Un Posto al Sole: Intervista a Riccardo Polizzy Carbonelli, il Signore di Upas Roberto Ferri: "Il Teatro non Morirà Mai!"

un posto al sole: intervista a riccardo polizzy carbonelli, il signore di upas roberto ferri:

Un Posto al Sole: Intervista a Riccardo Polizzy Carbonelli, il Signore di Upas Roberto Ferri: "Il Teatro non Morirà Mai!"

Cattivo, cattivissimo, a volte buono, amorevole e pronto a tutto per la sua famiglia ma soprattutto affascinante. Nel descrivere Roberto Ferri siamo sicuri di aver usato le parole che meglio rappresentano e sintetizzano l’amato e odiato personaggio di Un Posto al Sole. Presente dal 2001 è, in assoluto, uno dei più grandi traghettatori delle storyline della Soap Opera partenopea; Ferri è anche uno dei protagonisti indiscussi dell’appuntamento serale e quotidiano di Rai3 e non riusciremmo a pensare Upas senza di lui e senza la sua degna compagna, Marina Giordano. Abbiamo avuto l'onore e il piacere di intervistare il suo interprete, l'attore Riccardo Polizzy Carbonelli, in una chiacchierata telematica che ci ha svelato ancor di più lo spessore dell'artista e la grandezza del "Signore di Palazzo Palladini".

Un Posto al Sole: Roberto Ferri è Riccardo Polizzy Carbonelli

A interpretare Ferri è Riccardo Polizzy Carbonelli. L’attore, nato a Roma, incanta gli appassionati di Un Posto al Sole dal 2001. È lui ad aver donato al personaggio di Roberto quel fascino magnetico e irresistibile, che contraddistingue il Signore di Upas. Carbonelli sì è formato alla scuola di Teatro La Scaletta di Roma e nella sua carriera vanta numerose partecipazioni sia nel cinema che nella TV. Non solo Soap per l’artista, che ha partecipato a Serie TV come Che Dio ci aiuti - nel ruolo del notaio Leonardi, il padre di Azzurra – ma anche come Le Tre Rose di Eva, dove interpreta Vittorio Astori. Nel 2014 presta la sua voce al personaggio dello speaker nel film d’animazione, L’arte della felicità, che vince per la prima volta nella storia del cinema italiano, gli European Film Awards.

Abbiamo avuto il piacere e l’onore di poter intervistare Riccardo Polizzy Carbonelli e di realizzare il nostro desiderio di conoscere più da vicino questo grande artista, protagonista delle nostre serate sul divano, poco dopo cena e interprete di uno dei personaggi più controversi ma anche più ricchi della nostra televisione italiana.

Un Posto al Sole: intervista a Riccardo Polizzy Carbonelli, alias Roberto Ferri

Ecco la nostra intervista a Riccardo Polizzy Carbonelli:

  • Com’è nato il sacro fuoco della recitazione in Riccardo Polizzy Carbonelli, ci racconta come ha scoperto il desiderio di fare l’attore?

Provenendo da una famiglia che ha sempre amato ogni forma di Arte e ce l’ha trasmessa, tra questa c’era oltre al Teatro, il Cinema. All’epoca ne vedevamo tanto, sui due canali televisivi, dove si vedeva anche il teatro e i grandi sceneggiati, ma, soprattutto andando, anche, tantissimo al Cinema (e se il film ti era piaciuto lo rivedevi un’altra volta.). Ero affascinato sia dal mondo della “finzione”, che raccontava storie, sia dagli interpreti, alcuni dei quali erano per me dei veri miti. Immaginavo che le loro vite fossero splendide per il fatto della popolarità derivante dal loro lavoro. Sognavo di diventare o essere uno di loro, ma sentivo che erano solo sogni, un pò, perché la mia famiglia premeva per lo studio ed il famoso “posto fisso, sicuro” e poi, perché non credevo che avrei mai avuto una possibilità. Fu determinante l’incontro, durante il Liceo Artistico, con un mio carissimo amico, oggi regista presso la RAI, con il quale, condividendo la stessa passione, giravamo dei cortometraggi in pellicola Super 8. Abbiamo girato tanti cortometraggi; arrivarono le telecamere e noi continuavamo a divertirci, ma, al tempo stesso, abbiamo cominciato a lavorare in alcune Radio Private, poi a fare qualche spettacolo ed in seguito ci siamo convinti che bisognava studiare ed avere una base solida. Finito il militare di leva che feci come Ufficiale di Cavalleria Corazzata, decisi che era giunto il momento di provare, almeno per non avere rimpianti o crearsi falsi alibi. Devo dire che quella Scuola, “La Scaletta”, porta bene, non solo a me ma a tanti altri attori che oggi sono diventati famosi sia in teatro che nel Cinema e nella Televisione. Io volevo diventare una Star del cinema, senza ovviamente conoscerne la fatica, i sacrifici e le difficoltà che alcune vite affrontavano, ma frequentando una Scuola di Teatro, mi innamorai del Teatro perdutamente. Resta l’attività che amo di più in assoluto e che continuo a fare appena mi è possibile, grato sempre e comunque di avere avuto anche la fortuna di fare Televisione.

  • Qual è secondo lei il segreto del successo, quasi trentennale, di un personaggio come Roberto Ferri?

Prima cosa, Roberto Ferri è un personaggio che fin da subito, anche se non era prevista una sua permanenza così lunga, era scritto bene. Aveva dei conflitti ed un sentimento forte da raccontare: la vendetta a causa del tradimento subito dalla moglie con Alessandro Palladini. La scrittura mise a disposizione di questo imprenditore ironico ma anche cinico, spietato e senza scrupoli sul lavoro, le stesse armi per combattere non solo, il tradimento, ma vendicarsi di tutta la famiglia. La storia è molto lunga e io sono stato fortunato, mettendoci tutto me stesso, la passione, la cattiveria che avevo visto e conosciuto nella vita; ho abbracciato, senza mai criticarlo, il mio personaggio e, soprattutto, ho avuto la fiducia dei produttori che, assieme allo straordinario lavoro dei miei colleghi, mi ritennero, evidentemente, all’altezza, e mi diedero la possibilità di continuare per altri 23 Anni.

  • Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Dopo un periodo di calma, Roberto è tornato a essere il cattivo della Soap e proprio ora è più che mai scatenato contro Ida. Non c’è speranza di una redenzione?

La redenzione è in parte già avvenuta in passato e in almeno tre occasioni, prima, tra tutte, quando gli spararono e perse la memoria. Per il Roberto di oggi, molto cambiato, rispetto a prima, i sentimenti sono diventati più importanti. Ha cercato in parte di recuperare con i figli, è innamoratissimo di Marina, pur continuando a guardare anche le altre donne; ha un grandissimo e profondo affetto per Tommaso, sbocciato ancor prima di scoprire che non fosse suo, ed è questo il motivo del dissidio con Ida, la madre biologica, non riconosciuta da Ferri come tale, poiché ha venduto il figlio. Al momento c’è solo battaglia e non so se in futuro potrà esserci redenzione. Ne dubito fortemente.

  • Interpretare un personaggio per così tanto tempo ha più pro o più contro? Marina e Roberto sono una coppia ormai indimenticabile della TV. L’amicizia con Nina Soldano quanto è stata importante per lei in questi anni?

In passato recitare in una Soap era vissuto quasi in maniera penalizzante dai miei Colleghi, bravissimi a resistere ai tanti pregiudizi e a dimostrare che si può essere professionisti ovunque e, soprattutto, che un ”genere” non sminuisce la prestazione. Oggi, lavorare in una Soap, anzi, in un “Real Drama”, è qualcosa di molto ambito. Roberto Ferri mi ha dato molto: visibilità, notorietà e la possibilità di farmi conoscere al pubblico e agli addetti ai lavori in poco tempo. Col teatro, anche auspicandosi dieci anni di Spettacoli in grandi Teatri con il “tutto esaurito”, non si riuscirebbe mai a raggiungere quei numeri, a livello di spettatori. C’è sempre qualche rinuncia da fare, in ogni lavoro. Nel mio caso ho sofferto un po’ la distanza dagli affetti, ma ho avuto veramente tanto, anche in termini di altre occasioni lavorative. Con Nina, ci conoscevamo già, avendo lavorato in un’altra Soap dal titolo In nome della Famiglia. Un Posto al sole ha accresciuto e consolidato la nostra amicizia, creando quella forte intesa e complicità che, sembrerò di parte, ma ci rende unici e capaci di capirci con uno sguardo. Anche in una scena semplice riusciamo a trovare sempre il modo di metterci qualcosa in più. È chiaro che l’affetto che mi lega a Nina è unico, grande e forte.

  • Se dovesse dare lei una definizione di Un Posto al Sole, una sorta di sottotitolo alla Soap Opera, quale sarebbe?

La intitolerei, a rischio di sembrare banale, “Ammaliati dal Vesuvio”.

  • La sua carriera è ricchissima, c’è tanta TV ma anche Cinema e soprattutto teatro. Con la sua esperienza che consigli darebbe a un giovane che si sta approcciando, ora, al mondo e al mestiere della recitazione?

Ci vuole amore, passione, studio, sacrificio, UMILTÀ, dedizione, nessun egocentrismo, se non quello giusto che serve a voler iniziare questa professione, serietà e capacità di non farsi mai scoraggiare da un insuccesso! E potrei citarne tante altre. Se si dovessero avere tutte queste onorevoli motivazioni, allora potrei incoraggiare qualche giovane a farlo, altrimenti, ci sono tanti altri bei lavori!!!

  • Con l’avvento dei social, mi riferisco soprattutto a tiktok, si ha la sensazione che tutti possano in qualche modo fare gli attori o fare spettacolo. Secondo lei è così? È cambiato il modo di fare l’attore?

In parte ho risposto nella precedente domanda. Che qualcosa sia cambiato è innegabile. È cambiata la percezione dell’essere attore ed è cambiato anche lo spettatore che, per lo più, non è più interessato ad andare a teatro, all’interpretazione o all’autore, ma più al gossip, ai Follover… insomma è un pubblico distratto da altro, tanto da chiedermi spesso quale sia la mia funzione. Io sono cresciuto con una Televisione che educava e che era educata, oggi, i giovani guardano pochissimo, quasi per niente; la TV che è diventata urlata, poco educativa e il nostro “mestiere”, perché tale lo possiamo considerare, sembra che lo possano fare tutti: basta fare una scenetta, anche realizzata male, avere dei riscontri… e si diventa famosi o si ha questa illusione. Questa situazione mi intristisce molto, perchè significa che c’è un abbassamento culturale e comportamentale notevole. Può anche darsi che il troppo teatro "impegnato” o “di regia”, abbia contribuito a far allontanare il pubblico, che, giustamente, vuole anche distrarsi, ma l’abbassamento del livello del garbo, dell’eleganza nella comicità, del gusto, dato il livello di certi contenuti sia televisivi che con l’avvento di Internet, possano essere una delle cause di questo distacco.

  • Si parla sempre molto poco di teatro eppure sarà sempre la culla, l’origine del mestiere di attore e forse pure il mezzo più intimo e immediato dell’espressione dell’artista. Concorda con noi quando diamo questa definizione al teatro e che ruolo ha nella sua vita?

Per me è così, cercavo di dirlo anche prima, il problema è che non lo è per tutti. Le persone vanno sempre meno a teatro e vedono, spesso, sempre gli stessi attori. È indubbio che il rapporto diretto con lo spettatore lo rende, unico, magico e speciale. Il confronto ed il riscontro sono immediati. Quello che mi sento di dire è che, sicuramente, amo il teatro e che secondo me non morirà mai, potrà mutare, ma morire… MAI!

  • C’è un desiderio, dal punto di vista artistico e della sua carriera, che vorrebbe realizzare e che ancora non è riuscito a vedere concretizzarsi?

Vorrei poter realizzare gli spettacoli a teatro, nei quali recito con mia moglie, con meno fatica e poterli portare in giro senza tante difficoltà. Attualmente, prodotti dal grande Tato Russo, stiamo portando in giro una commedia brillante dove si ride e non solo, dal titolo “Un letto per due”, scritta da Tato Russo con la Regia di Livio Galassi. Desidero e mi auguro di poter raggiungere tante persone in luoghi diversi, interessate a vederci.

Un Posto al Sole va in onda tutti i giorni dal lunedì al venerdì su Rai 3 alle 20.50.

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