Elezioni in Sardegna, il terzo polo e la sua nuova strategia
Una Sardegna deludente quella del terzo polo. Il risultato non positivo di Soru porta alla luce vari interrogativi e questioni su cui l’area centrista dovrà necessariamente soffermarsi se vuole sperare in un cambio di tendenza.
I motivi
La prima questione è che l’esito elettorale sardo è la dimostrazione di come il cosiddetto “voto utile” sia un elemento importante nella scelta degli elettori, e all’ultimo assolutamente decisivo. Un voto che in Sardegna, ha finito per svantaggiare più degli altri l’area centrista. Il motivo è la scelta (pagata) di correre da soli sull’isola, non rispecchiando il progetto della grande casa liberale e moderata che alla fine è rimasto soltanto sulla carta, almeno in questo caso. “Alle Regionali correre da soli, pur con un progetto, come è successo in Sardegna e in Lombardia con Letizia Moratti, non è fattibile e non lo faremo più. Perché per un candidato terzo – nonostante l’8% in Sardegna e il 10% in Lombardia non siano da buttare – sono improponibili”, ha affermato il leader di Azione Carlo Calenda commentando il risultato elettorale.
Parole che si spiegano da sole, e che hanno già tracciato la via per quella che sarà la strategia centrista per il futuro. Correre da soli non conviene, “abbiamo imparato la lezione”. I sondaggi lo hanno confermato, non si è dimostrata alta l’attratività delle “creature”politiche nate per diretta emanazione dei leader (come Azione) rispetto a partiti con una storia e un background molto più localmente “affidabili” perché più conosciuti. Questo accade anche quando, come nel caso del partito di Calenda, molte delle battaglie sono condivise a volte con la maggioranza e altre con l’opposizione. Ma nonostante questo il dato generale ha mostrato una crescente polarizzazione, contro la quale sembra mancata una terza opzione il cui obiettivo è proprio quello di essere l’ago della bilancia del quadro politico nazionale, la scelta per chi non si sente rappresentato da nessuna delle due parti polarizzate.
Le prospettive
Certo, ora la strada che porta alle europee potrebbe mostrarsi leggermente più accidentata, la Sardegna rappresentava un primo banco di prova anche per il centro. E proprio guardando alle europee di giugno, ora è il momento del dialogo, il che non significa un altro campo largo, sul quale Carlo Calenda resta comunque scettico, ma un avvicinamento inevitabile, per ora. “Il dialogo coi 5 stelle? Impossibile fare altrimenti, però non a tutti i costi”, afferma il numero uno di Azione. Se si fa è per credere in un progetto comune, ma mai come ora, anche per sopravvivere.
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