Peppe Provenzano: «La destra si può battere. La maggioranza non è loro, noi divisi perdiamo»
Peppe Provenzano, voi del Pd siete i padroni di casa di questo … «Non è un fatto così scontato accogliere tutti i leader dei partiti e i capi di governo progressisti europei. La scelta di tenerlo a Roma mostra non solo la centralità del Pd come grande forza progressista europea, ma la consapevolezza che l’Italia è uno dei campi di battaglia principali contro la destra. Meloni è amica dei nemici dell’Italia, a partire da Orbán. Noi invece ci ritroviamo con quelli con cui abbiamo portato a casa 200 miliardi di Next generation Eu».
Finora Ppe e Pse hanno collaborato. Adesso è cambiato qualcosa? Voterete ? «Ora bisogna alzare un argine all’estrema destra, il Ppe deve capirlo. La contraddizione è tutta nella destra italiana. Francamente, quando von der Leyen ha inseguito Meloni, come in Tunisia, è stato un danno per l’Europa. In ogni caso, noi giochiamo per vincere con il nostro candidato. Nicolas Schmit è il commissario che con Paolo Gentiloni durante la pandemia ha garantito la cassa integrazione dove non s’era mai vista prima. È quello del salario minimo, dei nuovi diritti al tempo degli algoritmi, degli investimenti per creare lavoro. Tutte priorità per l’Italia».
Restando in Europa, a Strasburgo voi e i 5 Stelle, che eravate uniti in Sardegna, vi siete divisi sull’Ucraina. Se ora foste al governo, Kiev non avrebbe l’aiuto dell’Italia… «Kiev gode di un sostegno molto largo in Parlamento, che sono certo continuerà, perché non può essere lasciata sola. Non nascondo le differenze nelle opposizioni e rivendico la nostra linea, al fianco dell’Ucraina e al lavoro per una pace giusta. Faccio però notare che al governo in questo momento c’è la destra. E c’è un vicepremier smaccatamente filorusso, Salvini, che non riesce a condannare i crimini di Putin. È questo che mina la credibilità del nostro Paese. La politica estera del Pd invece è una garanzia per tutta l’Italia, vuole un esempio?».
Sì. «È grazie a noi che il mese scorso il Parlamento italiano, con il sostegno di tutte le opposizioni e l’astensione della maggioranza, ha approvato una mozione per il cessate il fuoco a Gaza. Dopo l’ennesima inaccettabile strage di civili, questa è una priorità della comunità internazionale».
In non riuscite a coinvolgere il M5S… «Credo che la vittoria in Sardegna rappresenti una lezione per tutti. Ora concentriamoci per vincere anche in Abruzzo. Questa destra si può battere, non ha la maggioranza assoluta nel Paese. Non ce l’aveva nemmeno alle Politiche del 2022, ha vinto per le nostre divisioni».
Quando il candidato è M5S si stringe un’intesa, quando è un civico ci si accorda ogni tanto e quando è un Pd non si fa… Non avete l’impressione che Conte sogni ancora Palazzo Chigi e voglia sbarrare il passo a Schlein? «Noi siamo al lavoro per allargare le intese anche nelle altre regioni, con le candidature più forti e credibili. Il criterio deve essere questo. La politica non si fa con le impressioni, ma con la volontà e coi fatti. Il primo partito dell’opposizione è il Pd, io credo che il nostro atteggiamento unitario sia premiato dagli elettori e che una maggiore generosità gioverebbe anche alle altre opposizioni. Per quanto ci riguarda fa bene Schlein a perseguire una strategia testardamente unitaria. Sta dando i suoi frutti e li darà».
… «Non è stato semplice smettere di far litigare il Pd, per i miracoli ci stiamo attrezzando. Scherzi a parte, partiamo dai temi. Sanità pubblica, salario minimo, redditi, scuola, investimenti per il lavoro nella transizione ecologica e digitale. Non dico che sia una strada semplice, ma è quella da percorrere».
Provenzano, a suo avviso dopo le si rischia uno scontro istituzionale tra Palazzo Chigi e il Quirinale? «Le parole di Mattarella non solo andrebbero ascoltate, ma meditate. Nessuno sta attaccando le forze dell’ordine in generale, ma i manganelli sugli studenti pacifici di Pisa, che hanno sconvolto l’intera opinione pubblica. E invece Piantedosi dice che dei quindicenni inermi erano pericolosi, Salvini dà la colpa ai genitori, Tajani gioca a fare Pasolini. Bastava dire che quei fatti non devono più accadere, che chi ha sbagliato deve pagare. Meloni e il suo partito alimentano la tensione e alzano la polemica. Quali sono le istituzioni che vogliono togliere il sostegno alle forze dell’ordine? Ora è la premier che deve chiarire».
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