Il personale della pizzeria “La Fauzzeria” di Licata
«Un mese fa un cliente al momento di pagare mi ha detto: “Chi ha condito le mie pizze? Quel negro? Allora non le voglio piР“в„–, mi fa schifo solo il pensiero che quelle mani abbiano toccato il cibo che mangio”. Ha lasciato i contenitori di cartone sul bancone e se n’è andatoР’В», racconta Gianluca Graci, proprietario della pizzeria “La Fauzzeria” di Licata, in provincia di Agrigento. Il titolare da mesi sopporta gli insulti a sfondo razzista di alcuni clienti, i dispetti del vicinato, le offese e minacce ai suoi dipendenti stranieri. Con lui lavorano 14 persone nei mesi estivi: oltre la metГ sono migranti arrivati con i barconi dall’Africa, ma anche dall’Albania e dai Paesi dell’Est europeo.
Nell’Agrigentino i casi di razzismo si moltiplicano: solo l’estate nella città dei templi due clienti si alzarono e se ne andarono dal ristorante della chef pluripremiata senegalese Mareme Cissè dopo aver visto che in cucina preparava i piatti una persona di colore. A fine agosto, a Porto Empedocle, i commercianti e i ristoratori vicino al palazzetto dello sport scesero contro la decisione di ospitare temporaneamente i migranti arrivati da Lampedusa. «Potrei raccontare decine di casi di razzismo che i miei ragazzi hanno subito in pizzeria – sottolinea Graci – Anche questa è violenza, figlia dell’ignoranza e della paura del diverso».
Nel mirino dei razzisti sono finiti soprattutto tre ragazzi del Gambia: Louis, Wurry e Alisan di 19, 20 e 22 anni, che lavorano in pizzeria da un paio d’anni. Hanno cominciato come lavapiatti e ora sono parte fondamentale della pizzeria. «Uno di loro è a Milano per frequentare un corso di aggiornamento sugli impasti, un altro è responsabile della linea “senza glutine” e il terzo l’ho messo al condimento delle pizze – racconta il titolare – Li ho presi come stagisti inviati dalle comunità di accoglienza e me li sono tenuti perché sono persone valide».
Graci li ha assunti a tempo indeterminato, li ha formati e ora il rischio è che se ne vadano per colpa di chi li attacca e li insulta per il colore della loro pelle. «Sono molto preoccupato, da mesi vengono insultati dai razzisti, persino dai miei amici – dice – Non è un caso isolato, sono decine gli episodi. Non è più tollerabile. I miei parenti mi hanno consigliato di non farli vedere troppo ai clienti, altrimenti i clienti se ne vanno. Solo mio padre mi è rimasto accanto. E’ un poliziotto in pensione e li ha sempre difesi e protetti».
Non bastasse anche un residente che abita accanto al locale si è scagliato contro i tre cittadini gambiani. «Mi ha mandato un video – conclude amareggiato Graci – in cui mi faceva vedere che lui stesso stava pulendo il marciapiede scrivendomi sotto: la prossima volta puoi farlo spazzare ad uno dei tuoi negri».
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