Una radio anarchica dietro i blitz. “Bisogna distruggere l’ordine sociale”
Veloci e violenti: così gli antagonisti sono riusciti a cogliere di sorpresa gli agenti della Questura di Torino. L’azione è stata ben orchestrata, un blitz che, a leggere la rivendicazione, non aveva l’obiettivo di liberare il marocchino, irregolare e pluripregiudicato, ma di «inceppare il suo trasferimento in un Cpr». Quella che si definisce come «Assemblea no Cpr Torino» ha rivendicato l’assalto e definisce Jamal, il marocchino destinato al Cpr di Milano, «un nostro compagno, un nostro amico».
Questa sedicente «assemblea» ha come obiettivo quello di arrivare «alla distruzione dell’ordine sociale», anche tramite la chiusura dei Cpr e delle carceri, «finché di questi luoghi infami non rimarrà che cenere e macerie», per ottenere «la morte dello Stato e dei suoi confini». Ha un legame strettissimo con Radio Black-out, organo di divulgazione del pensiero anarchico che ha in concessione a canone agevolato dei locali del Comune. Questa emittente, che fa da amplificatore ai centri sociali, agli anarchici e ai No Tav, è stata protagonista dei cortei di marzo 2023, che misero Torino a ferro e fuoco in nome di Alfredo Cospito e contro il 41-bis. I violenti si rifugiarono proprio negli spazi di Radio Black-out quando la polizia riuscì a riportare la democrazia in città.
Lo scorso 1 febbraio è stato presentato presso il centro sociale Gabrio di Torino un opuscolo dal titolo «Sabotare la macchina imperfetta». Nell’annunciare l’evento è stato spiegato dagli organizzatori che quell’occasione sarebbe stata «un momento di scambio di analisi ed esperienze di lotta che possano essere utili a costruire forme di solidarietà a favore delle persone recluse e di contrapposizione alla macchina o business delle espulsioni». Il senso del titolo del libro si ritrova nella rivendicazione dell’assalto alla Questura, dove gli anarchici dicono che «la macchina delle deportazioni e della detenzione amministrativa si compone di tanti piccoli pezzi ognuno di questi tasselli è più vulnerabile di quanto non sembri».
Durante quell’incontro potrebbero essere state organizzate azioni di questo tipo, non esattamente questa. «La Digos ieri sera (27 febbraio, ndr) ha fermato un nostro compagno sprovvisto di documenti europei. Ora stanno cercando di trasportarlo in un Cpr. Vediamoci lì sotto per bloccare il trasferimento e portargli la nostra solidarietà», si legge in un messaggio rimbalzato sui social il 28 febbraio alle 15.52.
È interessante sottolineare come l’associazione inviti le persone a contattarla tramite un indirizzo mail su server non commerciali. Utilizzano il servizio Riseup, che promette di battersi «per mantenere la nostra posta il più sicura e privata possibile». E, assicura, «non condividiamo i tuoi dati con nessuno. Combattiamo attivamente ogni tentativo di citazione in giudizio e di acquisizione di informazioni degli utenti e dei log». E le ragioni per le quali l’associazione no Cpr senta il bisogno di utilizzare una schermatura sono facilmente intuibili.
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