Emanuela Petrillo, finse di vaccinare centinaia di bambini: infermiera no vax patteggia (e non andrà in carcere)
La Corte d’appello di Trieste ha accolto oggi la richiesta di concordato nel processo a carico di Emanuela Petrillo, l’ex assistente sanitaria di Spresiano (Treviso), accusata di aver finto di iniettare vaccini a centinaia di bambini tra il 2009 e il 2017 tra Friuli e Veneto. Si dimezza dunque la pena inflitta alla donna in primo grado, che passa così da 8 anni e 6 mesi a 4 anni di reclusione. Inizialmente Petrillo era stata accusata di peculato, omissione di atti d’ufficio e falso ideologico.
Le misure alternative
Nel tempo alcuni capi d’accusa erano però caduti in prescrizione. Il concordato in appello era stato raggiunto nelle scorse settimane tra la Procura generale e l’avvocato difensore di Petrillo, Paolo Salandin. Petrillo, oggi mamma 37enne di due bambini – come rende noto il suo difensore – potrà avere la possibilità di usufruire di misure alternative alla detenzione, come ad esempio l’affidamento ai servizi sociali. «Come parti civili – riferisce Mariana Martina, che assiste alcune famiglie – ci siamo rimesse alla decisione della Corte e ne abbiamo preso atto. In sede civile ora dovrà essere quantificato il danno. Al momento da parte nostra non è stata espressa la volontà di ricorrere in Cassazione».
La sentenza
La sentenza di primo grado era stata emessa dal Tribunale di Udine a inizio marzo 2022. Emanuela Petrillo era accusata in relazione alle sedute vaccinali effettuate al distretto di Codroipo e a San Daniele e Udine, dal 2009 al 2015, e all’Ulss 2 di Treviso, dove si trasferì e lavorò fino al giugno 2017, quando fu denunciata e licenziata per giusta causa. Nell’autunno 2021 Petrillo era stata condannata dalla Corte dei Conti, sezione giurisdizionale per il Friuli Venezia Giulia, al pagamento di 550mila euro a favore dell’Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale (Asufc). La Procura aveva stimato un danno erariale per oltre 660 mila euro, poiché sulla sanità regionale erano gravati i costi di «una complessa attività rimediale, sostanzialmente finalizzata all’esecuzione di nuove somministrazioni vaccinali nei confronti della popolazione infantile ritenuta interessata dal disservizio».
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