Margherita Salvucci travolta e uccisa da un'onda in vacanza, il racconto agghiacciante della mamma: «È morta sotto i nostri occhi»

Margherita Salvucci il giorno della laurea con i genitori e la sorella

MACERATA - «Margherita era la figlia che tutti vorrebbero. Se un genitore potesse scegliere siamo certi che il desiderio sarebbe di averla come lei». Un dolore indescrivibile quello di Ornella Formica e di suo marito, Piergiovanni Salvucci che allo strazio per la perdita della loro figlia più grande, Margherita, uniscono la dolcezza dei ricordi che li legano a lei. Un respiro per porre fine al pianto e poi il racconto dei drammatici momenti di giovedì pomeriggio, quando una vacanza in famiglia iniziata domenica scorsa si è trasformata in una tragedia inspiegabile.

Il racconto

«Eravamo a Seixal - incomincia la mamma - e come tutte le città lungo la costa di Madeira ci sono delle piscine naturali formate dagli scogli e da un muretto di contenimento che permette all’acqua di entrare creando una sorta di piscina. Alcune di queste aree sono private e altre pubbliche. Noi eravamo in una piscina pubblica della costa settentrionale dell’isola. Io e mio marito siamo rimasti in spiaggia e le nostre figlie sono entrate in una delle piscine naturali dove l’acqua era calmissima e dove c’era tantissima gente. Io mi trovavo nella terrazza superiore per scattare alcune foto alle mie figlie. A un certo punto le onde si sono fatte più grandi: la figlia più piccola è tornata indietro, Margherita invece si è fermata, mi guardava, è arrivata un’onda molto più grande e se l’è portata via». Momenti terribili, scene impossibili da dimenticare: «Il muro di contenimento è talmente basso che non è riuscito a frenare tutta l’acqua che è entrata e ha trascinato Margherita nell’oceano». La ragazza ha lottato con tutte le sue forze per cercare di salvarsi: «Mia figlia ha cercato di resistere per diversi minuti, chiedeva aiuto. C'erano alcuni turisti con dei salvagenti con la corda e hanno provato a tirarglieli in acqua ma Margherita non riusciva a raggiungerli».

L’allarme

Nel frattempo sono stati allertati i soccorsi via mare, perché ormai la giovane era troppo a largo. «Allora un turista italiano, un vigile del fuoco di Siena che ha fatto anche dei corsi di salvataggio in acqua, Manuel Solms, quando ha capito che il traghetto con il medico non sarebbe arrivato prima di venti minuti, si è tuffato con il salvagente. Appena l’ha raggiunta Margherita è svenuta. Ha tenuto mia figlia con la testa fuori dall’acqua per tutto il tempo di attesa dei soccorsi: i turisti a terra hanno provato a trattenere la corda ma era troppo pericoloso e anche il pompiere ha preferito attendere i soccorsi a largo». Dopo circa venti minuti è arrivato il mezzo con il medico: «Le hanno praticato il massaggio cardiaco a bordo e anche sulla banchina, perché era andata in arresto cardiaco - prosegue la mamma - poi un’ambulanza l’ha portata all'ospedale di Funchal dove è morta questa mattina alle 10».

L’autopsia

Sulla salma è stata disposta l’autopsia: «Siamo stati contattati dal con Console di Lisbona e dal Console onorario di Funchal e probabilmente saranno necessarie due o tre settimane prima di poter riportare la salma in Italia. Noi stiamo aspettando il fidanzato di Margherita (psichiatra veneziano) che dovrebbe arrivare in serata (ieri) poi ci organizzeremo per il ritorno». Il ricordo di quei tragici momenti lascia poi spazio a quello di Margherita: «Si è laureata con 110 e lode in Medicina a Padova, poi è entrata subito nella specializzazione di Psichiatria nella stessa città dove viveva e stava facendo il dottorato. Sarebbe andata a Bolzano per approfondire il tema della depressione post partum, poi a Ottawa in Canada per la tesi finale. Mia figlia ha fatto tantissimi viaggi in tutti il mondo: amava viaggiare, conoscere la gente, voleva stare in mezzo alla gente. Proprio questa volta che eravamo tutti e quattro insieme ce la siamo vista morire sotto gli occhi».

Il grazie

Poi le parole per tutti coloro che sono stati accanto alla famiglia durante i momenti della tragedia: «Vogliamo ringraziare il vigile del fuoco che è stato un eroe. Ha rischiato la sua vita e senza il suo intervento forse non avremmo più trovato nemmeno il corpo di nostra figlia. Una coppia di turisti olandesi ha guidato la nostra auto tutto il pomeriggio per accompagnarci in ospedale e altri tre bagnanti ci hanno aiutato tantissimo. Abbiamo avuto molte attenzioni anche in ospedale a Funchal». Poi l’appello affinché tragedie simili - in un luogo dove spessissimo vengono soccorsi i bagnanti - non succedano mai più: «Quelle piscine sono trappole - dice il papà di Margherita -, contenitori che si trovano leggermente più in alto dell'oceano: quando arrivano le onde le riempiono d’acqua e c'è un muraglione da cui tracima. Sembra tutto tranquillo, ma basta un’onda altissima per uccidere. Quello che è accaduto a nostra figlia non deve succedere mai più».