Alluvione, esondazione in via Saffi. Il proprietario del negozio crollato: “Ininfluenti gli abusi edilizi interni”
Non si placa la discussione tra l’amministrazione comunale e il proprietario del negozio la cui pavimentazione è stata distrutta dall’esondazione del Ravone durante l’alluvione dello scorso maggio.
“Dal comunicato del Comune non emerge la volontà di riconoscere la propria responsabilità, oltre a insistere con una narrazione fuorviante dei fatti. Questa amministrazione si rifiuta di riconoscere i propri errori anche di fronte all’evidenza dei fatti”. Continua la tensione tra Luca Vianelli, il proprietario del negozio al civico 22 la cui pavimentazione è stata inghiottita dall’esondazione del canale il 3 maggio 2023 e il Comune. Vianelli risponde alla comunicazione ricordando che “l’accertamento tecnico preventivo serve a determinare le cause tecniche oggettive che hanno determinato un danno. Non è un giudizio di merito, che, eventualmente, verrà avviato in futuro”.
Per quanto riguarda l’incidenza degli abusi edilizi presenti nell’immobile di via Saffi, “nell’agosto del 2022, il conduttore del negozio ha realizzato al suo interno due pareti in cartongesso presentando come titolo autorizzativo una Cila”. Il Comune, “mostrando una pignoleria che gli fa onore, ha riscontrato che, essendo l’immobile posto nel Tessuto compatto della città storica, l’intervento avrebbe richiesto di una Scia e ha quindi proceduto a rendere inefficace il titolo abilitativo, rendendo abusivo l’immobile”. Nel comunicato, “non viene menzionato che questa violazione formale può essere sanata pagando una sanzione pecuniaria”, e, a differenza di quanto si legge nella nota, “il Ctu (Consulente tecnico d’ufficio) si è espresso a pagina 37, dichiarando che i lavori non possono avere determinato lo sfondamento del solaio, dal momento che sono stati di lieve entità e non hanno appesantito il solaio stesso. Le partizioni interne sono state tutte realizzate nella parte di pavimentazione poggiante direttamente su suolo, esterne quindi al tombamento del Ravone”.
In secondo luogo, sulla quota di responsabilità del Comune rispetto alla Regione, “il Ctu ha risposto a pagina 54 precisando che non poteva pronunciarsi in proposito non rientrando ciò all’interno dei quesiti formulati dalle parti. Ciò che conta è il riconoscimento della responsabilità congiunta dei due enti pubblici per quanto accaduto. Sulla ripartizione devono regolarsi le due istituzioni”.
Un altro abuso contestato è la presunta copertura del Ravone in assenza di apposita concessione demaniale, “la cui richiesta è stata già presentata un paio di mesi fa al Ministero competente”. Questo punto, “viene trattato dal Ctu alle pagine 52,53 e 58. Il tratto tombato è già presente sia sotto l’immobile che nel resede tergale, già nel progetto di realizzazione del condominio nel 1954. Il ‘Genio civile per il Reno’, in una raccomandata alla ditta ‘Fratelli Trippa’ del 1961, invita a tenere pulito il tratto tombato, citando gli obblighi di concessione rilasciata dallo stesso ufficio e che ad oggi non è stata recuperata. Il Ctu precisa che non è nota la situazione autorizzativa del tombino stradale di competenza comunale”.
Giovanni Di Caprio
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