La “nuova frontiera”. Regione e cantieristica puntano la barra su Pisa: al Canale dei Navicelli
Dove va la grande nautica da diporto? A Pisa come dice il presidente della Regione Eugenio Giani, che vorrebbe inserire il Canale dei Navicelli nell’Autorità portuale? A Marina di Pisa, che il consigliere regionale di Fdi Diego Petrucci, pisano, ha proposto in aula di affidare alla stessa Authority insieme al porto fluviale dell’Arno? Secondo lui con 3.500 barche ormeggiate “è il più importante d’Italia”. Ma ormai le aziende nei siti extra viareggini ci sono già: si stanno delocalizzando da anni. “Alcuni grandi costruttori utilizzano perfino ditte siciliane per realizzare gli impianti elettrici degli yacht – dice un produttore storico della Darsena – E per queste aziende andare a lavorare sull’Adriatico, o a Livorno, o a Marina di Carrara non cambia nulla. Però le aziende nautiche lasciano le sedi a Viareggio, per ragioni di marketing. Nel mondo uno yacht col marchio Viareggio è uno status-symbol, il marchio Livorno va bene per il cacciucco e non se lo fila nessuno”. Figuriamoci Pisa col bordatino. Su tutto grava il perdurante silenzio del sindaco Del Ghingaro: dall’icona S.Giorgio e il Drago, siamo passati a Giani e la Draga.
In Darsena la sortita pisana di Giani non ha smosso le acque. E nemmeno le sabbie. Tanti la vedono come il disegno di mettere il cappello della Regione sul Canale dei Navicelli, che finora invece è stato sotto il controllo assoluto del Comune e della Provincia di Pisa. L’uno di centrodestra, l’altra di centrosinistra, ma gli affari sono affari. Lo “strapotere” pisano pesa anche sugli interessi dei costruttori viareggini che hanno preso aree e siti produttivi ai Navicelli, come Fratelli Rossi, Overmarine, Codecasa. Anzi, siccome a Pisa non li considerava nessuno, questi marchi si sono inscritti anche a Confindustria Pisa.
Viareggio da sempre si considera l’ombelico del mondo e, a parte qualche piccola ernia, almeno in campo nautico continua ad esserlo. “Ma da anni tanti scafi vengono fatti altrove, e poi allestiti e rifiniti a Viareggio. Il che non toglie che anche le aziende viareggine possano mandare le maestranze artigiane a lavorare in altri siti. Perfino a Donoratico da tempo c’è un cantiere che fa gli scafi in vetroresina, che poi vengono portati in Darsena e completati. Ormai il lavoro funziona così in ogni settore. È il nuovo mondo”.
Infatti Perini Navi, unicum mondiale made in Viareggio, è in mano all’Italian Sea Group di Marina di Carrara. Azimut Benetti ha la sede principale ad Avigliana (To) ma siti produttivi in Adriatico, tra gli altri; eppure l’operatività commerciale è a Viareggio. E l’elenco va avanti all’infinito, sospinto dalla crescita delle dimensioni dei mega yacht chiesti dal mercato. Dimensioni che cozzano contro gli spazi di manovra del porto di Viareggio e dei suoi bassi fondali, dentro e fuori.
La ripresa del mercato, in un mondo finanziario che ingigantisce ricchezze e povertà, ha appannato i riflettori del refitting, settore vitale per tante aziende viareggine quando ci fu l’ultima crisi delle nuove costruzioni. Il 2008-11, con stasi e tagli di posti di lavoro è lontano. Ma il ciclo degli ordinativi, legati alla geopolitica, quello non cambia mai. Perché le guerre arricchiscono pochi, e favoriscono gli acquisti di nuovi megayacht. Ma di che te ne fai della barca, se all’improvviso cominciano a piovere missili?
Beppe Nelli
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