Amanda Knox, Patrick Lumumba e il processo da rifare. "Lui non ne sapeva nulla"

Amanda Knox, Patrick Lumumba e il processo da rifare. “Lui non ne sapeva nulla”

“L’imputata Amanda Knox nel 2013, all’indomani della conferma della sua condanna per il delitto di calunnia nei confronti di Patrick Lumumba da parte della Corte di Cassazione ha introdotto un ricorso dinanzi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo a Strasburgo contro la Repubblica Italiana per alcune violazioni della Convenzione dei Diritti dell’Uomo; ricorso deciso con sentenza del 2019 che lo accoglieva in parte. L’introduzione di tale ricorso non veniva comunicata a Patrick Lumumba né dalla ricorrente, né dal governo italiano, né -soprattutto ed è ciò che più conta- dalla Corte EDU, nonostante la convenzione disponga che, nell’interesse di una corretta amministrazione della giustizia, il presidente della Corte può invitare ogni persona interessata a presentare osservazioni per iscritto o a partecipare alle udienze. Orbene: il fatto che la Corte EDU non abbia comunicato alcunché in ordine alla pendenza di tale procedimento a Patrick Lumumba, parte offesa e danneggiata dal reato di calunnia, credo sia un fatto a dir poco clamoroso”. Lo rivela alla redazione de ilGiornale.it l’avvocato Carlo Pacelli, legale di Patrick Lumumba dai tempi del processo per il delitto di Perugia.

All’epoca Lumumba passò 14 giorni in carcere dopo essere stato accusato ingiustamente da Amanda Knox dell’omicidio di Meredith Kercher. Accuse dalle quali fu poi scagionato e prosciolto. L’americana fu invece condannata a tre anni di reclusione per calunnia. Sentenza che gli avvocati di Knox, sulla scorta di un pronunciamento della Corte EDU, hanno successivamente impugnato. Lo scorso ottobre il ricorso è stato accolto dalla Cassazione e dunque, solo per il reato di calunnia, nel 2024 si celebrerà un nuovo processo.

Avvocato Pacelli, il processo per calunnia Knox-Lumumba è da rifare.

“Tecnicamente sì. La corte di Cassazione ha revocato le sentenze relative al reato di calunnia, passate in giudicato nel 2013, e ha deciso la riapertura del processo. Di fatto, siamo di fronte a un quarto grado di giurisdizione; questo significa che, nei gradi dei rimedi giurisdizionali, il vertice delle impugnazioni del sistema processuale nazionale è una Corte europea. Apparentemente una bella cosa ma nella sostanza bisogna tener presente che la Corte EDU è un giudice del fatto e del diritto mentre la Cassazione è giudice del solo diritto. Ora che il giudice di ultimo grado sia un giudice anche del fatto e quello di penultimo grado sia solo di puro diritto crea un’evidente e stridente antinomia. Adesso aspettiamo di conoscere le motivazioni di questo pronunciamento, ma direi che si possono già fare alcune considerazioni al riguardo”.

Di che tipo?

“L’art. 628 bis cpp, introdotto alla fine del ’22 dalla riforma Cartabia, prevede un meccanismo per l’esecuzione delle decisioni della Corte EDU e per la rimozione degli effetti pregiudizievoli delle decisioni adottate dal giudice nazionale. Ora: a parte l’estrema genericità della locuzione ‘effetti pregiudizievoli’, bisogna sottolineare che l’unico sindacato

consentito alla Cassazione è quello di valutare se la violazione accertata, per natura e gravità, ha avuto una incidenza effettiva sulla condanna. Quindi in primo luogo la Cassazione diventa assimilabile ad un giudice di rinvio, anche se la Cassazione, nel nostro ordinamento, di solito i rinvii li fa e non li riceve. Il fatto che la Corte di Cassazione, che è la suprema corte di legittimità, con solo il cielo sopra di sé, subisca le decisioni della Corte edu, nei termini come formulati dall’art. 628 bis cpp, è quantomeno singolare. Dal mio punto di vista è indicativo di un cambiamento nel

nostro sistema giurisdizionale”.

Perché?

“Con questo nuovo istituto la Corte di Cassazione non potendo sindacare la decisione della Corte EDU, si trasforma da organo supremo di puro diritto in un organo supremo a sovranità limitata. C’è poi un altro aspetto importante derivante da questa decisione di ottobre della Cassazione”.

Ovvero?

“In sostanza si va a compromettere l’effettività del nostro diritto nazionale ed in particolare si mette in discussione il principio della certezza del diritto. Nel caso di specie tutte le Corti d’Assise in nome del popolo italiano ed anche tutte le sezioni della Corte Cassazione che si sono pronunciate sulla vicenda hanno sempre affermato, al di là di ogni ragionevole dubbio la colpevolezza della Knox in ordine al reato di calunnia; e la condanna è passata in giudicato sin dal 2013, ovvero addirittura da ben 10 anni. Se ora siamo sottoposti a questa sovranità europea con questo istituto di nuovo conio vuol dire che dal punto di vista nazionale c’è una riduzione giurisdizionale e si è intaccato il principio di sovranità. A questo punto c’è anche un problema di prestigio del nostro organo supremo di legittimità. Credo sia

un fatto che debba essere segnalato all’opinione pubblica, e di cui dovremmo discutere anche in sede scientifico-giuridica. C’è un problema evidente di interferenza di competenze delle due corti, a prescindere dal caso Knox-Lumumba”.

Queste “interferenze” di cui parla ci sono state anche nel caso Knox-Lumumba?

“Sì perché, come le dicevo, si è arrivati a questo nuovo processo sulla scorta di una decisione della Corte edu favorevole ad Amanda Knox senza addirittura che Patrick abbia potuto partecipare al procedimento dinanzi alla Corte EDU per le ragioni sopra dette”.

Potrebbe essere più preciso riguardo alle violazioni contestate da Knox?

“La Corte edu ha riscontrato violazioni procedurali e non sostanziali; specificamente la violazione del diritto di difesa, perché la notte del 5/6 novembre 2007 la signora Knox non era stata assistita da un legale né da un interprete all’altezza delle sue funzioni. Ma già su questo punto, le dirò, andrebbero fatti dei chiarimenti”.

Cioè?

“La notte tra il 5 e il 6 novembre 2007, Amanda Knox andò in questura liberamente e vi restò volontariamente, non perché qualcuno l’avesse convocata, e rese dichiarazioni del tutto spontanee quale persona informata sui fatti. All’1,45 era lì, in questura, perché aspettava l’allora fidanzato Raffaele Sollecito e decise di dare il suo contributo alle indagini

rispondendo alle domande degli investigatori: la calunnia si consumò in quell’ora. Pertanto la Corte di Cassazione avrebbe dovuto valutare anche la gravità delle violazioni accertate dalla Corte edu e l’incidenza delle stesse in ordine alla condanna per il reato di conclamata calunnia. In ogni caso, l’aspetto più grave è che il mio assistito non sia stato informato del procedimento innanzi alla Corte EDU”.

Che cosa altro può dirci in ordine a questo nuovo istituto introdotto dalla riforma Cartabia?

“Questo istituto, di nuovo conio, entrato in vigore alla fine del 2022 prevede che, sulla richiesta del condannato, la Corte di Cassazione decide in camera di consiglio, a norma dell’art. 611 cpp, vale a dire senza l’intervento dei difensori, senza discussione orale e senza pubblica udienza, ma solo ed esclusivamente sulla base di un contraddittorio meramente cartolare; un vero vulnus al principio dell’oralità del processo penale”.

Ora cosa accadrà?

“Per Patrick la condanna di Amanda era una questione chiusa. Ormai vive all’estero e si è rifatto una vita. Ora accadrà che rivedremo Amanda Knox e Patrick Lumumba di nuovo in un’aula della Corte d’Assise di Appello di Firenze. L’unica cosa che Patrick può fare è confidare nella giustizia, come del resto ha sempre fatto. Il delitto di Perugia, con annessi e

connessi, ormai è una storia infinita, dai tempi processuali interminabili: l’unica cosa certa è che Patrick da innocente ha subito ben 14 giorni di carcerazione di cui qualcuno è certamente responsabile”.

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