“La vorrei mandare a quel paese…”. Toninelli a valanga sulla Schlein
Lo scossone politico e in gran parte giudiziario di Bari è diventato il pretesto perfetto per asfaltare il nuovo corso del Partito democratico. La segretaria Elly Schlein, sempre più accerchiata dai suoi, è costretta a difendersi dalle bordate dei maggiori esponenti pentastellati. Prima gli ultimatum al vetriolo del leader, Giuseppe Conte, che ha deciso di abbandonare la giunta giallorossa della Regione Puglia. Poi, a stretto giro, arrivano i colpi bassi di Danilo Toninelli, ex ministro delle Infrastrutture e grillino della prima ora.
Intervistato per l’occasione su Radio Cusano Campus, l’ex ministro si è lanciato in un mix di attacchi politici e accuse personali senza freni. Prima commentando l’ultima mossa del cavallo del Movimento pentastellato che ha deciso di rompere con i dem in Puglia. “Valutazione molto positiva per il comportamento di Giuseppe Conte e del Movimento 5 stelle”, ha esordito Toninelli. “Già allora – ha spiegato – eravamo a conoscenza che Michele Emiliano fosse il classico politico che accoglieva a braccia aperte la qualunque. Vi pare normale accogliere una che magari si candida con il centro-destra che poi passa al Pd e addirittura diventa assessore? Il Movimento all’epoca era in mano a Di Maio – ha continuato – lui voleva allearsi con il Pd perché non poteva sopportare di non avere più la poltrona da ministro con la fine di Conte 1. Di Maio era disposto a tutto”.
Tralasciando i dissidi interni, è la leader dem a finire nel mirino di Toninelli. “L’unica lettura concreta e oggettiva delle frasi di Conte è quella sul ‘fare pulizia all’interno’, che mi pare siano le parole di Elly Schlein”, sentenzia l’esponente grillino. La stoccata al Nazareno, però, non tarda ad arrivare: “Mi sta anche simpatica questa ragazza, ma se vuole veramente riformare il Pd, lo deve sciogliere, deve cancellare tutte le nomine fatte di politici che dopo due, tre, ventidue mandati sono stati piazzati in tutte le partecipate comunali, provinciali, regionali, nazionali”. Insomma, il consiglio è quello di eliminare le ultime fortezze di un Pd già in crisi d’identità.
E sempre riferendosi a Schlein, Toninelli non riesce a non sfociare nell’insulto gratuito. “Quando sento la Schlein parlare di codice etico e codice di legalità la vorrei mandare a quel paese”, conclude l’ex ministro. Il motivo? È presto detto: “Perché il Pd il suo bello statuto e il suo bel codice etico ce lo ha già, ma peccato che lo violi o lo deroghi”. Morale della favola, “il Pd è un sistema di potere che non può essere migliorato, non può essere modificato, può essere solo smantellato”.
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