Il miglior portiere della Premier League, quello che guadagnava 375mila sterline a settimana (al cambio attuale 439mila euro, qualcosa come 22milioni e 800mila euro all’anno) nella stagione dell’ultima Champions League giocata (2021/22), a distanza di dieci mesi dalla sua ultima partita, guida la lista dei «disoccupati di lusso» del calcio europeo. Ma perché? È quello che si chiedono gli estimatori di David De Gea che a 33 anni, dall’estate scorsa, non è riuscito a trovare una squadra e continua ad allenarsi da solo. Lui insieme ad un preparatore personale. Quattro volte a settimana.
Il presente è così distante da un passato neppure così remoto che dall’Inghilterra alla Spagna ci si chiede come mai l’ex numero uno del Manchester United non sia riuscito a trovare una squadra. Lui infatti non ha mai detto di volersi prendere una pausa, anche perché alla sua età un portiere (che facilmente aspetta gli «anta» prima di chiudere i guantoni nel cassetto) è nel pieno della maturità. E non ha mai meditato il ritiro. Nel post con cui ha salutato e ringraziato Manchester per i dodici incredibili anni allo United aveva scritto: «Ora è tempo di iniziare una nuova sfida, di lanciarmi ancora una volta in nuovi ambienti». Ma niente finora è accaduto. Misteri del calciomercato. E di quelle dinamiche per cui offerte, richieste e ambizioni non coincidono al punto da lasciare al palo un giocatore che potrebbe, e vorrebbe, ancora fare la differenza. Soprattutto in campo.
L’unico «contratto», se così vogliamo chiamarlo, sottoscritto da De Gea da quando si è svincolato, è stato quello di matrimonio con Edurne, popstar spagnola e sua compagna dal 2010. Le nozze a Minorca, poi gli allenamenti a Manchester, qualche partita a tennis o a padel, una gara della squadra femminile dello United vista dal vivo a ottobre, le vacanze di Pasqua alle Bahamas con moglie e figlia. Questa la sua vita pubblica senza il calcio giocato. Ma ciò che ora interessa è il suo futuro. Riuscirà a trovare una squadra? De Gea è in attesa di qualcuno che gli offra un contratto, ma sulle spalle ha un anno di soli allenamenti casalinghi e solitari e la concorrenza nel suo settore non manca. Sia per questa questione «sabbatica», che porta con se gli strascichi di un’inevitabile calo di condizione, sia per un nodo economico, tornare a giocare non sarà facile. Le formazioni interessate infatti, prima di ogni altra cosa si chiedono: quanto è disposto ad accettare ora l’ex portiere più pagato del mondo?
Certo anche De Gea sa che dovrà accettare un ridimensionamento dell’ingaggio. Altrimenti, forse, c’è solo l’Arabia Saudita e un probabile aereo senza biglietto di ritorno per un certo tipo di calcio europeo. Una cosa che, se dovesse accadere, sarebbe una sorpresa, ma solo fino a un certo punto, dato che, al momento, per usare un eufemismo, non c’è certo la fila per prenderlo. In seguito allo svincolo, sia nel mercato estivo e poi anche nella finestra di mercato invernale dello scorso gennaio, De Gea è infatti via via stato accostato a diverse squadre, ma senza che nulla si concretizzasse. Prima si era parlato del Nottingham Forest poi del Newcastle. Dopo sono arrivate le voci di un possibile ritorno in Spagna, addirittura al Real visto l’infortunio di Courtois. Ma una chiamata da Madrid non è mai arrivata, da Ancelotti infatti è andato Kepa (che ad ora ha giocato meno del secondo portiere Lunin) e De Gea – che nel suo Paese si è formato in casa dell’Atletico Madrid – è rimasto a casa. Un’altra opzione poteva essere la Mls, in particolare l’Inter Miami di Beckham e Messi. Ma anche in questo caso lo stipendio probabilmente sarebbe crollato; basti pensare che il portiere titolare della squadra della Florida guadagna in un anno quanto prendeva lo spagnolo in una settimana. Dollaro più, dollaro meno. E chissà quanto i soldi pesino sulla personale bilancia di De Gea. Si avvicina ora un’altra estate per scoprirlo, aspettando di rivedere in campo quello che è stato il portiere più pagato al mondo, con tredici trofei in bacheca, ma che ormai è diventato solo un «disoccupato di lusso».
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