LA SERIE A DISCUTE DI RIFORME CON GRAVINA
ROMA – De Laurentiis che attacca sugli stadi. Lotito che se la prende con l’Assocalciatori. Doveva essere l’occasione perché la Lega Serie A e la Federcalcio parlassero di riforma dei campionati. È diventata la posta del cuore, in cui ognuno depositava le proprie istanze, le proprie recriminazioni. Con un paradosso: nessuno, ma nessuno davvero, ha voluto parlare degli arbitri.
Il piano per la riforma
Il punto di partenza della discussione è stato uno: “Il futuro del calcio italiano non passa dall’avere due società in meno in Serie A2, ha detto Gravina ai presidenti di Serie A. Vuol dire: “Della riduzione a 18 squadre non ci interessa”. Anche perché il punto di vista della Serie A è principalmente uno: autodeterminarsi, ossia che nessuno possa decidere per la Serie A. Che però il calcio vada cambiato è palese. Come? Gravina vuol proporre un piano della Figc. Lotito urla: “Allora lo facciamo noi un piano”. Alla fine la verità starà nel mezzo: la Figc proporrà un piano strategico che le leghe, a cominciare dalla Serie A, potranno integrare.
Una retrocessione in meno e stipendi tagliati
Tra le ipotesi allo studio, il blocco di una retrocessione tra Serie A e Serie B e una tra Serie B e Serie C. A cui aggiungere, magari (ma siamo prima ancora del campo delle ipotesi) dei play-out per rendere più interessante il campionato, altrimenti troppo presto metà delle squadre o quasi non avrebbero più obiettivi. Ma ridurre le retrocessioni darebbe più stabilità ai club di Serie A, che riducendo il rischio di retrocedere sarebbero forse più incentivate a programmare. Tutto questo, però, andrebbe “pagato” alla Serie B. Quanto? Non meno di 30 milioni che la Serie A dovrebbe trovare il modo di versare sotto forma di mutualità al secondo campionato d’Italia. Liquidità che però andrebbe recuperata da qualche parte. Come? Uno dei punti su cui discutere sarebbe la riduzione degli stipendi dei calciatori quando si retrocede: ma chi prova a proporla all’Assocalciatori?
De Laurentiis: “Se non pago lo stadio, posso spendere per rifarlo”
Lotito nella sua continua battaglia contro Gravina ha contestato proprio il peso in Consiglio federale dell’Aic, che ha un quinto dei voti: “Calcagno è il tuo vice presidente! E pesano più di noi”. Lamentandosi di come proprio i Calciatori abbiano fatto saltare politicamente l’estensione del decreto Crescita che avrebbe permesso di continuare a tesserare giocatori stranieri a prezzi scontati (allo studio il n.1 della Lazio ha un nuovo blitz). “Il calcio italiano è fallito”, urlava invece De Laurentiis, certamente il più agitato all’assemblea dei club di Serie A. Avanzando anche una proposta concreta: “Parlate con l’Anci – l’associazione dei Comuni italiani – se non ci fanno più pagare l’affitto degli stadi noi i soldi per rifare gli impianti li mettiamo”. Una proposta da portare sul tavolo della politica. Che però, nonostante il peso dell’industria dello sport sull’economia italiana, fa sempre molta fatica ad accoglierne le istanze.
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