Sedriano (Milano), 27 marzo 2024 – “Era la persona più buona e gentile del mondo, amava la vita, aveva sempre il sorriso, una parola per tutti, era divertente, giocava e scherzava, prendeva con leggerezza, ma sempre con serietà, ogni cosa. Una persona meravigliosa, amava la figlia, adorava il mare, gli animali. Mi trattava come una principessa, riusciva a capirmi anche quando stavo in silenzio. Un uomo che non si trova facilmente, unico. Amava tan to sorridere”. La compagna di Roberto Parisi, assassinato nella notte tra lunedì e martedì dal nipote Antonio Iannetti, con cui la donna aveva avuto una precedente relazione, grida forte il profondo dolore per aver perso “un grande amore. Quando abbiamo cominciato a frequentarci, a settembre, la storia con Antonio era già finita. Non si è mai messo in mezzo tra me e il nipote quando stavamo insieme: è iniziato tutto quando la relazione con il mio ex era già terminata. Con Roberto c’era un rapporto speciale. Anche se stavamo insieme da pochi mesi, a gennaio mi ha chiesto di sposarlo. Diceva che le cose belle vanno colte subito e vissute, che non bisogna aspettare ma vivere ogni giorno”, ricorda la 37enne, mostrando la foto che custodisce mentre sorride: “Era sempre così, con questa espressione, con gli occhi dolci, profondi e le sue fossette che gli caratterizzavano il viso. Lo ricorderò sempre con questo volto: sorridente, felice”.
È straziata dal dolore per aver perso un amore e alla sofferenza si aggiunge il fatto che conosceva bene l’assassino. Il motivo dell’accoltellamento, secondo quanto ha raccontato l’assassino ai carabinieri, era proprio quella relazione tra lo zio e l’ex fidanzata che non aveva mai accettato. “Fino alla sera del delitto ha continuato a dirmi: “Te lo faccio portare sulla coscienza, a tua figlia racconterai che la colpa è solo tua”. Erano otto mesi che ci tormentava, Roberto aveva anche pensato di denunciarlo, poi ha temuto per l’incolumità della mia bambina, voleva proteggerci. Diceva cose spaventose, avevamo paura di quello che poteva fare”.
Dopo otto mesi di relazione, la donna aveva pensato “di mettere fine alla mia storia con Roberto: non volevo che soffrisse perché Antonio non accettava la relazione. Gli sarei stata sempre vicina, ma gli dicevo che forse non era il nostro tempo: non ci lasciava in pace – ancora la 37enne –. “Non avrai mai una vita con lui finché ci sarò io”, continuava a ripetermi, fino all’ultimo. La sera che si sono incontrati a Cesano doveva essere un incontro per cercare di spiegare ancora una volta la situazione, chiedergli di lasciarci in pace. Ma Roberto non è più tornato. Antonio mi ha chiamato subito dopo averlo ucciso, mi ha detto che non voleva, eppure si era portato il coltello. Provo un dolore devastante. Per aver perso il mio compagno e l’amore che ci univa e per il senso di colpa che mi porto dentro per questa relazione. Avrei dovuto rinunciare al legame. Roberto sarebbe ancora vivo”.
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