Scelte di studio: da soli o a scuola. L’impatto delle decisioni educative
Quasi in ogni classe prima o poi qualcuno pone la fatidica domanda: “Ma questo a che mi serve nella vita?”, con l’immancabile seguito secondo cui “per ottenere grandi risultati nella vita, non occorre seguire studi regolari e completi”. Gli esempi più citati: Gates, Zuckerberg, Musk e Jobs, persone indubbiamente affermate.
Si rischia però di cadere nel ’survivorship bias’: l’errore di considerare solo gli esempi di successo, trascurando quelli che hanno avuto un destino meno o per niente favorevole. Ma volendo dare più spessore, e razionalità, alla domanda iniziale, forse la si potrebbe porre in altri termini: come decidere se perseguire interessi e obiettivi attraverso corsi d’istruzione precostituiti oppure scegliendo da sé tempi, modi e contenuti?
Si potrebbe elaborare una lista di pro e contro, per esempio, e poi procedere alla ricerca di dati. Abbandonare i percorsi scolastici tradizionali può certamente dare vantaggi nel concentrare utilizzo del tempo e del denaro solo su obiettivi, pochi o molti che siano, veramente desiderati, in modo flessibile, anche tramite modalità di apprendimento alternative, come corsi online e tutorial, senza limiti geografici.
Non è da sottovalutare la possibilità di più esperienze pratiche, trovare in anticipo lavoro e autonomia economica. Per alcuni significherebbe evitare il conformismo e l’omologazione che si rimprovera alla scuola, mentre per altri sarebbe il modo per evitare lo stress tipicamente associato all’ambiente scolastico (voti, verifiche, compiti, discriminazione e bullismo). Passando ora ai contro, non si può trascurare da un lato il rischio di non aver accesso a risorse educative strutturate e qualificate, dall’altro di sviluppare carenze in competenze di base e perdersi per la mancanza di chiari punti di riferimento. Si soffrirebbe un certo isolamento e mancanza di supporto. Ma probabilmente, sul lungo periodo, l’aspetto più problematico riguarda la collocazione professionale. Non solo infatti si rischia di essere sottovalutati o, peggio, discriminati; ma bisogna ricordare che l’ingresso in alcuni campi è condizionato al possesso di un titolo specifico: non averlo, intrappolerebbe in lavori poco qualificati e pagati, cui corrisponderebbero scarse opportunità di avanzamento di carriera e guadagno. Questi aspetti negativi peeserebbero sia sul lavoro dipendente, sia sul lavoro autonomo. Forse la soluzione sarebbero percorsi quanto più possibile flessibili ma comunque garantiti dall’istruzione formale.
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