La Georgia in piazza contro la “legge russa” che l’allontana dall’Ue
Una legge che allontana la Georgia dall’Europa e la avvicina a Mosca. Questo il significato della norma approvata ieri dal parlamento di Tblisi in prima lettura, definita degli «agenti stranieri». Una norma controversa contro la quale da tre giorni i georgiani manifestano a migliaia davanti alla sede del Parlamento. Se verrà approvata definitivamente – cosa probabile visto che ieri ha incassato 83 sì e nemmeno un no – imporrà ai media e alle organizzazioni non commerciali di registrarsi come sotto influenza straniera se ricevono più del 20 per cento dei loro finanziamenti dall’estero. Secondo le forze di opposizione, la proposta è di fatto filo-russa, visto che Mosca dispone di una norma simile per «marchiare» i media indipendenti e le organizzazioni considerate in contrasto con il Cremlino, e ostacolerebbe le prospettive di adesione all’Unione Europea, per la quale la Georgia è ufficialmente candidata dal 14 dicembre 2023. «Se la legge sarà adottata – fa notare Giorgi Rukhadze, fondatore del Centro georgiano di analisi strategica – la Georgia si allineerà alla Russia, al Kazakistan e alla Bielorussia e a quei Paesi in cui i diritti umani sono calpestati. Distruggerà il percorso europeo della Georgia».
La presidente della repubblica, l’europeista Salome Zourabichvili, sembrerebbe orientata a porre il veto sulla normativa dopo l’eventuale probabile approvazione in terza lettura, «come faccio rispetto ad altre leggi che contraddicono la strategia e le raccomandazioni dell’Unione europea», ha spiegato in un’intervista. Ma a sua volta in parlamento questo ostacolo potrebbe essere aggirato con 76 voti, un quorum alla portata di Sogno Georgiano, il partito di maggioranza, in terza lettura. A quel punto lo speaker del parlamento potrà firmare la legge. Zaza Bibilashvili, del gruppo della società civile Chavchavadze Center, ha definito il voto sulla legge una «scelta esistenziale», prospettando che la legge creerebbe una cortina di ferro tra la Georgia e l’Ue, condannando l’ex stato dell’Unione Sovietica a restare «nella sfera di influenza russa».
L’Alto rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell, e il commissario per l’Allargamento Olivér Varhelyi hann hanno definito la legge «non in linea con le norme e i valori fondamentali dell’Ue» perché «limiterebbe la capacità dei media di operare liberamente» e «la libertà di espressione».
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