Caso Ferragni, si muove ancora la Finanza: ecco le società coinvolte
Si allargano sempre più a macchia d’olio le indagini sul caso Ferragni con la Guardia di Finanza che lavora a tutto campo e su più fronti in contemporanea: nelle ultime ore, infatti, la Procura di Milano ha richiesto alle Fiamme Gialle di acquisire documenti e informazioni nelle sedi di Oreo, Trudy, Dolci Preziosi e nelle società che appartengono all’influencer da 29 milioni di follower ma con un appeal ormai in caduta libera.
L’accusa di truffa
Nel dettaglio, sono stati i pm Eugenio Fusco (procuratore aggiunto) e Cristian Barilli ha richiedere che venissero acquisite mail e documenti così da valutare la strada da intraprendere: la Ferragni risulta già indagata con l’accusa di truffa aggravata e il nuovo materiale potrà servire per scoprire nuove piste sulle quali indagare e soprattutto scoprire eventuali altre magagne dietro alle iniziative commerciali e alla finta beneficenza venuta a galla con il pandoro Balocco lo scorso dicembre. Fonti fanno sapere che l’attività della Guardia di Finanza si è svolta nella piena collaborazione tra le parti.
Su cosa si indaga
Sono stati acquisiti anche i documenti di Tbs Crew e Fenice, le due società dietro alla pubblicità ingannevole del pandoro natalizio: oltre a quello, le indagini scavano nel passato della Ferragni tornando indietro al periodo di Pasqua 2021-2022 con le donazioni all’associazione “I bambini delle fate”, vicenda per la quale è sotto la lente delle indagni anche il presidente e Amministratore delegato del Gruppo che controlla la società Franco Cannillo, sull’iniziativa riguardante la vendita della bambola “Trudi-Limited Edition che risale al mese di maggio 2019 con il lancio in commercio e i profitti destinati a “Stomp out bullying, un’organizzazione no profit per combattere contro il cyberbullismo, un argomento molto vicino al mio cuore”, disse la Ferragni.
Impossibile da dimenticare, poi, la campagna sui prodotti Oreo risalente all’epoca del Covid dove l’influencer aveva invitato il pubblico ad acquistare quei capi d’abbigliamento perché “il 100% del ricavato delle vendite di tali abiti sarebbe andato in beneficenza per iniziative contro il coronavirus”. ll Codacons, però, ha sentito puzza di bruciato dal momento che l’azienda che mette in commercio i biscotti Oreo sarebbe stata “legata alla Ferragni da rapporti di tipo commerciale, come attesterebbero diversi contenuti pubblicati su Instagram dalla stessa influencer dove si sponsorizzano prodotti Oreo attraverso l’apposita dicitura Adv”. Da qui la denuncia per capire se, effettivamente, si trattasse di beneficenza oppure di un “connubio” con sponsorizzazioni a pagamento.
La carrellata di indagni è enorme e si conclude, anzi inizia, con l’affaire del “Pandoro Pink Christmas” di Balocco che si è arricchita di numerose tappe dove, oltre alla Ferragni, sono indagati per truffa aggrava l’Amministratore delegato di Balocco, Alessandra Balocco, e Fabio D’Amato, il braccio destro dell’influencer.
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