Monache di clausura scomunicate rompono (dopo il Vaticano) pure con il falso vescovo: «Camminiamo libere e sole»
Monache di clausura scomunicate rompono (dopo il Vaticano) pure con il falso vescovo: «Camminiamo libere e sole»
Un nuovo colpo di scena in quello che assume ormai l'aspetto di un vero e proprio scisma con la Chiesa cattolica. Le dieci monache clarisse del monastero di Belorado, scomunicate sabato 22 giugno dall'arcivescovo di Burgos, si sono smarcate mercoledì 26 giugno anche dalla chiesa della Pia Unione di San Paolo Apostolo, che avevano abbracciato, e hanno allontanato il falso vescovo e fondatore della setta, Pablo de Rojas Sanchez-Franco, dal monastero.
Monache di clausura scomunicate non vogliono lasciare il convento. Si erano ribellate a Papa Francesco: «È un usurpatore»
La rottura
«Camminano libere e soleВ», assicurano in un comunicato ripreso dall'agenzia Efe, in cui informano di aver allontanato dal convento Pablo de Rojas e JosГ© Ceacero, il sedicente prete che aveva fatto da portavoce, e di avere il pieno controllo del monastero. I due esponenti della Pia Unione, В«dalla cui giurisdizione prendiamo le distanzeВ», segnalano le ex suore, non sono piГ№ nel monastero da lunedГ¬.
Le clarisse sostengono ora di non riconoscere altra autorità che «i tribunali di Giustizia». Il falso vescovo della setta, scomunicato nel 2019 dalla Santa Sede, e il suo portavoce risiedevano nel monastero da settimane, con il pretesto di dare «assistenza spirituale» alle religiose ribelli. Nel comunicato, firmato dai propri legali, le clarisse non rinunciano però alla battaglia economico-immobiliare intrapresa con l'arcivescovado di Burgos.
La scomunica
Le monache che avevano rotto con il Vaticano, definendo Papa Francesco un "usurpatore", sono state scomunicate con un atto decretato dall'arcivescovo di Burgos, Mario Iceta. La decisione è arrivata dopo la scadenza dell'ultimatum dato alle clarisse per presentarsi al Tribunale ecclesiastico ed esporre la loro posizione. Le suore hanno rifiutato e ribadito di non riconoscere l'autorità di Roma. «La dichiarazione di scomunica è un’azione giuridica considerata dalla Chiesa come una misura medicinale, che muove la riflessione e la conversione personale». L’arcivescovo è, però, pronto a ritirare il decreto in caso di pentimento delle suore.
I motivi della rottura
Le clarisse hanno annunciato la rottura con il Vaticano, definendo Papa Francesco un "usurpatore". La diatriba con Roma nasce da una vicenda immobiliare. In una lettera, firmata dalla madre superiora suor Isabel de la Trinidad, si legge che le suore si sentono vittime di una “persecuzione”.
La comunità, infatti, nel 2020 aveva raggiunto un accordo con il vicino vescovado di Vitoria per acquistare il convento di Orduña, nei Paesi Baschi. Tuttavia, l'operazione era stata "bloccata da Roma". Per reperire i fondi per l'acquisto del nuovo convento, le monache avrebbero infatti voluto vendere un monastero ma il Vaticano lo ha impedito e l'intera operazione è saltata. Secondo la madre superiora, Roma «ha messo i bastoni tra le ruote alla nostra comunità».
«Non riconosciamo il Papa»
Le monache non hanno subito passivamente le scelte del Vaticano, anzi hanno cominciato a protestare, prima con dei comunicati pubblicati su Instagram, poi andando in televisione dove ospiti a Telecinco hanno affermato di «non riconoscere il papa» e che «il Vaticano è una farsa». Accusano inoltre la chiesa di Roma di usare «linguaggi doppi e confusi» e di contraddirsi.
La setta del prete scomunicato Pablo de Rojas Sánchez
Ma c'è di più. Le religiose ribelli si erano dichiarate sotto l'autorità di Pablo de Rojas Sánchez. L'ex religioso, noto per le sue posizioni ultraconservatrici, attualmente si presenta come vescovo ordinato dalla chiesa dissidente di Palmar de Troya nel 2005. È stato scomunicato dalla Chiesa cattolica nel 2019 dall'arcivescovo di Burgos e si definisce appartenente al “sedevacantismo”, una corrente che afferma che non esiste una valida autorità e considera eretici tutti i papi successivi a Pio XII (1939-1958), noto per le sue posizioni conservatrici.