allo stesso modo negli Anni 80 John, in quella affollata solitudine, inizia ad avere un atteggiamento protettivo verso Lapo e Ginevra. Forse le insistenze della Agnelli sul fronte confessionale sono ricollegabili alla denuncia di violenze materne comparse su Avvenire? La tempra di Margherita ha lasciato traccia nei ricordi familiari. "Ha sempre avuto un carattere particolare, difficile, prepotente»" racconta una cugina a Gente. "Mi chiede se sia stata una persona manesca? Non posso negarlo. Da bambina alzava le mani. E le dico anche che se Jaki ha raccontato questa storia, questa storia è vera. Ne sono certa". Sta di fatto che gli Elkann, crescendo, possono contare su una coppia di nonni a quel punto capaci di occuparsi dell’unione familiare. Gianni e Marella trascorreranno sempre più tempo con i loro nipoti maggiori. "Al punto che un giorno l’Avvocato accarezzò l’idea di adottare John. Come si sa poi non se ne fece nulla", ha raccontato Clark. Una frequentazione che segnerà la loro personalità: John, che si trasferisce a Torino per studiare Ingegneria, entrerà sempre più nel ruolo di erede e, pur decidendo di vivere in uno studentato, verrà spesso coinvolto dal nonno in scorribande in elicottero, meta qualche cucuzzolo innevato o a fare il tifo per la Juventus. Ginevra troverà con Gianni un fertile terreno comune, il cinema – i due passavano ore a guardare i capolavori su pellicola – Lapo ne assorbirà il senso estetico e l’edonismo. E oggi, dopo burrascose traversie fatte di oscure dipendenze, anche grazie alle nozze con Joana Lemos può dirsi una persona risolta. Non come la battaglia dei tre fratelli contro la madre. In cui i soldi sono solo la punta dell’iceberg.

Articolo uscito originariamente su GENTE n. 23 in edicola il 15-06-24

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