Così nasce un quartiere fantasma: “Negozi chiusi e strade deserte”
C’era una volta Bellariva con le sue botteghe, i piccoli negozi, i mercati rionali e tutta la vitalità dei suoi residenti. “Ma oggi non è più così” racconta Carlo Alberto Donatini che vive nel rione da 40 anni. “Mi ricordo che quando arrivai si respirava aria di paese, ci conoscevamo tutti, il fornaio ci teneva il pane da parte, se mancava qualcosa nel frigorifero bastava scendere di casa, le famiglie vivevano il quartiere, le mamme con i bambini frequentavano i giardini. Un copione felice che si è interrotto purtroppo”. Donatini, infatti, non ha dubbi sulla sua proposta da sindaco della città: “Io cercherei di ripopolare Bellariva di negozi di vicinato, servizi e botteghe, sono un presidio sociale molto importante. Un quartiere vivo è un quartiere vissuto” aggiunge. Donatini descrive nei minimi particolari cosa è successo: “Tante attività hanno chiuso e le persone hanno smesso di uscire la sera. Chi lo fa va in centro – le sue parole -, è chiaro che se le strade vengono abbandonate da chi le vive non solo perdono identità ma diventano anche ostaggio di vandali e piccoli delinquenti”. Per Marco Oliva, titolare dell’omonimo negozio di abbigliamento in via Francesco De Sanctis, “è necessario che ognuno faccia la sua parte”.
“Se io fossi sindaco inviterei le persone al buon senso: comprare online o dalle grandi catene impoverisce il tessuto commerciale della città” dice Oliva. Laura Compagnoni abita in piazza Alberti da 12 anni e senza giri di parole lancia: “Cosa farei io se fossi sindaco? Cercherei di organizzare più eventi culturali di sera come il cinema all’aperto o spettacoli di ballo con scuole del posto per esempio in piazza Nannotti, che è stata dimenticata, o nei giardini di Bellariva. Bisogna fare in modo che i cittadini tornino a vivere le proprie strade, è la migliore strada per combattere vandalismi e degrado”.
Compagnoni ha un ricco dossier fotografico di sedute scarabocchiate, bici accatastate e “ora alle spalle di piazza Nannotti c’è anche chi si è costruito un giaciglio per la notte con i cartoni”. “Se io fossi sindaco andrei a vedere e toccare con mano i problemi di chi ci vive” le sue parole. Ma a Bellariva, sono d’accordo abitanti e commercianti, almeno rispetto ad altri quartieri si vive ancora bene. Ne è convinto Salvatore Calleri, presidente della Fondazione Caponnetto, che da anni si batte per riqualificare i giardini dedicati al magistrato da cui prende il nome l’associazione.
“Bellariva è riuscita a mantenere una giusta dimensione umana – sottolinea Calleri -. Più che altro iniziano ad esserci dei problemi di sicurezza. Io lavorerei per favorire l’interazione con i comitati e le associazioni del posto per aumentare il controllo sociale. E, anche quando vengono concesse le licenze ai gestori, bisogna stare attenti e selezionale persone responsabili”. Andrea Di Salvo, meglio conosciuto come il Benzivendolo, è innamorato di Firenze e della sua squadra, la Fiorentina, di cui non si perde una partita al “Franchi”, ma ancor più del suo rione Bellariva.
Da 35 anni gestisce il suo distributore e di persone e storie di vita ne ha viste passare tante. “Cosa farei io da sindaco? Più controlli contro gli incivili che abbandonano cicche di sigaretta e tanto altro a terra” dice mentre ci mostra un cestino che usa per ripulire l’area attorno al suo distributore. “Basterebbe un po’ di senso civico e vivremmo tutti meglio” conclude.
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