Ambulanza allo stadio. I club lanciano l’allarme: “Coprire ogni partita è una cosa impossibile”
EMPOLI VALDARNO
A distanza di cinque giorni la morte del 26enne calciatore del Castelfiorentino Mattia Giani, avvenuta in seguito a un malore accusato in campo durante l’incontro del campionato di Eccellenza Lanciotto-Castelfiorentino, continua a far discutere per quanto riguardala i soccorsi. Tanto che la procura ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo. Un tema quello della sicurezza, in cui la teoria si scontra poi con la realtà come sottolinea il presidente del Montespertoli, altra società di Eccellenza, Luca Marchetti: “Premettendo che non è obbligatoria la presenza di aumbulanza o medico, la cui assenza vale una multa di 70 euro, noi abbiamo stabilito un accordo con la Croce d’Oro di Montespertoli, stilando un calendario ad inizio stagione, per avere sempre un’ambulanza per le partite casalinghe della prima squadra, ma è impensabile avere la stessa copertura anche per tutta l’attività del nostro settore giovanile. Basta pensare che solo in Toscana parliamo di circa 400 società che ogni weekend hanno partite sul proprio impianto sportivo sia di sabato che di domenica – spiega il massimo dirigente gialloverde –. Non ci sono mezzi a disposizione e servirebbero troppi medici per poter garantire un servizio di tale portata. Del resto parliamo di un servizio che si basa esclusivamente sul lavoro dei volontari. Ed è proprio questo forse ciò che dovrebbe far riflettere”. Avere una presenza fissa allo stadio di personale medico ha comunque anche un costo per le società, tra i tanti che devono sostenere e per le quali spesso si sentono abbandonate un po’ a stesse come fa notare il presidente del Montelupo, Alberto De Luca, società che lo scorso febbraio ha vissuto a sua volta momenti di terrore per la perdita di sensi di un suo giovane calciatore dopo uno scontro di gioco. “In quel caso i soccorsi furono comunque rapidi, ma più che un ambulanza, per altro finora noi non siamo quasi mai riusciti ad ottenerla, servirebbe la presenza fissa di un medico, ma parliamo di numeri talmente elevati che con l’organizzazione sanitaria attuale non sono sostenibili. Ecco magari, invece di aver dedicato tante energie alla riforma del lavoro sportivo, che fa acqua da tutte le parti – insiste il massimo dirigente amaranto – si poteva cercare di staziare maggiori risorse per le società da dedicare a questi temi importanti per la sicurezza di chi pratica l’attività sportiva”.
Ecco quindi che confermate le difficoltà nell’assicurarsi la presenza di ambulanza o medico per ogni partita, assume ancora maggior importanza la presenza del defibrillatore. “Durante ogni gara noi garantiamo la presenza di una o due persone formate al suo utilizzo – spiega Marchetti –, ma anche in questo caso si potrebbe fare di più: ad esempio prima dell’inizio di ogni partita l’arbitro, che da regolamento non è tenuto a farlo, potrebbe controllare la presenza dell’apparecchio e lo stato di funzionamento. Anche se mi rendo contro che poi entrerebbe in gioco l’onore di prendersi determinate responsabilità, visto che il direttore di gara non ha le competenze per giudicare”. Gli fa eco De Luca: “Abbiamo investito molto sulla formazione di almeno un paio di dirigenti per categoria, oltre che dei custodi che sono sempre presenti al campo. Proprio in questi giorni tra l’altro abbiamo fatto la revisione annuale dello strumento”.
Simone Cioni
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