San Siro, gli architetti bocciano il piano Webuild: “No alle scorciatoie, chiediamo un percorso trasparente, serve un concorso pubblico di progettazione”
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Più trasparenza sulle procedure per l’affidamento degli incarichi e sugli attori in campo nella partita per lo stadio di San Siro. A pochi giorni dai primi dettagli sul progetto presentato da Webuild su come l’impianto sarà riqualificato, qualora Milan e Inter dovessero dare il loro assenso, l’Ordine degli architetti della Provincia di Milano esprime preoccupazione e rivendica la centralità del progetto di architettura come elemento trainante per una vera rigenerazione di luoghi e come strategia di valorizzazione delle comunità cittadine.
In sostanza gli architetti bocciano la procedura adottata dal sindaco Giuseppe Sala di incaricare il colosso delle costruzioni di approntare un progetto per la ristrutturazione dello stadio, senza fare un concorso pubblico.
«Gli spazi urbani e il loro grande valore collettivo devono essere al centro della visione dell’amministrazione pubblica – spiega in una nota il presidente dell’Ordine milanese, Federico Aldini -. Il progetto di architettura ha la capacità di migliorare l’ambiente edificato e intrinsecamente la possibilità di cambiare in meglio la qualità di vita delle persone, dunque dei cittadini. Quello che ci aspettiamo è che il progetto del futuro San Siro tenga conto delle tante riflessioni che hanno accompagnato in questi anni il dibattito pubblico, al quale l’Ordine ha partecipato, di come gli impianti sportivi siano luoghi potenzialmente dinamici, capaci di trascendere dalla loro principale funzione, e di come sia indispensabile trasformarli in centralità attrattive, vissute dalle persone. E come tali vanno ripensati».
Come noto la telenovela di San Siro si è complicata negli ultimi anni: il vincolo ipotizzato dalla Soprintendenza (e non ancora ufficializzato) sullo stadio ha impedito il via libera al primo progetto di rifacimento di Milan e Inter che avevano proposto di abbattere il vecchio Meazza e di farne uno nuovo a fianco. L’ipotesi di ristrutturarlo è sempre stata scartata dai club: impianto troppo vecchio, e sarebbe impossibile rifarlo con la necessità di far disputare in contemporanea le partite di campionato e coppe.
Di qui l’idea costruire due stadi nuovi: il Milan si è orientato sull’area ex San Francesco a San Donato Milanese (dove è già nato un comitato che si oppone al progetto), l’Inter su un’area agricola a Rozzano, vicino allo snodo della tangenziale di Assago.
In extremis il sindaco, vista la possibile fuga delle società da San Siro che così resterebbe un guscio vuoto (la proprietà è del Comune), ha ripreso la proposta avanzata da Webuild (ex Salini Impregilo, centenaria società di progettazione e costruzione impegnata in tutto il mondo) di elaborare un progetto di ristrutturazione che salvaguardi la possibilità di giocare e rilanci l’impianto. Dopo mesi, la settimana scorsa il progetto di massima è stato presentato alle squadre, che devono ancora esprimersi. Sui contenuti è trapelato poco. Una strada che non piace all’Ordine degli architetti che preferirebbero, visto l’impatto dell’operazione e il fatto che si tratti di opere pubbliche, un coinvolgimento.
«Come affermato durante il dibattito pubblico – aggiunge Aldini – confermiamo che il concorso di progettazione resta lo strumento privilegiato per garantire al contempo trasparenza, meritocrazia e il perseguimento del massimo interesse pubblico nella qualità del risultato. Qualora non ci siano le condizioni per una procedura concorsuale, sottolineiamo l’importanza comunque di preservare la trasparenza delle procedure e garantire una chiara visibilità delle ricadute del progetto sul quartiere e sulla città , per difendere gli interessi di chi la abita».