Il commercio cambia pelle. Chiusure, aperture, fondi sfitti. La mappa del centro storico

il commercio cambia pelle. chiusure, aperture, fondi sfitti. la mappa del centro storico

Il commercio cambia pelle. Chiusure, aperture, fondi sfitti. La mappa del centro storico

I numeri non sbagliano mai. Da lì bisogna partire per ogni discussione su aperture e chiusure di negozi, vetrine vuote e spazi in cerca di un’identità. Soprattutto in una fase in cui il panorama sembra preda di una particolare fluidità: alla Croce del Travaglio chiude Artigiani Toscani, arriverà Bialetti con le macchine da caffè; all’Arco dei Pontani il passaggio dai tartufi alle caramelle è avvenuto in un batter di ciglio; in Piazza riapriranno, con imprenditori senesi, i locali lasciati dal gruppo Nannini, dal Mulino-Scudieri a La Speranza, mentre è ancora incerto il destino dell’ex Conad; sul fronte culturale, con Giunti che sbarcherà in piazza Tolomei, si starebbe muovendo anche Opera Laboratori per aprire un proprio punto nel cuore della città.

Ma ecco i numeri, appunto, con un raffronto a cinque e dieci anni, come illustrato nel grafico. Le imprese registrate a Siena (dati di fine settembre) erano 5.122, in lieve flessione rispetto al 2018, in aumento rispetto alle 5.092 del 2013. In crescita le localizzazioni aziendali, dato che riguarda tutte le imprese comprese quelle che hanno sede altrove e aprono a Siena: sono 6.863, rispetto alle 6.797 del 2018 e alle 6.672 di dieci anni fa.

Scendendo nel dettaglio del commercio al dettaglio, c’è una diminuzione che coincide esattamente con il post Covid: le aziende totali erano 1.362 nel 2013, 1.358 nel 2018, 1.253 adesso. Stesso riscontro sulle imprese con sede a Siena: 808 nel 2013, 802 nel 2018, 736 adesso. Anche se in piena controtendenza è il sottosettore di ristorazione e somministrazione, che in dieci anni (il dato è riferito a giugno) registra 353 imprese rispetto a 246.

C’è dunque probabilmente un cambio di pelle del commercio, con nomi storici che hanno fatto un passo indietro e soprattutto un’accentuazione di presenze in certi settori (ristorazione-somministrazione in testa, ma anche abbigliamento). E poi c’è la questione dei negozi sfitti nelle zone pregiate del centro storico – fenomeno cui si era tentato di ovviare con l’operazione ’Vetrine in festa’, senza successo -, sulla quale torna l’assessore al commercio Vanna Giunti.

“C’è un grande lavoro da fare – spiega – soprattutto sul fronte della ricostruzione di relazioni. Serve da una parte rivedere il sistema di regolamento del commercio, per facilitare chi vuole aprire un’attività a Siena, e poi impostare un dialogo con chi tiene chiusi i propri fondi, quando sarebbe un vantaggio per tutti rivitalizzare e dare bellezze a certe aree della città”.

Il pensiero va a una parte di via Montanini, forse la via più interessata negli ultimi anni da cambi di attività ma anche da fondi sfitti da lungo tempo. “Riaccendere le luci – osserva Giunti – è un vantaggio da un punto di vista sociale, un’opportunità anche per il turismo, un’occasione per creare nuovi posti di lavoro. È un investimento per la città, non solo una riqualificazione per il decoro urbano”.

La questione è in realtà dibattuta ed è noto che, in certe aree della città, il prezzo degli affitti è decisamente oneroso. Un livello che viene mantenuto elevato, a costo di tenere i locali sfitti, per evitare di inflazionare un mercato che ancora, evidentemente, tiene seppure tra tante difficoltà.

Certo, la tipologia di negozi e spesso anche di proprietari cambia: a un’analisi dettagliata, risulterebbe probabilmente in sensibile aumento negli ultimi anni la quota di esercizi commerciali etnici e gestiti da cittadini stranieri. Oppure la polarizzazione di alcuni punti della città: la concentrazione di attività di ristorazione in via Camollia è stata (anche) figlia dell’enorme afflusso di persone dopo l’apertura della scala mobile di collegamento con l’area della stazione, oltre che una sorta di contagio virtuoso tra locali appartenenti allo stesso settore.

Chi fa più fatica a resistere, semmai, sono i vecchi negozi di vicinato, soppiantati spesso dai supermercati di ridotte dimensioni che si sono diffusi prendendo il posto delle vecchie attività. Novità che si sono diffuse anche di recente.

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