Bondeno, 20 febbraio 2024 – I fari dell’auto spazzano la strada lungo l’argine, una striscia consunta d’asfalto. A destra i campi che si perdono nella notte. Pochi minuti all’alba. Il lupo esce dal buio, trotterella lungo la strada. Non ha alcuna paura dei fari. Più avanti, appena 50 metri, ne appare un altro. Poi entrambi scompaiono, inghiottiti dalla campagna. “Ecco dove sono i lupi, a Stellata. A poca distanza dal mio allevamento. Io la notte non dormo più, sono terrorizzato. Terrorizzato di trovare la mattina il frutto di 30 anni di lavoro dilaniato. Faccio la ronda attorno all’allevamento per cercare di salvare i miei animali, ma non posso vivere così. Ancora qualche mese e lascio, non posso andare avanti con il pensiero di trovarli morti ammazzati, mi verrebbe un infarto”, è la passione ad aver spinto tanti anni fa Roberto Nicoli, 51 anni, due figli di 9 e 7 anni, a creare ’Asino del Po’, allevamento fondato nel 1995 a Zerbinate. Fino a poco tempo fa c’erano 34 asini romagnoli, razza in via d’estinzione. In Italia ne sono rimasti solo 800. Per la tutela di questa specie la Regione eroga contributi a chi li alleva, 200 euro a capo, per un periodo di tempo di cinque anni. Che possono essere rinnovati.
Roberto Nicoli, 51 anni, nell’allevamento fondato nel 1995 a Zerbinate (Foto Casoni)
“Quando scade la convenzione – riprende Nicoli amareggiato – metto da parte questa passione. Già da 34 sono sceso a 15 animali. Con il 2025 lascio. L’avevo detto quando c’erano stati i primi avvistamenti di lupi, che sarebbero arrivati anche qui. Ed è successo”. L’allevatore ha creato alcuni recinti molto ampi, nei paddock all’aperto fino a poco tempo fa custodiva gli asini romagnoli. Adesso non più. “Volevo farli crescere allo stato brado – spiega –, tenerli nel loro ambiente naturale. Adesso non è più possibile. Li ho messi nella stalla, ma non c’è posto per tutti. Così cinque asini sono rimasti all’aperto, in balia dei lupi”. Ogni notte accende la luce, guarda fuori dalle finestre, si veste e va a fare un giro di perlustrazione con i suoi cani. E’ preoccupato. “Ho visto sul web le immagini che postano alcuni colleghi allevatori – spiega –, vedere quegli animali straziati è un colpo al cuore. Non voglio che succeda anche a me. Gli asini sono animali molto docili, mansueti, se due o tre lupi entrano in un recinto li ammazzano tutti. Poi si cibano magari di uno solo, lasciando la carcassa dilaniata. No, non voglio assistere a questo orrore”. E pensare che nel 2011, chiusura del centro di incremento ippico di Ferrara, quando la Regione aveva indetto un’asta per assegnare gli animali ai migliori allevatori, era stato lui a dare una casa ad un asino di pura razza romagnola. Adesso è lui che chiede aiuto, che denuncia la cappa di paura nella quale vive.
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