Lo scudo del governo sulle forze di polizia
Ora la distanza è profonda. Ora il solco scavato dagli scontri di piazza di Pisa e di Firenze è netto. Da una parte c’è il Colle, dall’altra il governo. Ricostruiamo. Atto uno: Mattarella “richiama” Piantedosi: l’autorevolezza non si misura sui manganelli, usarli contro i ragazzi è un fallimento. Atto due: l’iniziativa del capo dello Stato e le parole sugli scontri erano state anticipate dallo stesso Mattarella in una telefonata a Giorgia Meloni. Atto tre: il ministro dell’Interno Piantedosi sembra capire lo sdegno del capo dello Stato, ma Meloni e Salvini meno. È il vicepremier della Lega il più diretto. E dopo aver ribadito per ben tre volte che le parole del presidente Mattarella «si leggono e non si commentano», sferra il primo vero affondo: «Poliziotti e carabinieri sono quotidianamente vittime di violenza fisica e verbale. Anche in quella piazza… Chi mette le mani addosso a un poliziotto o a un carabiniere è un delinquente». Ore dopo ore la tensione sale. Meloni non parla, ma nei colloqui più privati con i suoi più stretti collaboratori a cominciare da Mantovano e Fazzolari conferma che il governo è dalla parte della polizia senza nessun tentennamento. Scena e retroscena si accavallano. Le opposizioni “cavalcano” lo scontro e il Pd chiede che, a questo punto, sia direttamente la premier Giorgia Meloni a riferire in Aula su quanto avvenuto. E Elly Schlein è tra le prime a chiamare in causa direttamente la premier Giorgia Meloni: «Sta dimostrando di non avere alcun senso delle istituzioni. La smetta di nascondersi dietro i suoi ministri e venga a riferire su quanto é accaduto direttamente in Parlamento».
Sono ore complicate per Piantedosi. Il ministro dell’Interno sia pubblicamente sia nei vertici più privati ripete la stessa linea: sempre pronto a confronti «sereni e costruttivi» su quanto avvenuto, ma «non pregiudizialmente orientati a screditare l’azione del governo o delle forze di polizia». Oggi il ministro si confronterà con i sindacati sulla gestione di piazze e cortei. E anche qui la linea è netta: far camminare parallelamente il diritto costituzionale alla libera manifestazione del pensiero anche in dissenso con la necessaria tutela di ordine e sicurezza pubblica altrettanto costituzionalmente da assicurare. Poi il confronto si sposterà in Consiglio dei ministri. È un confronto largo. Che investe tutto il governo. E coinvolge il Quirinale. La preoccupazione è reale. E non è solo legata ai cortesi di queste ore. C’è un G7 a guida italiana. C’è un summit a giugno in Puglia che concluderà il semestre di presidenza italiano e in quell’occasione sono possibili in diverse città italiane cortei e manifestazioni di dissenso anche a carattere internazionale. Piantedosi ha un quadro sempre più chiaro. Ora ci sarà il confronto nel governo per definire una linea chiara. E solo dopo Meloni spiegherà con precisione la linea del governo.
Salvini gioca di anticipo. E si schiera sempre più nettamente con le forze di polizia. «Chiunque può sbagliare, ma non posso accettare la messa all’indice della polizia italiana come un corpo di biechi torturatori… Se si va in piazza con tutti i permessi, senza insultare, sputare, spintonare, non si ha alcun tipo di problema». Piantedosi in un’intervista al Corriere si allinea: le nostre forze di polizia tra le migliori del mondo. Poi parla anche il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni: «Io dico che criminalizzare le forze di polizia non va bene. Sono un fondamentale baluardo di democrazia. In Italia il diritto a manifestare e a dissentire è sacrosanto e garantito. E il nostro, a differenza di altri governi europei, non ha vietato neanche una manifestazione. Se il diritto a manifestare e a dissentire è garantito è anche grazie alle forze di polizia, che non sono tra le migliori ma le migliori al mondo. Noi quest’anno abbiamo avuto circa 2500 manifestazioni, quelle dove ci sono stati problemi di ordine pubblico sono meno dell’1,5%. Cosa vuol dire? Che la capacità, la competenza, la preparazione e l’equilibrio delle forze di polizia ha consentito che non ci fossero problemi se non in casi molto rari». Ma intanto scatta l’inchiesta: i filmati degli scontri sono sotto la lente della procura e sarebbero partite le prime verifiche su 15 poliziotti.
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