Erdogan vuole riconquistare la “Mela rossa” Istanbul, l’arresto dell’avvocato anti-Sharia infiamma le elezioni

erdogan vuole riconquistare la “mela rossa” istanbul, l’arresto dell’avvocato anti-sharia infiamma le elezioni

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L’arresto dell’avvocato Feyza Altun, dopo che aveva pubblicato un post anti-sharia sul suo account “X” sta sollevando ampie proteste e dibattito alla tendenza del governo turco a guardare benevolmente alla legge della sharia che è applicata in Iran e Afghanistan.

Altun, 37 anni femminista, è stata accusata di “incitamento pubblico all’odio e all’inimicizia” a causa di un suo post sui social media in cui malediceva la sharia; ora è in libertà vigilata ed è in attesa di giudizio; non potrà viaggiare all’estero e ha l’obbligo di “presentarsi alla stazione di polizia due volte a settimana”.

Subito è divampato un acceso dibattito tra islamisti e laici che sta caratterizzando questi primi giorni di campagna elettorale per le cruciali elezioni municipali. La politica turca sembra presa in nuovo vortice sul ruolo della religione nella vita pubblica. I laici lamentano il fatto che il governo sta diventando ogni giorno più invasivo con l’utilizzo politico dell’Islam. Feyza Altun è nota per la sua battaglia in difesa della laicità dello stato e dei princìpi kemalisti della Costituzione repubblicana.

Nel contempo il campo laico dei social chiedeva l’arresto del politico islamista Sevki Yılmaz, per i suoi commenti contro Kemal Atatürk, il fondatore della moderna Turchia. Rivolgendosi agli ospiti del matrimonio della principessa Berna Sultan Osmanoğlu, discendente diretta dell’ultimo sultano ottomano, Yılmaz aveva scritto: “Maledico i bastardi che hanno bandito gli ottomani”. Il riferimento era ad Atatürk che, salito al potere, abolì il sultanato e mandò in esilio la dinastia ottomana.

Sempre in questi giorni viene arrestato uno studente universitario che aveva preso a pugni un uomo che portava uno striscione che inneggiava alla sharia durante una protesta antisraeliana organizzata da una fondazione gestita da Bilal Erdoğan, figlio minore del presidente.

Tutto però fa pensare che l’attuale scontro abbia meno a che fare con gli ideali laici da una parte e quelli religiosi dall’altra, che con la politica. Le cruciali elezioni municipali sono previste per il 31 marzo e il presidente Erdoğan è deciso a riconquistare Istanbul, cuore economico e culturale della Turchia, finita sotto il controllo dell’opposizione nelle elezioni del 2019. La battaglia sarà dura. Il sindaco in carica, Ekrem İmamoğlu, continua a essere in testa ai sondaggi. Aumentare la polarizzazione va a vantaggio di entrambe le parti. Erdoğan, formatosi come imam in una scuola religiosa, è salito al potere due decenni fa impegnandosi a far crescere una “generazione pia” di turchi. Il numero delle moschee e delle scuole di formazione religiosa è proliferato enormemente in questi 22 di governo dell’Ak Parti. Le tasse sul tabacco e sull’alcol sono salite alle stelle. L’accesso all’aborto è diventato più difficile e il programma delle scuole statali, frequentate dalla maggior parte degli alunni, dedica sempre più ore all’insegnamento del Corano, spesso a scapito delle lingue straniere, delle arti e dello sport.

Nonostante ciò, i giovani turchi si muovono nella direzione opposta a quella spinta da Erdoğan, le iscrizioni alle scuole di İmam Hatip sono diminuite di circa il 10%, con un parallelo aumento di quelle ai licei ad indirizzo scientifico. Intanto il presidente scalda i cuori dei suoi sostenitori con il mito della “Mela Rossa” (Kızıl Elma), appellativo dato dagli Ottomani alla città di Costantinopoli. La sua conquista era l’oggetto più ardentemente desiderato dal mondo islamico già da otto secoli prima della Conquista di Costantinopoli. Nell’immaginario dell’esercito islamico, la Mela aveva una precisa localizzazione dentro la città, era la sfera di bronzo sormontata da una croce che impreziosiva la statua equestre dell’imperatore Giustiniano collocata alla metà del VI secolo su una colonna alta trenta metri eretta davanti alla chiesa madre di Santa Sofia in Costantinopoli. Era il monumento che esprimeva la potenza dell’antico Impero Bizantino e rappresentava il simbolo del potere universale, del ruolo di Bisanzio di bastione cristiano contro l’Oriente. È in quel globo di Giustiniano, sormontato dalla croce, che i turchi, epigoni dei loro antenati, avevano localizzato la Mela Rossa. Era nato così il mito di Constantinopoli “Caput mundi” e per questo motivo che gli ottomani “stavano venendo per la Conquista”.

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