Glen Powell è l'attore del momento

Glen Powell aveva fatto il provino per il ruolo di Rooster in Top Gun: Maverick. Poi, come gli è successo spesso negli ultimi vent’anni, un altro attore (Miles Teller) ha avuto la parte e, a lui, ne hanno proposta una secondaria. Grazie, non mi interessa-ha detto a Tom Cruise- e per il bene del film ti consiglio di eliminare questo personaggio, così com’è scritto è totalmente inconsistente. “Maverick” ha avuto l’umiltà di non scambiare la competenza per arroganza, si è seduto e l’ha ascoltato. L’hanno riscritto per lui e il bulletto Hangman, per l’attore texano, è diventato un trampolino di lancio.

glen powell è l'attore del momento

glen powell

È così che il mondo si è accorto di lui e dei suoi pettorali. Li abbiamo rivisti, insieme a molto altro, nella commediola romantica con Sydney Sweeney Tutti tranne te. In una scena si è tolto i vestiti talmente in fretta che ha rischiato di cadere da una scogliera. E quando pensavate di poterlo incasellare sotto la voce “rubacuori” ecco che arriva Hit Man, la sua terza collaborazione con Richard Linklater, film che Glen ha anche prodotto e scritto insieme al regista di Boyhood: tra le ore più piacevoli (quasi due) che passerete al cinema quest’anno (esce il 27 giugno). E non (solo) per i suddetti pettorali, qui Glen sfiora il massimo della “nerdaggine”, nei panni di un finto sicario che collabora con la polizia, ogni volta irriconoscibile, camuffato sotto parrucche, occhiali, accenti, tic. Fino a quando non si innamora di una donna che gli chiede di uccidere il marito. Camaleontico. Siamo pronti a scommettere che sarà il re dell’estate: a luglio torna sugli schermi nel reboot di un film catastrofico, Twisters: cacciatore di cicloni insieme a Daisy Edgar-Jones. La vera catastrofe? Non siamo sicuri che si spogli.

In Hit Man non solo si è rimesso la camicia, ha i calzini corti e i bermuda. Nella vita, ha un lato nerd?

Mi capita spesso di interpretare ruoli cool ma la cosa divertente è che io e “Rick” (Linkater) siamo entrambi profondamente nerd fino al midollo. Abbiamo le nostre passioni e diventiamo quasi fanatici, ci piace tanto parlare di cinema, per esempio, ma proprio tanto. È uno dei temi del nostro film: l’idea che la gente si fa di noi…. Ricordo uno dei primi esercizi alla scuola di recitazione a Los Angeles: quando entri in classe, prima che tu possa parlare con qualcuno, l’insegnante ti dice di voltarti e pronunciare il tuo nome per tre volte ad alta voce. I compagni poi urlano il ruolo che ti assegnerebbero. È interessante perché dice molto di come funziona Hollywood: ti vedono, cercano di unire i puntini e decidono cosa potresti interpretare. Ma gli esseri umani sono tridimensionali, abbiamo una moltitudine di personalità dentro di noi che possiamo esprimere e esplorare. È il bello dei film, anche da spettatore: entri al cinema e nel buio della sala, dove nessuno ti vede, è come se esprimessi ogni volta una parte di te. Quando esci, cammini diversamente e parli diversamente. Se vedi una commedia esci più leggero e simpatico, vedi un film drammatico e cammini tormentato, esci da un action movie e sei baldanzoso. Sfido chiunque a dire che si sente guardato dal mondo in maniera chiara e precisa. Il film ci racconta proprio questo. Non parla solo delle identità in cui ci incasellano gli altri, ma anche di un ragazzo che ha l’opportunità di essere la versione che vorrebbe di sé… L’abbiamo capito durante il covid, tante persone si sentivano incastrate in un ruolo, in un matrimonio, in un lavoro, in aspettative. La pandemia ci ha dato una shakerata, quando è finita, il mondo neanche si ricordava di chi fossimo esattamente e avevamo la possibilità di diventare quello che desideravamo veramente, di schiacciare un un bottone e ricominciare. Un’idea molto romantica, da non scordare.

Perché siamo così affascinati dai killer?

In questo mondo molto complicato rappresentano la soluzione più veloce ai problemi, la fantasia della chiusura dei conti, della pace. Permeano la cultura pop, ci piace pensare che ci siano persone capaci di azioni che noi non avremmo mai il coraggio di compiere.

Richard ci ha detto che alcuni suoi travestimenti hanno divertito molto la squadra di lavoro.

Per via del budget eravamo così stretti coi tempi che io e Rick scrivevamo e giravamo. Non avete idea dell’etica di lavoro di quell’uomo, è veramente instancabile. Ma quel che mi fa ridere è che avevamo parlato delle varie identità di Gary molto a lungo, solo che per mancanza di tempo non avevo mai avuto il tempo di farmi vedere da lui in costume. Ogni volta, quegli alter ego erano una scoperta, una sorpresa divertente, come una prima teatrale a ogni uscita dal van del trucco e parrucco.

È più difficile oggi avere “il” ruolo della vita? Lei ha dovuto aspettare qualche anno...

È il motivo per cui ho deciso di “crescermi da solo i miei ortaggi”, di produrre e scrivere i film. Credo che nessuno avrebbe mai proposto a me un film come Hit Man; quando senti di avere dentro di te qualcosa che vuoi esprimere devi cucirti l’abito su misura. Pensi a Matt Damon con Will hunting, sono convinto che i suoi più iconici li abbia fatti proprio grazie a quel film.

È arrivato al grande successo internazionale a 35 anni. Un’età in cui, forse, si riesce a dare maggior valore alla gratitudine. È il motivo per cui, per esempio, ci tiene a condividere il successo con la famiglia?

Ha azzeccato in pieno. Sono molto grato innanzitutto del tempo che ci è voluto per arrivare: ad ogni step ho imparato qualcosa che mi è servito, ho incontrato persone, ho imparato a comprenderle. Alcune si muovevano molto bene, altre molto male, ho preso nota e mi son detto: se mai sarò in quella situazione so cosa fare. A ogni passo, accanto a me, a fare il tifo c’è sempre stata la mia famiglia. Ho realizzato che loro sono la parte che più amo di me, quella che dà umanità a tutto il viaggio. I miei genitori sono spesso con me sul set, hanno fatto un cameo in ogni mio film, mi accompagnano nei press tour, sanno sempre cosa sto scrivendo. In un business che può diventare un vortice e farti sentire un prodotto, la mia famiglia continua a farmi sentire un figlio, un fratello, uno zio…

Il fan numero uno?

Tanti colleghi hanno genitori che nei momenti di difficoltà hanno cercato di dissuaderli, “Non è neanche un vero lavoro, lascia perdere”. I miei sapevano quanto volessi fare questo mestiere e sono stati forti anche per me. Quando avevo 10 anni mia mamma mi portava in giro per il Texas a fare audizioni. Lavoravo in una compagnia di musical che faceva produzioni importanti, del livello di Broadway. Finivo le prove tardi, arrivavo a casa a mezzanotte, la mattina alle sei avevo l’allenamento di football, andavo a scuola e poi di nuovo alle prove. Se non avessi avuto la passione non avrei retto quei ritmi. Dormivo pochissimo ma amavo la recitazione e l’ambiente del teatro. Niente sarebbe stato possibile senza mia madre che mi portava avanti e indietro.

glen powell è l'attore del momento

glen powell e adria arjona

Qual è stato il film più impegnativo tra gli ultimi che ha girato?

Su un piano puramente fisico dopo una giornata sul set di Twisters e Top Gun ero piuttosto conciato... Io e Rick eravamo consapevoli del cambio di tono importante che stavamo facendo con Hit Man: abbiamo mischiato i generi. Gary è un personaggio inedito, c’è una storia d’amore molto sexy al centro del film, ci sono continue altalene nel tono. Abbiamo lavorato duramente entrambi, è stata una specie di gara di resistenza (ride). Mi ha confessato che lui non mollava finché non mollavo io e per me era lo stesso... Lavoravamo senza sosta e la gente ci prendeva in giro. “Avete girato a New Orleans, in che ristoranti siete andati?”. Ci guardavamo: siamo usciti solo la sera del mio compleanno poi sempre a casa a scrivere, a provare, girare, poi di nuovo a casa a ri-scrivere. Emotivamente è stato il film più estenuante.

Come è stato scrivere insieme?

Durante la pandemia Rick rideva sempre del fatto che io veleggiassi in barca, pilotassi aerei, andassi al ranch dei miei mentre lui era sempre seduto nella stessa stanza sulla stessa sedia. Ci prendevamo un capitolo a testa poi lo mettevamo in un programma che si chiama Final draft, leggevamo le parti scritte dall’altro e annotavamo le modifiche.

Lei è stato testimonial di brand di moda, ci tiene al suo armadio...

Brioni è un partner straordinario, fanno abiti tra i miei preferiti al mondo, ho imparato tanto quando ho fatto la loro campagna... Il mio lavoro è uno specchio straordinario. Così come, dopo Top Gun: Maverick, guardo il cielo in modo diverso ogni volta che un aereo mi vola sopra la testa e dopo Twisters so analizzare le previsioni metereologiche in un modi che prima non conoscevo, dopo aver lavorato con Brioni ho un occhio diverso sulla moda, capisco cosa mi valorizza e cosa no.

I calzini corti e i bermuda non tanto...

No, credo che avrebbero da ridire su alcuni miei outfit di Hit Man (ride).

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