Rapita dal padre a 7 anni, Sarah torna in Italia col barcone per riabbraciare la mamma e i fratelli. Ma ora rischia l’espatrio in Tunisia
Aveva solo 7 anni Sarah, nata a Catania da genitori tunisini, quando suo padre la rapì e la portò nel suo Paese d’origine, lontano dalla mamma e dai suoi 3 fratelli. Dopo 14 anni la ragazza, oggi 20enne, ha affrontato un viaggio su un barcone durato 14 ore per tornare nella terra dove è nata e riabbracciare la sua famiglia. Ma la gioia del ricongiungimento è messa a rischio da un decreto di espatrio emesso dal questore di Trapani nei confronti della giovane perché non ha la cittadinanza italiana.
Il ricorso
«La fattispecie concreta in cui si trova la giovanissima Sarah non è disciplinata da alcuna norma, perciò va risolta col buon senso. Questa ragazza è nata a Catania, in questa cittàha lasciato la mamma e tre fratelli solo perché rapita dal padre. La madre l’ha aspettata per anni, tentando invano, purtroppo, tutte le strade per farla tornare giàda minorenne. Ha tentato innumerevoli volte di ricongiungersi all’amata madre, ma le macchinazioni burocratiche del nostro Ordinamento gliel’hanno sempre impedito», scrive l’avvocato Giuseppe Lipera, nelle note depositate al Tribunale civile di Catania davanti al quale il 19 settembre si terràl’udienza per il ricorso contro il provvedimento del giudice di pace che si è dichiarato incompetente per territorio a decidere sul decreto di espatrio emesso dal questore di Trapani.
Il ritorno sul gommone
La giovane era tornata nell’isola, su un barcone approdato a Pantelleria, per raggiungere la madre che era rimasta a Catania. A presiedere l’udienza della prima sezione civile del Tribunale sarà il giudice Rosario Maria Cupri. «La giovane Sarah – spiega il penalista nelle note – è stata costretta a raggiungere Catania, la mamma e i fratellini, con un gommone, dopo un viaggio di quattordici ore, per colpa della burocrazia del nostro Paese. Adesso è finalmente tornata a casa propria, con la sua mamma e i suoi fratelli: né politica né diritto possono permettersi di dire che Sarah non sia in casa propria».
Con una memoria dell’avvocatura dello Stato, la Questura di Trapani e il ministero dell’Interno definiscono «farneticanti elucubrazioni» le tesi a sostegno della ragazza formulate dal suo avvocato. Lipera contesta questo passaggio: «È bene, però, subito fugare ogni dubbio in relazione alle farneticanti elucubrazioni – dal valore più politico che giuridico – sulla cittadinanza della ragazza». Per il legale la frase è «assolutamente offensiva e ingiuriosa oltre che errata, inappropriata per un atto difensivo e del tutto superflua» e ne chiede «l’immediata cancellazione dagli atti di causa», riservandosi di «ricorrere alle autorità competenti al riguardo».
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