La prima volta di un Papa. Francesco sarà al G7 sull’intelligenza artificiale: “La vera sfida è sull’etica”
di Nina Fabrizio
CITTÀ DEL VATICANO
La presenza di Bergoglio ai lavori del summit si può considerare “una vera e propria accelerata” sulle urgenze dettate dal tumultuoso sviluppo dell’Ai, dice monsignor Vincenzo Paglia, presidente della pontificia Accademia per la Vita e promotore della ‘Rome Call for an Ai Etichs’, il manifesto-bandiera che verte intorno al concetto di ’algoretica’.
Monsignor Paglia da dove parte questo sviluppo che porta un Pontefice ad essere parte per la prima volta, dei lavori di un G7?
“Siamo partiti nel 2020 con un manifesto dal basso coinvolgendo istituzioni religiose, universitarie, del mondo dell’impresa e dell’hi tech, con l’idea di dare una dimensione etica al fenomeno”.
Chi lo ha sottoscritto finora?
“Solo mercoledì scorso è venuto direttamente in Vaticano per firmare la ’Rome Call’, il Ceo di Cisco, Chuck Robbins. Dentro ci sono già Microsoft, Ibm, la Fao, tanti rappresentanti dell’ebraismo, dell’islam, e le adesioni crescono di continuo”.
A quale scopo?
“Quello di non lasciarsi dominare dalla paura ma allo stesso tempo di convergere sull’esigenza di governare lo strumento tecnologico ed evitare di finirne dominati. Il Papa ha sposato subito l’iniziativa già rilanciando l’algoretica nel Messaggio per la Pace di gennaio e in quello sulle comunicazioni sociali. Ora però c’è una specie di salto di qualità”.
Quale?
“Ora Francesco si rivolge direttamente ai governanti. Proprio la politica era l’anello mancante e indispensabile”.
Il Papa che cosa dirà?
“Non c’è dubbio che interverrà in rapporto al tema della comunicazione e a quello della democrazia che può essere inficiata da influenze nefaste che già si servono dell’Ia. Il Papa spingerà i governi non solo a riflettere ma proprio ad essere consapevoli della tecnologia per non esserne governati. Vogliamo innestare un circolo virtuoso. Anche così si mette la democrazia al riparo dalle guerre cyber e della disinformazione”.
Circolo che intanto si è innestato con il governo italiano?
“Sì, c’è stata subito sintonia. Già al summit Onu del novembre scorso, Meloni portò il nostro concetto di algoretica cui sta lavorando anche fra’ Paolo Benanti, docente alla Gregoriana, consigliere all’’Onu e ora anche a palazzo Chigi”.
La ’Rome call’ dove arriverà ancora?
“A luglio saremo addirittura a Hiroshima, luogo simbolo della catastrofe atomica, della tecnologia come strumento di distruzione. Sono pronti a firmare la ‘Carta’ anche i leader delle religioni orientali”.
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