formaggio
La corsa in ospedale e il ritardi nella diagnosi Il 5 giugno 2017 il bimbo, che all’epoca aveva 4 anni, si era sentito male dopo aver mangiato un pezzo di formaggio “Due Laghi” contaminato dal batterio escherichia coli: era stato quindi portato all’ospedale di Cles (Trento) ed era rimato in osservazione per diverse ore prima di essere trasferito al Santa Chiara vista la gravità del suo caso. E qui la pediatra, nonostante la richiesta della collega, si sarebbe rifiutata di visitare il bimbo, causando un ritardo nella diagnosi della malattia di Seu, sindrome emolitico-uremica di cui è affetto il piccolo.
Il papà del bimbo: “La dottoressa disse di essere stanca” In un’intervista al Corriere della Sera, il padre del bimbo ha ricordato quella tragica giornata: “Mio figlio dopo aver mangiato il formaggio si è sentito subito male, siamo corsi prima all’ospedale di Cles poi a Trento. Al pronto soccorso pediatrico, la dottoressa che lo visitava ha chiesto un consulto alla pediatra, che però le ha risposto: non adesso, sono stanca è tutto il giorno che corro. L’abbiamo sentita noi”.
Il formaggio era consigliato per i bambini Da parte della famiglia, spiega ancora l’uomo, “c’è molta rabbia verso la dottoressa” perché “quei tre giorni sono stati importanti, ma la colpa principale rimane del caseificio. Se mio figlio non avesse mangiato quel formaggio starebbe bene. Eppure era un prodotto consigliato proprio per la merenda dei bambini”.
L’operazione per appendicite Dal racconto di Gian Battista Maestri emerge che il piccolo venne operato di appendicite: “Ma non si trattava di quello, se la pediatra l’avesse visitato, almeno non l’avrebbero operato in quelle condizioni e magari non sarebbe peggiorato”, ha detto.
“Mia moglie si è licenziata e lo gestisce giorno e notte” Dopo l’intervento il piccolo è entrato in coma ed è stato un mese in terapia intensiva all’ospedale di Padova e poi per un anno in una clinica riabilitativa di Conegliano. Qui è stato spiegato alla famiglia come gestirlo a casa, dal momento che si trovava ormai “in uno stato vegetativo insanabile”. “Mia moglie si è licenziata e da quel momento lo gestisce giorno e notte: 47 farmaci al giorno, uno ogni ora e mezza”, spiega il papà.
Una battaglia per gli altri Gian Battista Maestri racconta che per suo figlio ormai non c’è più nulla da fare: “La malattia non si ferma e lui è sempre più grave. L’ultimo ricovero è stato due settimane fa. Ma la battaglia che conduciamo è per gli altri”. E per far ritirare il marchio di qualità per un prodotto che è stato conferito recentemente al caseificio che ha produsse il formaggio fatale per il figlio.
“La nostra è una battaglia civica, quella dottoressa dovrebbe cambiare lavoro”. Sono le parole di Gian Battista Maestri, padre del bimbo che dal 2017 è in stato vegetativo per aver mangiato un pezzo di formaggio, dopo la notizia del rinvio a giudizio, per lesioni e rifiuto di atti d’ufficio, della pediatra dell’ospedale Santa Chiara di Trento che all’epoca dei fatti si sarebbe rifiutata di visitare il piccolo perché, secondo il racconto del papà del bimbo, “era troppo stanca”.
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