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Il cammino verso la mobilità elettrica sta affrontando ostacoli non previsti. Nonostante il previsto stop alla produzione di veicoli endotermici nel 2035, il mercato dell’auto elettrica resta incerto, evidenziando la necessità di un approccio più realistico e meno ideologico. Le immatricolazioni nel 2023 hanno segnato un incremento (+19,1% rispetto al 2022), tuttavia il volume totale non ha ancora raggiunto i livelli pre-pandemia. Il segmento delle auto elettriche ricaricabili, in particolare, mostra segni di difficoltà, con una quota di mercato del solo 4,2% contro il 36,2% delle ibride HEV.
Simonpaolo Buongiardino, presidente di Federmotorizzazione Confcommercio, evidenzia che nonostante gli sforzi e gli incentivi europei, l’elettrico ricaricabile non sta incontrando il favore sperato. Tra i fattori ostacolanti spiccano il prezzo elevato, la percezione di una tecnologia delle batterie non ancora ottimizzata, le infrastrutture di ricarica insufficienti e le preoccupazioni relative all’autonomia delle vetture.
In vista del rinnovo del Parlamento europeo, Buongiardino esprime fiducia in una visione più attenta alle sfide pratiche, che potrebbe portare a un allentamento dei termini per l’eliminazione dei veicoli endotermici o a una maggiore enfasi sulla riduzione dell’impronta carbonica dei carburanti, piuttosto che sulla promozione unilaterale dell’elettrico. Nuove alternative come il biocarburante, ottenuto da scarti vegetali, potrebbero offrire soluzioni più pragmatiche, tenendo conto dell’intero ciclo di vita delle vetture e della fonte di energia utilizzata per la produzione di elettricità.
La Germania, un tempo pioniera nella promozione dell’elettrico, sta già ridimensionando gli incentivi, evidenziando che senza sostegni significativi, la crescita dell’elettrico è limitata. Anche le case automobilistiche stanno rivedendo le loro strategie, fronteggiando l’eccesso di stock invenduto di veicoli elettrici. Questa situazione sta influenzando anche il mercato dell’usato, che sta crescendo sia in volume che in valore, portando a quello che viene definito “effetto Cuba“: un allungamento dei tempi di ricambio del parco auto e un aumento dell’età media dei veicoli, con conseguenze sulla sicurezza stradale e sull’ambiente.
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