Mattia Binotto: tutti lo vogliono, nessuno (per ora) lo prende
È ormai passato più di un anno da quando le strade di Mattia Binotto (che ora lavora in TEXA Spa) e della Ferrari si sono separate. La Rossa, senza il suo vecchio condottiero, sta conoscendo una seconda giovinezza sotto le cure di Frédéric Vasseur. Cosa che forse ha contribuito a mettere in ombra un professionista che potrebbe ancora dare qualcosa al mondo della Formula Uno.
Cosa fa Binotto, quindi? È davvero convinto di restare lontano da quel mondo in cui è cresciuto come professionista e come uomo? Qualche segnale indica che l’ingegnere di Losanna sta rivedendo le sue posizioni.
Nel weekend di Imola il buon Mattia si è rivisto nel paddock. Chiacchiere, strette di mano, saluti, incontri e possibili trattative che investono il suo futuro. Non è passata inosservata la presenza dell’ex n°1 della GeS nel motorhome della Aston Martin nel quale si è intrattenuto in un lungo e fitto colloquio con Lawrence Stroll.
Mattia Binotto
La cosa ha aperto a diverse ricostruzioni. Una di queste vorrebbe Mattia prendere il posto di Mike Krack che forse non ha del tutto convinto il facoltoso proprietario canadese di un team che vuole definitivamente spiccare il volo e che per fare ciò sta investendo ingenti risorse finanziarie servite a costruire la nuova sede di Silverstone, la galleria del vento e per acquisire sistemi e annesse competenze per farli funzionare.
In questo processo di crescita che va a singhiozzo (nel 2024 la AMR24 non sta dando i risultati attesi) Binotto potrebbe rappresentare la soluzione per giungere a una migliore intesa tra i vari reparti che a breve saranno rinforzati con l’ingresso di Honda.
Un motorista a gestire l’arrivo di un costruttore. Tutto filerebbe e avrebbe senso logico. Un ingaggio che si sposerebbe anche col nuovo contesto normativo che sta per essere presentato (le norme dovrebbero essere rese note il Primo Giugno, ndr).
Lawrence Sheldon Strulovitch, n°1 di Aston Martin F1
Cosa potrebbe offrire Binotto alla scuderia inglese? Proviamo a capirlo con una sintetica lista:
- Esperienza
. Il nostro si laurea in ingegneria meccanica presso il politecnico di Losanna nel 1994. L’anno dopo è assunto in Ferrari come motorista e scala tutte le posizioni fino ad arrivare ai vertici. Non è questa la sede per ripercorrerle come fosse un algido elenco.
Basta ribadire che Binotto ha servito con spirito di abnegazione per la causa rossa per 20 anni accanto a colossi che rispondono al nome di Michael Schumacher, Jean Todt, Ross Brawn, Rory Byrne, Paolo Martinelli e via citando. Un
parterre da far drizzare i capelli. Volete che qualcosa non l’abbia imparata? - Capacità di comando. Binotto è un decisionista. A volte, forse, lo è stato pure troppo e ne ha pagato le conseguenze. Ma in quel mare ancora non placato che è Aston Martin serve uno che abbia il coraggio di prendere decisioni senza indugiare troppo. Non che Krack non sappia il fatto suo, ma finora non ha inciso più di tanto. Mattia Binotto ha la caratura per imporsi e declinare il suo credo.
- Facoltà d’accentrare. Quando prese possesso della GeS, Binotto spazzò via il modello orizzontale voluto da Sergio Marchionne che Maurizio Arrivabene provava a proseguire. Il manager italo-svizzero vede le aziende come piramidi sulla cui cima si erge la sua figura. In Aston serve uno che comandi con la frusta. Il tempo della coralità arriverà.
- È un motorista
. L’occhialuto ingegnere nasce come ingegnere motorista. E una figura del genere servirebbe a un comparto che, pur avendo dominato nelle ultime stagioni, aveva di fatto dismesso parte del programma prima di rivedere la decisione.
Binotto non entrerebbe nelle cose di Sakura, ma parlerebbe la stessa lingua dei motoristi nipponici. E una figura di raccordo con tanta esperienza non potrebbe che far bene.
- Ha voglia di rivalsa. Diciamocelo con franchezza: il lavoro in TEXA Spa è acqua che non disseta. Un palliativo, un impegno per tenersi vivo ed evitare di passare troppo tempo nella vigna di famiglia. Binotto, in realtà, punta al rientro in grande stile.
Proprio per rimettersi in pista, Aston Martin potrebbe essere una soluzione interessante. Due necessità che si incontrano per provare a creare quell’alchimia positiva che entrambe le parti cercano.
Crediti foto: Scuderia Ferrari, Aston Martin