L’Autosole come una roulette russa. Il camionista: “I miei viaggi nel buio”
L’Autosole è la sua seconda casa, ma pure la trappola che costringe i suoi camion a code e attese. Che per un autotrasportatore si traducono in ritardi nelle consegne e in un danno economico. “Il tratto aretino dell’autostrada è diventato micidiale: lo attraversiamo più volte al giorno e ormai è diventato un terno al lotto riuscire ad arrivare in orario per via di code, rallentamenti e incidenti”. Come quello del venerdì nero alle porte di Arezzo: il tir ribaltato che ha preso fuoco, bloccando entrambe le corsie per ore e tagliando l’Italia a metà.
“Abbiamo evitato l’ingresso in autostrada e percorso le vie secondarie per raggiungere il Valdarno, ma è stato complicato perchè la strada 28 era intasata e siamo passati per la Setteponti. Abbiamo avuto comunque il disagio di un itinerario alternativo a quello diretto”. Stesso clichè ieri mattina per i due incidenti a distanza di pochi chilometri, tra Arezzo e Firenze sud. Il risultato? “Avevo quattro camion impegnati nelle consegne, due tra Pordenone e Brescia e gli altri nei dintorni di Firenze. Proprio qui eravamo attesi in una villa per una manifestazione ma siamo arrivati con un’ora di ritardo”, spiega Marchetti, una vita al volante da un capo all’altro dell’Italia e pure dell’Europa. Nel ‘93 l’avvio dell’attività con un furgone e un socio che un giorno sarebbe diventato il suocero. Proprio lui gli propose di aprire ditta insieme e Laura, la fidanzata oggi è sua moglie. Ha investito nell’azienda sopratutto negli anni della pandemia e ora ha nel piazzale 21 veicoli tra camion e furgoni e dà lavoro a 18-22 persone a seconda dei periodi dell’anno. Consegne veloci e dedicate per le aziende che devono spedire merce in tempi rapidi, e distribuzione più impegnativa con i tir. “Il tratto aretino è diventato un imbuto e le corsie non sono più sufficienti a smaltire flussi di traffico sempre più pesanti. Oltretutto qui non ci sono alternative per viaggiare su altre strade veloci”, osserva Marchetti. Non solo: la terza corsia “è fondamentale anche perchè consente ai camionisti di sorpassare nelle corsie dedicate, lasciando libera quella per le auto ed evitando di creare code e rallentamenti come invece accade ora”.
Ma c’è un altro tema che sta a cuore al popolo degli autotrasportatori e Marchetti rileva per la categoria (è associato Cna dal ’92): la realizzazione di aree di sosta “safe and secure”, cioè parcheggi sicuri, custoditi e videsorvegliati, vicini alla rete autostradale, dove gli autotrasportatori possono fermarsi per riposare, abbandonando le piazzole degli autogrill o le strade di periferia, alle porte di Arezzo, ad esempio via Calamandrei, o ancora il piazzale dei distributori chiusi il sabato e la domenica. C’è una normativa europea che prevede la costruzione di aree di sosta sicure, ma siamo ancora all’alba della rivoluzione. “Sono spazi utilissimi, già operativi a Colleferro e a Brescia. Nel comune di Arezzo non esistono ma sarebbe necessario costruirne almeno uno, naturalmente a pagamento. Servirebbe a togliere i mezzi pesanti dalle strade, garantire il benessere degli autotrasportatori e la sicurezza della merce”. E se fai un parcheggio sicuro, ragiona Marchetti, poi “possono nascere accanto altre attività: dalla ristorazione a un servizio di lavaggio per i camion che, ad esempio, in città manca. Lo dico da tanto tempo ma nessuno ascolta”.
Intanto, per evitare l’imbuto aretino, i suoi camion si mettono in moto all’alba. Una “scorciatoia” per non arrivare tardi.
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