Filippo Turetta, nella mente del killer: cos’è scattato quella notte, dalla paura dell’abbandono allo scatto d’ira
«Giulia era mia di nessun altroР’В». Una frase chiave quella pronunciata da Filippo Turetta al magistrato che l’ha interrogato. Nell’ammettere l’omicidio ha pronunciato queste parole. In particolare quell’aggettivo possessivo “mia” che rivela molto di piГ№ di quanto puГІ apparire. Il possesso, il considerare Giulia Cecchettin come sua e, quindi, di nessun altro. Un’ossessione. Cos’ГЁ scattato nella sua mente sabato 11 novembre?
Il controllo sulla festa di laurea
«A lei non piacciono le tisane, togliamoleР’В». Nulla di male in queste parole di Filippo emerse dallaР’В chat per la festa di laurea di Giulia. Anzi, sembra che lРІР‚в„ўex fidanzato si premuri di aiutare a scegliere quanto piР“в„– sia gradevole a lei. Peccato che ci non ci sia solo questo elemento. Come indicato da altri amici, voleva intervenire su piР“в„– decisioni. Nulla, in sostanza, doveva sfuggire al suo controllo. Anche qui, ricorre il tratto della possessivitГ . Fino quasi a diventare maniacale.
La paura dell’abbandono
La laurea di Giulia era un punto di non ritorno. Le loro strade si sarebbero divise definitivamente. Spazio per un’amicizia? Probabilmente sarebbe rimasto, ma sempre più debole. E anche lei, alle amiche, aveva confidato la stanchezza nel portare avanti una relazione già finita. Laurearsi era la piena realizzazione dell’ex fidanzata. Ma anche un traguardo che lui non era riuscito a raggiungere, il simbolo del fallimento. Per questo Filippo le aveva chiesto presumibilmente di aspettarlo, perché si trovava indietro con gli esami. Ma lei era andata avanti. Quel legame si stava per spezzare.
La fusione di personalità
La fusione di personalità è uno dei segni caratteristici di una personalità borderline. Non solo. Anche la paura dell’abbandono. Non sappiamo se lui soffrisse di questo disturbo, ma l’allontamento di Giulia potrebbe essere stata la miccia che l’ha indotto alla reazione estrema. Non sappiamo neanche cosa si siano detti quella sera, ma una lite c’è stata (come confidato agli inquirenti da un testimone). Un motivo di scontro che ha portato all’omicidio. Una situazione che sembra essere stata pensata prima, non consumata di getto. Questo per come si è evoluta, ovvero con la presenza di coltello e nastro adesivo. Elementi che potrebbero essere decisivi in fase di giudizio per la contestazione della premeditazione (che aggraverebbe il delitto).
Lo scatto d’ira
Che Turetta avesse problemi a controllarsi non c’è certezza. Ci sono però alcune testimonianze raccolte da alcune emittenti televisive. Che riportano, citando fonti non meglio specificate, due episodi indicativi. Sembra che Turetta avrebbe avuto esplosioni di rabbia. In un primo caso, il ragazzo avrebbe danneggiato un paletto della luce sotto la sua abitazione; in una seconda situazione, proprio a seguito di un feroce litigio con Giulia Cecchettin, avrebbe colpito una sporgenza di marmo che si sarebbe spezzata. Elementi che, se confermati, potrebbero aiutare meglio a capire cos’è scattato nella mente di Turetta.
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