Le ultime quattro giornate di Serie A sono andate a minare in modo dirompente le certezze costruite dalla Juventus fino a quel punto: un secondo posto che appariva saldo è adesso a rischio, col Milan che incombe, e le speranze di insidiare l’Inter nella corsa Scudetto sono ormai ridotte al proverbiale lumicino. Il pari interno contro l’Empoli ha dato il via a un calo che, ad oggi, diventa complesso vivere come casuale ed estemporaneo: la sconfitta nello scontro diretto con l’Inter ha intaccato ulteriormente l’entusiasmo, e un solo punto raccolto tra Udinese e Verona rende lontano l’idillio che appariva saldo fino a un mese fa.
Hellas Verona FC v Juventus – Serie A TIM | Ciancaphoto Studio/GettyImages
Le ultime prestazioni dei bianconeri di Massimiliano Allegri hanno reso nuovamente attuale la prospettiva di un cambio di modulo, una situazione vista a partita in corso (con Udinese e Verona) che potrebbe però diventare più stabile e continuativa da qui in avanti. Il tecnico bianconero ha sottolineato, si tratta del resto di una consuetudine per ogni tecnico, che “non è tanto questione di moduli” ma è evidente che la storia dell’allenatore livornese ci racconti anche di un certo trasformismo, della capacità di rivelarsi camaleontico e di non votarsi a priori ad un solo assetto.
Allegri e le svolte tattiche
La capacità di adattamento ha fatto anche la forza del primo Allegri bianconero, basti pensare alla svolta del passaggio alla difesa a tre e alla cavalcata impressionante del 2015/16, e non si esclude dunque che, anche oggi, il riscatto juventino passi da nuovi stimoli a livello tattico. Anche dal ritorno alla Continassa la stabilità tattica è stata un’esclusiva di questa stagione, col 3-5-2 come certezza granitica e come modulo in grado di funzionare a lungo (perlomeno dal punto di vista dei risultati). Sia nel 2021/22 che nella fase iniziale del 2022/23 Allegri aveva alternato 4-4-2, 4-2-3-1, 4-3-3 e appunto il 3-5-2, modulo divenuto poi stabilmente utilizzato dal novembre del 2022.
Le prospettive in questa Juventus
A questo punto le possibili piste per un cambio di modulo sono sostanzialmente due: una non sancirebbe la rinuncia alla difesa a tre, vedendo invece modificato l’assetto a metà campo, l’altra rappresenterebbe un vero e proprio ritorno al passato, con tanto di passaggio a una linea a quattro. L’inserimento di Alcaraz, nuovo acquisto che fin qui ha collezionato appena 25 minuti in campo, potrebbe passare anche dall’approdo al 3-4-2-1, andando dunque a rinunciare al regista e utilizzando due interni (Locatelli e Rabiot) con l’argentino sulla trequarti a supporto di Vlahovic (accanto a uno tra Yildiz e Chiesa).
Al contempo non è da escludere a priori un ricorso più continuo al 4-3-3, visto anche ieri col Verona nella ripresa: a quel punto Danilo abbandonerebbe il ruolo di braccetto nel trio di difesa e agirebbe da laterale, come del resto accadeva in passato, con Bremer-Gatti al centro e con Cambiaso sulla sinistra (in uno dei tanti ruoli che può interpretare senza forzature). A metà campo Locatelli e Rabiot sarebbero sicuri del loro spazio tra i titolari, con McKennie o Alcaraz a giocarsi un posto come mezzala, mentre in avanti Vlahovic godrebbe del supporto di Chiesa e Yildiz, insieme in campo e non più parte di un serrato dualismo.
L’articolo originale è stato pubblicato da 90min.com/it come Cambio di modulo per la Juve? Le prospettive e la storia di Allegri.
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