La linea di Massari : "Cambierò gli assessori. Non mi ha scelto Delrio. Porterò discontinuità"

La linea di Massari : “Cambierò gli assessori. Non mi ha scelto Delrio. Porterò discontinuità”

“Non chiamatemi più comunista. Non sono il candidato di Delrio e non mi tessererò per il Pd. Porterò discontinuità in giunta, azzerando le deleghe”. Boom. L’esordio di Marco Massari come candidato sindaco ufficiale a Reggio per la coalizione di centrosinistra è ‘spiano’ per dirlo alla reggiana. Ieri mattina si è svelato alla città al centro sociale Orologio, proprio dove venerdì sera ha ricevuto l’investitura all’unanimità dall’assemblea cittadina del Pd per provare a raccogliere l’eredità dell’uscente Luca Vecchi. Completo nero elegante e camicia bianca chiusa al penultimo bottone e con la maglia della salute – da buon primario di infettivologia – che si intravede. Dopo un mini-monologo di presentazione con una umana iniziale emozione, risponde ad una pioggia di domande, anche spinose.

Per prima cosa rivendica le sue origini politiche. “Abito a 300 metri da qui dove nel ’78, da militante della Figc, occupai il centro sociale per ritardi nei lavori da parte dell’allora Amministrazione. Ma non chiamatemi più comunista, non ha senso. Il Pc si è sciolto nel 1989, ne sono stato orgogliosamente iscritto, ma oggi sono un democratico progressista”. E “ateo”, non ha problemi a dire. “Ma i valori cattolici della solidarietà, dell’integrazione, dell’inclusione e dell’accoglienza, sono una guida importante anche per me”.

Poi sottolinea: “Per la prima volta dal Dopoguerra, il Pd ha scelto un civico in questa città. Questa è una dimostrazione coraggiosa di apertura verso il futuro. E voglio coglierlo per costruire un’alleanza larga e progressista che vada oltre i partiti, ridando slancio ai giovani”. Un civismo di cui è fiero: “Non prenderò la tessera del Pd, non l’ho fatto finora e iscrivermi adesso svilirebbe questo percorso. Voglio essere il candidato dell’unità tra cittadini e istituzioni… Se diventerò sindaco, studierò una modalità per incontrare spesso la gente, magari per una colazione un giorno a settimana”.

Anche per questo alza l’asticella sull’autonomia decisionale che però dovrà forse calare essendo in un partito e in un mondo dove qualche compromesso dovrà ingoiarlo. Come de Franco vicesindaco, proposta avanzata dallo stesso Pd in assemblea come ‘risarcimento’ per il suo passo indietro che ha sbrogliato la matassa. “Non ho firmato nulla e non esiste un ‘ticket’ con lui – dice, tra lo stupore generale – Conto su Lanfranco in campagna elettorale, ma per ora è un capitolo chiuso. Di ruoli e posti se ne parlerò dopo le elezioni”. E ammette il rifiuto alle primarie: “Ho sempre detto di non voler spaccare il partito, non le ritenevo necessarie”.

E poi rigetta il retroscena di essere un candidato di Delrio: “Non è così. Io sono un libero cittadino, lo dimostra il fatto che abbia votato Schlein all’ultimo congresso per la sua freschezza e novità. Graziano lo conosco, abbiamo frequentato la stessa università e ci siamo laureati andando a Modena in macchina insieme. C’è stima reciproca, ma siamo uomini liberi”. Poi, a sorpresa, ‘rottama‘ gli assessori attuali. “Per me deve esserci discontinuità, azzererò le deleghe. Ma come dice Bersani, la fedeltà si vede sul campo…”.

Alle perplessità di chi, da medico, non lo ritiene adatto governare un Comune risponde: “Non esiste una laurea in sindaco… Anche noi medici non eravamo preparati alla pandemia. Si impara sul campo. Io mi impegnerò, studierò e lavorerò. Il mio ruolo sarà individuare le competenze, come un allenatore. Poi se necessario, compatibilmente con gli acciacchi fisici, scenderò in campo e farò anche il capitano…”.

Sul programma elettorale traccia chiaramente due priorità. “Welfare. C’è troppa solitudine e sofferenza, dobbiamo dare sicurezza agli anziani, ai disabili e ai minori”. E poi “la zona stazione. C’è un tavolo in prefettura, ma dobbiamo guardare ai modelli di altre città. Milano ha Franco Gabrielli, ex capo della Polizia, come consulente alla sicurezza. Perché non avere anch e noi una figura cosi?”. Infine una stoccata al possibile competitor Giovanni Tarquini per infiammare la sfida: “Non lo conosco, l’ho sentito parlare bene della città, quindi non ho capito cosa voglia fare. Ha detto che non è nè di destra nè di sinistra. Io da figlio di partigiano sono stato abituato a scegliere di essere antifascista…”.

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