Infermiere di 25 anni salva la vita a un tassista in aeroporto: “Ho capito che era in arresto cardiaco”

infermiere di 25 anni salva la vita a un tassista in aeroporto: “ho capito che era in arresto cardiaco”

Infermiere di 25 anni salva la vita a un tassista in aeroporto: “Ho capito che era in arresto cardiaco”

Reggio Emilia, 28 marzo 2024 – “Dopo, mi sono chiesto cosa sarebbe accaduto se non fossi capitato lì quel giorno, proprio in quel momento, se non mi fossi fermato a parlare di fuori, se la mia amica non si fosse accorta che qualcosa non andava, e così via. Certo, è una sensazione molto forte, è indescrivibile cosa si prova quando la persona si risveglia, inizia a parlare e lì ti rendi conto di averle salvato la vita”.

Daniele Tosi, 25 anni, infermiere reggiano, quel giorno era di ritorno dalle Maldive e di certo non avrebbe mai potuto immaginare cosa sarebbe accaduto di lì a poco, all’Orio al Serio di Bergamo: un uomo, tassista dell’aeroporto, steso a terra, la prontezza di intervenire di questo ragazzo giovane, laureato da appena un anno a Unimore e in servizio al Pronto soccorso del Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, il massaggio cardiaco, la gioia e la commozione che sono arrivate quando quell’uomo ha riaperto gli occhi e iniziato a parlare, sotto lo sguardo ammirato dei tanti passanti.

Tutto è avvenuto nel giro di 10-15 minuti. Una storia breve, ma immensa, che racconta di persone che non si sono voltate dall’altra parte, ma che invece hanno fatto a gara per aiutare un uomo che stava per morire. Una storia meravigliosa, raccontata subito da Bergamo News e poi arrivata fino a Reggio, accaduta domenica scorsa. Come è stato riconosciuto in un secondo momento, se non fosse stato per il soccorso immediato fornito da Tosi, e poi da una dottoressa e un dottore, il tassista, 74 anni, non ce l’avrebbe fatta.

“È stata una combinazione di tanti fattori che ha portato alla buona riuscita – racconta Tosi al Carlino -, sul momento non è stata una decisione semplice. Ero appena rientrato da una vacanza con una mia amica alle Maldive. Siamo partiti alle 5 del mattino e arrivati in Italia dopo le 22”.

Un viaggio molto lungo, “ a cui vanno aggiunte le 4 ore di fuso orario. Non ero molto riposato ecco, anche perché in volo non era stato possibile dormire. Comunque, prendiamo le valigie, usciamo dall’aeroporto, la mia amica mi guarda e mi dice ‘Penso che dovresti intervenire’. Mi giro e vedo che sulla corsia dei taxi c’era un uomo a terra, probabilmente cadendo aveva anche battuto la testa, un collega gli stava tenendo le gambe alzate pensando a uno svenimento. Senza pensarci un secondo, scavalco la ringhiera, di corsa lo raggiungo e vedo che era già blu. Così dico al suo collega di mettere subito giù le gambe perché l’uomo a terra era in evidente arresto cardiaco.”

Evidente per un occhio esperto. E infatti, Tosi capisce anche da altro di cosa si tratta. “Respirava male, un respiro che poteva ingannare un ‘laico’, magari far pensare che stesse respirando bene e indurre a mettere la persona in posizione laterale, come molti suggerivano. Invece, quella mossa sarebbe stata sbagliata. Il signore era in ‘gasping’, in gergo tecnico”, ovvero assenza di attività respiratoria”.

Mentre Tosi inizia il massaggio cardiaco, che serve a evitare danni irreparabili nel paziente, mentre il collega del tassista chiama il 118: “Gli ho detto di riferire che eravamo in presenza di un arresto cardiaco, così che la priorità di uscita dell’ambulanza sarebbe stata alta”. Poco dopo, “è arrivata una signora che si è identificata come una dottoressa e, dopo circa tre minuti, è sopraggiunto un altro con il defibrillatore che si è identificato come un dottore”.

A quel punto, “gli abbiamo tagliato i vestiti, abbiamo piazzato le piastre ed erogato le scariche. Poi sono arrivati infermiera e medico dell’aeroporto, con l’ossigeno”. L’uomo si è svegliato ed è stato posizionato di lato. Un’emozione indescrivibile. “Che cosa mi state facendo?” ha chiesto, completamente spaesato. E i tassisti l’hanno tranquillizzato, spiegando che quelle persone lì, intorno a lui, l’avevano aiutato. “Poi è stato portato in ospedale, ho saputo che è stato sottoposto a un intervento”. “Subito dopo, sono tornato dalla mia amica, per prendere un respiro”.

E allora Daniele ha realizzato: “Le tante persone che avevano assistito alla scena sono venute a complimentarsi per l’intervento tempestivo. È stato un momento molto forte”.

Dopo l’articolo apparso su Bergamo News, il figlio del tassista ha lanciato un appello per ritrovare chi gli aveva salvato la vita.

“Hanno girato al figlio il mio numero e ci siamo scambiati qualche messaggio – racconta Daniele Tosi -, mi ha ringraziato tanto e mi ha detto che le condizioni del padre erano migliorate. Il miglior augurio che possa fare a questa persona è che ora si riprenda e stia bene”.

Quando tutto è finito, pensi che quello che è successo è stato il risultato di una serie di coincidenze, di una serie di eventi casuali. “Diciamo che il fatto è accaduto al posto giusto al momento giusto” commenta oggi Tosi.

Di Reggio Emilia, quartiere Canalina, da dicembre lavora come infermiere al Pronto soccorso di Reggio e fin dall’inizio dei suoi studi ha sentito di voler intraprendere questa professione. E di certo non per la condizione lavorativa: “La professione di infermiere, in Italia, non è valorizzata, non c’è il giusto riconoscimento né sul piano sociale né su quello economico. Però, quando ti prendi cura di una persona e questa poi ti ringrazia, la sensazione è impagabile”.

Si definisce una persona solare, “non sopporterei di stare dietro una scrivania, mi piace stare a contatto con la gente. Quando ho iniziato l’università, mi sono detto ‘Questa è la mia strada’. Aiutare, mettermi al servizio degli altri”. E per fortuna, domenica, per tutta una serie di circostanze fortuite, il suo cammino ha incrociato quello di un altro uomo, che altrimenti con ogni probabilità non si sarebbe salvato.

Ora si torna al lavoro a Reggio, con la passione di sempre.

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