Liliana Bottone interpreta la figlia di Antonio Albanese nel film "cento Domeniche". Un ruolo che sente molto vicino a sé: ecco perché

“Cento domeniche” di Antonio Albanese: «Un film per le persone oneste raggirate»

 

Tutto per Emilia. Avrebbe potuto essere questo il titolo del nuovo film di Antonio Albanese. Che, invece, è Cento Domeniche (la nostra recensione la trovate qui). Perché è il personaggio della figlia il catalizzatore della vicenda. Ed Emilia ha il sorriso e i colori di Liliana Bottone.

Giovane attrice campana che con voce dolce e sicura ci racconta un film drammatico dove, però, a tratti si sorride. Per lei un ritorno in un contesto familiare, visto che ha già recitato accanto ad Albanese. Ma anche nuovo tassello di una carriera in costante crescita.

Grazie al successo di film come Cento domeniche, appunto. E di serie tv come I Bastardi di Pizzofalcone: solo poche settimane fa l’abbiamo vista protagonista della terza puntata della quarta stagione. «E dire che stavo per mollare tutto quanto e trovarmi un altro lavoro». The Jackal permettendo…

Liliana Bottone interpreta la figlia di Antonio Albanese nel film “Cento Domeniche”. Un ruolo che sente molto vicino a sé: ecco perché (foto Alessandro Cantarini, glam Cinzia Carletti – ufficio stampa)

L’intervista di Amica a Liliana Bottone

Chi è questa Emilia, per la quale papà Antonio farebbe qualsiasi cosa?

È una ragazza che lavora in un negozio di abbigliamento. Che ha un fidanzato con il quale decide di sposarsi. E la prima cosa che fa è correre a dirlo a suo papà. Questo è un matrimonio tanto atteso perché fin da piccola lei e il papà giocavano a immaginare come sarebbe stato. I mille modi diversi in cui lui avrebbe potuto accompagnarla all’altare. Antonio le aveva sempre sempre detto che avrebbe curato lui il matrimonio. Per questo è lui la prima persona a cui lo dice. Il loro è un rapporto limpido e bellissimo.

Come si pone lei nei confronti di quello che succede al padre?

È molto preoccupata. Nel film vive il passaggio da figlia ad adulta che si prende cura del genitore. È come se ci fosse un’inversione dei ruoli: cerca di mettergli dei limiti (anche se non ci riesce), lei ci prova a farlo ragione, anche se lui ormai si è fissato sulla sua strada.

Cento Domeniche (2023) di e con Antonio Albanese. Nella foto Liliana Bottone e Sandra Cecarelli

Una scena di “Cento Domeniche” (2023) di e con Antonio Albanese. E con Liliana Bottone e Sandra Ceccarelli (foto ufficio stampa)

Tutto per suo papà

Secondo te ci prova nel modo giusto? Cioè tu faresti la stessa cosa se fossi nei panni di Emilia?

Io farei ancora di più!

Cioè andresti contro la sua volontà?

Sì, se è per il suo bene sì. Perché penso che ci sono delle situazioni in cui dobbiamo renderci conto che i nostri genitori sono delle persone al di là dell’essere i nostri genitori. E che, quindi, hanno dei limiti tanto quanto gli altri e tanto quanto noi.  Allora, è giusto rendersi conto di questo fatto e cercare di essere d’aiuto anche andando contro, anche alzando la voce. Quindi, sì, se è necessario.

Non ti spaventa il discrimine morale della libertà dell’individuo?

Ma sai, quando ci sono affetti così forti… Chiaramente ognuno è responsabile delle proprie scelte e ognuno è ovviamente libero di assecondare i propri desideri. Però, quando vuoi tanto tanto bene a una persona, se hai la capacità di distinguere i tuoi bisogni dai suoi – cioè dici io voglio fare questa cosa per l’altro, non per egoismo, ma perché so che in questo caso lui non è in grado di vedere, non è consapevole, non ha i piedi per terra – allora credo nell’intervenire con decisione.

liliana bottone

Liliana Bottone sul red carpet della festa del Cinema di Roma 2023 dove è stato presentato in anteprima “Cento Domeniche” di e con Antonio Albanese (foto Ansa)

Il provino per “Cento Domeniche” e la fiducia di Antonio Albanese

Come sei arrivata a interpretare Emilia?

Ho conosciuto Antonio Albanese nel 2021 perché abbiamo girato insieme Grazie ragazzi di Riccardo Milani. Anche in quel film facevo sua figlia, però i nostri personaggi si incontrano solo una volta. Ricordo che abbiamo girato quelle scene al teatro Argentina di Roma, in piena notte perché c’era la stagione teatrale e quelli erano gli unici momenti liberi.  Un’esperienza quasi mistica… Comunque, dietro le quinte tra un ciak e l’altro Antonio si avvicinò e mi chiese il numero di telefono perché mi disse che doveva fare dei provini per il film che avrebbe cominciato dopo qualche mese. “È il mio film, lo sto scrivendo io, sarò il regista, sarò anche il protagonista, insomma non ti anticipo tanto, però ti chiedo il numero così ti farò contattare per il casting”, mi disse. È una di quelle cose che tu dici vabbè sì, non succederà mai, adesso me lo dimentico. Invece, dopo un sacco di mesi mi è arrivata una telefonata che non mi scorderò mai.

Come mai?

Perché risposi al telefono e lui disse: “Ciao sono tuo padre”. E io in quel momento ero con mio padre. Quello vero. È stato assurdo. L’ho guardato e gli ho detto: “Papà, qui c’è qualcuno che dice che è mio padre”. Io non avevo riconosciuto Albanese. Lui, però, ha sentito e mi ha detto “Sono Antonio, sono Antonio”. Gli ho risposto che era pazzo! Mi ha invitata a Milano – io ero a Napoli a girare – per parlare del film. E quando arrivai per leggere il copione rimasi scioccata perché mi aspettavo una commedia. Lui non mi aveva detto nulla sul film. Alla fine mi disse: “Se vuoi, la parte è tua”. Proprio così.

Beh, un bell’attestato di stima.

Sì. Penso che Antonio sia la persona che mi ha dato più fiducia da quando lavoro. Io gli ho anche chiesto perché. Mi ha risposto che gli era bastato girare con me un giorno solo per capire che gli piaceva come lavoravo, che ero brava e che voleva rischiare. Ed eccomi qui.

Cento Domeniche (2023) di e con Antonio Albanese. Nella foto Liliana Bottone 1

“Cento Domeniche” (2023) è il terzo film in cui compaiono insieme Antonio Albanese e Liliana Bottone (foto ufficio stampa)

E come è andata?

Benissimo. Ho imparato un sacco su questo set perché io e lui condividiamo lo stesso tipo di percorso (ovviamente il suo è di qualche decennio più lungo). Anche lui viene dal teatro, anche lui ha fatto un triennio accademico, anche lui poi ha deciso di passare al cinema e alla televisione. Per questo mi sono sempre sentita super capita, sempre. Una cosa che lui mi ha fatto notare sono i miei difetti, però mai in maniera dispregiativa o violenta, come spesso succede nel nostro lavoro. Antonio è severo ma buono: mi chiamava dopo aver girato una scena a rivederla sul monitor e mi diceva “questo non va, questo sì, questo no”. Ne discutevamo e poi ripartivamo da zero.

Il rapporto con mamma e papà

Come con un vero papà. Qual è il rapporto con tuo padre, invece?

Ottimo. Papà mi ha supportato da subito nella realizzazione di quello che volevo a livello professionale. Perché anche lui aveva dei sogni, ma poi, per vari motivi, purtroppo non li ha potuti realizzare. Trovandosi a fare un lavoro che lo ha sacrificato per molti anni. Mi ha insegnato tanto vederlo così. Quando gli ho detto che volevo andare a Roma, mi ricordo che mi disse che sapeva che cosa significava non riuscire a fare quello si vorrebbe fare, quindi mi dava fiducia.

Una bellissima cosa.

Sì, devo dire che papà e mamma mi hanno dato sempre una grandissima fiducia. Non mi hanno mai detto, anche quando le cose non andavano bene: vabbè Liliana lascia stare, ci hai provato, adesso cambia. Nemmeno quando io volevo mollare.

Sarà ancora impossibile come la sopravvivenza di un gatto in tangenziale, l’amore tra Antonio Albanese e Paola Cortellesi? Come un gatto in tangenziale 2-Ritorno a Coccia di Morto è il film re delle anteprime di Ferragosto…

Cosa è successo?

Ho avuto un anno intero in cui proprio non sapevo più che cosa stavo facendo. Me ne sono andata via da Roma, ho abbandonato l’agenzia che avevo, ho interrotto i contatti che avevo costruito attraverso l’accademia. Mi sono proprio ritirata totalmente. Avevo avuto brutte esperienze verso la conclusione dell’accademia, mi trovavo in quella situazione assurda in cui sei costretta a lavorare per mantenerti, ma il lavoro non arriva mai, anche se facevo i provini. Mi sentivo troppo giovane e inesperta. Avevo 21 anni… Non sapevo se ero tagliata per questo mondo che mi sembrava crudelissimo.

Che cosa ti ha fatto cambiare idea?

Tornare a Caserta e riprendere i contatti con il teatro in cui recitavo da ragazzina. Il direttore artistico mi ha proposto di fare uno spettacolo insieme. Mi è bastato inziare a fare le prove per ritrovare la passione. Caso ha voluto che proprio in quei giorni mi ha contattata un’agenzia di Roma. Dal nulla, su Instagram. E poi è bastato il primo lavoro.

L’incontro con Riccardo Milani e i The Jackal

Quale?

Il primo lavoro è stato una posa (un scena, ndr) in Come un gatto in tangenziale 2. Quindi ancora Albanese, quindi ancora Riccardo Milani. Però su quel set non ci siamo mai incontrati io e Antonio. La mia scena era con Paola Cortellesi. Un altro atto di fiducia nei miei confronti è stato quello di Riccardo Milani, perché poi mi ha richiamata per fare Grazie Ragazzi.

Sul tuo curriculum spicca una “deviazione” dal percorso istituzionale Accademia-cinema-tv: l’avventura con i The Jackal.

È successo proprio in quell’anno in cui ero tornata a casa, in cui non mi importava niente di niente. Ho risposto a un loro casting online ma solo perché volevo conoscerli, Mi piacevano tantissimo. Ricordo questa chiamata di Ciro che mi disse: “Ciao sono Ciro dei Jackal, vuoi venire a Napoli che domani facciamo un provino?”. Da questo incontro è nata anche la mia presenza nella serie tv Netflix, Generazione 56k.

Con chi ti piacerebbe lavorare adesso?

La lista dei desideri è lunghissima! Mi piacerebbe lavorare tantissimo con Daniele Luchetti. Perché amo i suoi film, mi piace tantissimo il fatto che siano tutti emotivi, tutte storie di vite normali, persone normali, molto profonde però. Mi piacerebbe lavorare con Paolo Sorrentino. Ho fatto una posa quest’estate con lui, nel suo nuovo film (il titolo provvisorio è Partenope: ve ne parliamo qui, ndr). Quindi una piccola parte del sogno è stata realizzata. Abbiamo girato dopo Ferragosto, è stato molto bello. Ma non posso dire niente se no mi multano!

C’è un ruolo a cui sei più legata?

Quello in Sabato, Domenica e Lunedì diretto per la tv da Edoardo De Angelis. Perché ha unito tante cose insieme. Il teatro, la televisione, Sergio Castellitto. È stato bellissimo vederlo lavorare. Edoardo per me è diventato un maestro. Non lo so, si è creato un clima particolare su quel set, quasi da compagnia teatrale, che ha reso per me molto speciale proprio quel ruolo. Mi ha fatto sentire veramente parte di una famiglia. Quindi ci sono legata proprio tanto.

L’amore di Liliana Bottone

Cosa fai quando non reciti?

Cammino tantissimo. Per Roma. È da quando sono venuta qui a vivere che sono diventata una camminatrice perché questa città è stupenda. Vado spessissimo a teatro e al cinema. E poi mi piace parlare di quello che ho visto.

Sei innamorata?

Sì.

Ci vuoi raccontare anche di chi?

(ride, ndr). No, non vuole essere menzionato. Non fa il mio stesso lavoro e mi ha detto che per ora preferisce che non ci esponiamo troppo… Diciamo che lui è uno dei motivi per cui sono tornata a vivere a Roma. Ci siamo conosciuti dopo che io ero tornata a vivere a Caserta, in una delle volte che mi trovavo qui. Ormai sono passati più di due anni. Quel giorno io ho visto le stelline. È una storia importante.

 

Amica ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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