“Disfunzioni e anomalie: le cause più comuni”
“Le cause più comuni di mortalità perinatale, negli ultimi otto anni, sono state, nell’ordine: le disfunzioni della placenta, le malformazioni fetali, le infezioni e le anomalie del cordone ombelicale. Va detto però che malgrado le analisi effettuate, un caso su 5 sfugge ancora alla nostra comprensione”.
Così il professor Fabio Facchinetti, ex direttore della Struttura Complessa di Ostetricia e Ginecologia dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena e presidente della Società Italiana di Medicina Perinatale dal 2022 al 2023, spiega cosa possa causare la morte del feto o del neonato dalle 28 settimane di gravidanza fino alla prima settimana di vita .”La mortalità perinatale è un indicatore di qualità di un’intera nazione e non è solo ristretto all’ambito sanitario – spiega il professore –. L’Italia e l’ Emilia Romagna in particolare hanno numeri invidiabili a livello europeo. Stiamo parlando però di un fenomeno che comunque fa parte della realtà quotidiana, con una prevalenza inferiore a 4 su 1000 nati vivi. Nell’ambito del Sistema di Sorveglianza della mortalità perinatale che coordino in Regione, tutti i casi vengono studiati per capire le circostanze del decesso e comprenderne la cause, ai fini della futura prevenzione. La mortalità a termine, in prossimità del parto, è fenomeno ancora più raro, ma maggiormente inspiegabile – continua Facchinetti –. La circostanza più comune riscontrata in questi casi sono gli eventi improvvisi come restringimenti e/o trombosi del cordone oppure distacchi massivi della placenta che, bloccando gli scambi con la mamma, portano al decesso in pochi minuti”.
“Dall’analisi approfondita e collegiale, valutando le circostanze e la qualità dell’assistenza erogata, la morte del feto/neonato è risultata evitabile solo in un caso su 20: spesso infatti, gli eventi acuti di cui si è detto, non sono legati a condizioni di rischio, avvengono in gravidanze del tutto normali e non danno segni premonitori. Restano di fondamentale importanza – conclude il professore – l’attenzione e l’impegno dei professionisti, non solo sul fronte assistenziale, ma come raccomandato dalle nostre Società Scientifiche, anche su quello del sostegno ai genitori che hanno subito una tale perdita”.
v. r.
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