Stellantis – Scaduto il “lock-up” tra i grandi soci: lo Stato francese non vende (e può rilanciare)
Lo Stato francese avrebbe potuto “monetizzare” la propria partecipazione nel capitale di Stellantis, ma non l’ha fatto e ora è anche più forte di prima: è il sunto di alcuni articoli di stampa incentrati sulla recente scadenza dei cosiddetti “lock-up”, i vincoli alla vendita di azioni stabiliti dai maggiori soci al momento della fusione tra Fiat Chrysler e PSA.
Il peso francese. In particolare, la Exor della famiglia Agnelli, i veicoli d’investimento degli eredi Peugeot (Epf e Ffp) e il governo transalpino avevano concordato di mantenere per tre anni le loro partecipazioni, salvo specifiche deroghe concesse agli attuali nipoti dei fondatori dell’azienda di Sochaux (la dinastia francese avrebbe potuto comprare un ulteriore 2,5% sul mercato, oppure dalla stessa Francia o dalla cinese Dongfeng). In sostanza, Parigi si è trovata in possesso del 6,2% del capitale tramite la banca pubblica BPI e, una volta scaduti i vincoli, ha avuto la possibilità (non l’obbligo) di chiedere l’autorizzazione a vendere il 2,5% e scendere così al 3,7%. L’opzione, però non è stata esercitata. Al contrario, è recente la decisione, anche questa prevista dagli accordi di fusione, di avvalersi del meccanismo di fidelizzazione degli azionisti di lungo termine che concede un aumento dei diritti di voto. E così Bpifrance non solo ha mantenuto il 6,2%, ma alla prossima assemblea potrebbe portarsi al 9,6% dei diritti. Lo stesso percorso è stato seguito dalla Exor e dai Peugeot. La holding italiana detiene il 14,4% delle azioni ed è già salita fino al 25,9% dei diritti, ma tale percentuale dipenderà anche da una complessa ripartizione dei voti con gli altri grandi soci. Infatti, anche i Peugeot, oggi fermi al 7,2%, hanno intenzione di aumentare il loro peso (sempre in termini di voti in assemblea) fino a superare l’11%. In ogni caso, non c’è nulla di sorprendente: era tutto previsto e stabilito negli accordi iniziali del 2019. Resta il fatto che l’anima francese del gruppo è sempre forte e Parigi mantiene imperterrita la sua presa, il che dimostra non tanto la sua continua influenza, quanto la lungimiranza della politica francese nel voler mantenere un piede ben piantato nel mondo dell’auto (anzi due, visto il ruolo dello Stato nella Renault).
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