Quali isole italiane conviene scegliere per una vacanza sostenibile
isole sostenibili
State pensando di passare l’estate sulle isole italiane? Tra i criteri di scelta potrebbe valere la pena analizzare quelli legati alla Sostenibilità. Gli spunti vengono da Legambiente e dal Cnr
L’acqua potabile, interrotta a Capri nei giorni scorsi per un guasto all’impianto, fa pensare che per passare una vacanza serena sulle isole conviene scegliere la meta giusta.
Lo facciamo analizzando i dati del VI rapporto Isole Sostenibili 2024 redatto da Legambiente e dall’Istituto sull’inquinamento atmosferico del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iia). Il tema è proprio quello: Sostenibilità e resilienza delle Isole del nostro Paese.
E va detto subito: lo sviluppo sostenibile nelle isole minori va ancora a rilento con un indice medio di performance al 46%. Dall’analisi delle performance delle 26 isole minori prese in esame è però proprio ad avere la meglio Capri, seguita da Sant’Antioco in Sardegna, l’isola minore italiana più attenta alla sostenibilità, con un indice rispettivamente del 62% e del 60%.
Oltre il 50% si collocano poi l’isola del Giglio (57%), le isole Tremiti (55%), l’isola sarda di San Pietro (54%) e Ustica al 53%. Al di sotto del 40% le performance di Ischia, isole Eolie e La Maddalena.
Gli arcipelaghi compresi in un unico comune, sono trattati nel loro insieme: quindi i dati delle isole Egadi, delle isole Pelagie e delle Isole Tremiti, amministrati rispettivamente dai comuni di Lipari, Favignana, Lampedusa e Linosa e Isole Tremiti, sono stati gestiti e raccolti in un tutt’uno.
Fa invece eccezione l’arcipelago delle Isole Eolie, in quanto l’isola di Salina, è stata analizzata separatamente considerando i dati dei suoi tre comuni e si presenta con un indice complessivo di sostenibilità sotto al 20%.
Bisogna fare in fretta, le lancette dell’orologio ambientale girano sempre più velocemente. Per questo l’Osservatorio Isole Sostenibili di Legambiente e il Cnr-Iia propongono quattro azioni:
- istituzione di una cabina di regia unica presso il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica per dare supporto e direttive specifiche alle amministrazioni locali e regionali dei territori isolani
- realizzazione di una road map che spinga in avanti le piccole isole a diventare 100% rinnovabili entro il 2050
- promozione di politiche di adattamento alla crisi climatica partendo da un piano d’azione per la rigenerazione urbana degli spazi e degli edifici senza un ulteriore consumo di suolo e per evitare inutili e dannosi sprechi e perdite di acqua
- coordinamento unico sulla gestione dei fondi del Pnrr puntando sull’efficientamento e sul rafforzamento della gestione dei rifiuti, che preveda una migliore qualità del servizio e la riduzione della produzione di scarti, iniziando dalle attività commerciali e turistiche
I temi sfidanti nelle isole minori italiane
Per la prima volta c’è un focus sul tema della gestione dei rifiuti, per il quale il rapporto rileva una strada da percorrere che è ancora lunga e in salita e lo dimostra a chiare lettere, anzi a chiari numeri: l’analisi sulla gestione dei rifiuti nell’arco temporale compreso tra il 2019 e il 2022 ha mostrato un incremento della produzione degli stessi pari a +3% rispetto al 2019.
Un dato che mostra “una situazione ancora molto disomogenea“. Nel 2022 il valore medio della raccolta differenziata, calcolato sulla base dei recenti dati forniti dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) e relativo ai 33 comuni afferenti alle 26 isole minori analizzate, si attesta al 56%, al di sotto dell’obiettivo europeo del 65%.
I dati scattano anche una fotografia di quella che è la situazione della mobilità sulle isole minori italiane: le più virtuose sono quelle campane.
Capri (con 31 auto ogni 100 abitanti) e Procida (46 auto su 100 abitanti). Le più motorizzate e trafficate? Le troviamo in Sicilia: isole Pelagie (94 auto ogni 100 abitanti) e Pantelleria (90 auto su 100 abitanti), insieme alla toscana Capraia (73 auto su 100 abitanti).
C’è poi un altro tema caldo che sta a cuore ai ricercatori, che è quello idrico e della depurazione. Attraverso i dati forniti dall’Istat per la redazione del rapporto, è stato possibile fotografare e raccontare alcuni aspetti peculiari caratterizzanti le isole minori: in particolare, sulle perdite di rete, i valori più bassi si registrano a Capri con il 15,04%, nell’Isola del Giglio con il 18,26%, nelle isole Pelagie con il 17,03%, alle Tremiti con il 14,68%, a Procida con il 17,75% e a Ustica con il 17,00%.
Mentre percentuali più elevate riguardano Ventotene con il 90,85% e La Maddalena con il 62,93%. Se si pensa all’acqua, non si può trascurare il suolo e il suo consumo: i dati di Ispra riferiti al 2022 che si ritrovano nel Rapporto, marcano un’accelerazione di questo gravoso problema in particolare nelle isole Eolie, con un +1,35 ettari di terreno coperto artificialmente nel 2022 rispetto al 2021 e in Sardegna, La Maddalena: nello stesso periodo temporale preso come riferimento, c’è stato un incremento di suolo consumato pari a 0,78 ettari.
Riguardo alla transizione energetica, le isole minori come sono messe? Le isole Egadi raggiungono il 142,68% e Ustica il 154,51%, superando l’obiettivo di fotovoltaico installato sulla base delle indicazioni contenute nel Dm del 2017 sulle rinnovabili nelle isole minori, non interconnesse alla rete elettrica nazionale.
Le isole Egadi, inoltre, mantengono anche saldo un certo virtuosismo relativamente al solare termico (47%): in particolare, il comune di Favignana (0,13 mq/ab) e quello di Lampedusa e Linosa (0,10 mq/ab) sono i più̀ virtuosi in termini di mq per abitante di solare termico installato.
Dal Pnrr isole verdi al Pnrr nazionale e regionale
Con 200 milioni di euro a disposizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, periodicamente il Ministero per la Transizione ecologica pubblica dei bandi rivolti alle municipalità delle isole minori.
Migliorare e rafforzare, in termini ambientali ed energetici, i comuni delle 26 isole minori non interconnesse, attraverso la realizzazione di progetti integrati di efficientamento energetico e idrico, mobilità sostenibile, gestione del ciclo dei rifiuti, economia circolare, produzione di energia rinnovabile e diverse applicazioni per gli usi finali: questi gli obiettivi.
Ma vediamo alcune azioni concretamente finanziabili. Tra le tipologie di interventi spiccano quelle relative alla tutela dell’ambiente e alla gestione dei rifiuti.
Ecco alcuni esempi:
- acquisto di materiale e attrezzature propedeutiche a migliorare il sistema di raccolta differenziata
- attivazione di protocolli Plastic Free che vietino l’utilizzo di imballaggi e stoviglie monouso in plastica e prevedano, per esempio, installazione di erogatori di acqua potabile e distribuzione di borracce riutilizzabili
- acquisto e distribuzione di imballaggi e stoviglie fabbricate con biopolimeri di origine vegetale e compostabili
- promozione di campagne di pulizia delle spiagge o azioni mirate per ripulire i fondali marini (per esempio recupero attrezzi da pesca dispersi in mare)
- acquisto di sistemi di raccolta automatici, o robotizzati, e sistemi galleggianti per la raccolta dei rifiuti in mare (da installare nelle marine, nelle aree portuali e darsene, negli specchi d’acqua degli stabilimenti)
- acquisto di materiale e attrezzature propedeutiche a supportare la raccolta e il recupero e lo stoccaggio per il riciclo della plastica recuperata in acqua, da parte dei diversi utenti del mare (diportisti e pescatori), anche sostenendo specifiche campagne e prevedendo incentivi in tal senso
- acquisto di natanti a impatto zero appositamente destinati alla raccolta e alla pulizia del mare dai rifiuti
- attività di formazione, informazione e coinvolgimento delle utenze e dei turisti
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