Gli attacchi alle navi mercantili non vanno più così di moda tra gli Houthi, le cui missioni sono rese decisamente più complicate dalle operazioni degli Stati Uniti (solo nelle ultime ore distrutti due missili e tre navi dei ribelli yemeniti). Adesso nel Mar Rosso c’è un altro obiettivo: i cavi delle telecomunicazioni sottomarini. Quattro di questi sono stati messi fuori uso, quelli tra l’Arabia Saudita e Gibuti. Lo racconta il Globes, in Israele, secondo cui i danni stanno causando gravi interruzioni delle comunicazioni globali internet tra Europa e Asia, in particolare nei paesi del Golfo e in India. I cavi danneggiati appartengono ai sistemi AAE-1, Seacom, EIG e TGN. Il cavo AAE-1 collega l’Asia orientale all’Europa attraverso l’Egitto, mettendo in comunicazione la Cina con l’Occidente. Il sistema Europe India Gateway (EIG) collega l’Europa a Egitto, Arabia Saudita, Emirati e India.
I danni e le ripercussioni in Europa
Secondo il Globes, il danno alle attività di comunicazione è significativo ma non critico. Questo perché altri cavi passano attraverso la stessa regione collegando Asia, Africa ed Europa e non sono stati colpiti. La riparazione di un numero così elevato di cavi sottomarini potrebbe richiedere almeno otto settimane e comporterebbe l’esposizione al rischio di attacchi da parte degli Houthi. Le società di telecomunicazioni saranno costrette a cercare aziende disposte ad eseguire i lavori di riparazione. Il contesto però è complicatissimo e le società saranno obbligate a pagare premi di rischio elevati.
I cavi tagliati
L’EIG (European India Gateway) collega l’Europa meridionale con Egitto, Arabia Saudita, Gibuti, Emirati Arabi Uniti e India. Il cavo sottomarino è stato posato dal braccio Tyco Alcatel-Lucent per un costo di 700 milioni di dollari ed è stato il primo cavo che si estende dal Regno Unito all’India. Le azioni di EIG sono detenute da un consorzio che comprende AT&T, Saudi Telecom, Verizon e l’indiana Bharat Sanchar. TGN Atlantic è stata posata da Tyco International nel 2001 e venduta alla società indiana Tata Communications nel 2005 per 130 milioni di dollari. Il cavo AAE-1, anch’esso tagliato, collega l’Asia orientale all’Europa attraverso l’Egitto. Il cavo, che ha una capacità di 40 terabyte al secondo, collega la Cina con l’Occidente attraverso i paesi appartenenti all’asse sino-iraniano, compresi questi paesi, il Pakistan e il Qatar. Il cavo Seacom collega Europa, Africa, India e Sud Africa. I dirigenti senior delle comunicazioni internazionali e delle società di cavi sottomarini hanno pubblicato report sui danni su Linkedin e X.
I timori
Che i cavi sottomarini fossero un problema, le intelligence occidentali lo avevano già capito nelle scorse settimane dopo l’allarme dell’associazione delle aziende di telecomunicazioni yemenita fedele al governo in esilio, sulla base di un inquietante post pubblicato su Telegram dai miliziani filoiraniani Houthi. Accanto a una cartina geografica c’è scritto: «Ecco le mappe dei cavi internazionali che connettono tutte le regioni del mondo attraverso il mare. Sembra che lo Yemen si trovi in una posizione strategica, dato che le linee Internet che connettono continenti interi, non solo Paesi, passano proprio là vicino». Gli Houthi, quindi, lo sanno. «La minaccia riguarda una delle più importanti infrastrutture digitali del mondo – dice il ministro dell’Informazione del governo basato a Aden, Moammar al-Eryani – e gli Houthi sono un gruppo terroristico, non conoscono tetti o limiti».
I 16 cavi in cui passa il 17% del traffico internet globale
Sarebbero almeno 16 i cavi sottomarini nelle acque del Mar Rosso, attraverso i quali passa il 17 per cento del traffico Internet di tutto il globo e in alcuni tratti corrono ad appena 100 metri sotto il pelo dell’acqua. L’Asia-Africa-Europe AE-1 è lungo più di 25mila chilometri. Gli analisti del Gulf security forum avevano già dato l’allarme in un rapporto: «I cavi sono rimasti al sicuro finora grazie al relativo sottosviluppo della tecnologia Houthi, e non per mancanza di motivazioni». Tutti i cavi sottomarini che raggiungono dall’Europa l’India e la Cina attraversano il Canale di Suez e passano nel Mar Rosso, toccano da un lato lo Yemen e dall’altro Gibuti, che è diventato un punto strategico delle Tlc. Da lì i cavi poggiano su Alessandria e Suez, in Egitto, e quindi nel Mediterraneo. E ci sono cavi che dall’India e dalla Cina vanno direttamente in Sudafrica, dalla Malesia e le Mauritius per poi risalire lungo la costa occidentale africana fino al Portogallo e al Regno Unito. Uno snodo fondamentale della comunicazione globale come la intendiamo oggi. Che è sempre più sotto attacco.
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