Fred De Palma a Sanremo 2024: “Ho scritto il pezzo in estate, non per Sanremo. Ma poi è stato benedetto da Ama...”

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Si scrive ‘reggaeton’ e si pronuncia Fred De Palma. Anzi, quello, ad ascoltare lui, è un pezzo della sua storia e adesso, come accade a molti altri artisti internazionali, il suo mondo si sta ampliando. Di nuovo. Perché De Palma era partito dal rap, è approdato all’universo latino e adesso si sposta ancora, come vuole dimostrare sul palco di Sanremo con Il cielo non ci vuole.

“Voglio portare qualcosa di diverso da quello che la gente ha ascoltato fino ad oggi da me”, dice. “Il pezzo è nato prima dell’estate, sono andato in studio e ovviamente non è nato con l’idea di scrivere qualcosa per Sanremo. Ma appena la casa discografica lo ha ascoltato l’ha mandato ad Amadeus, che lo ha apprezzato subito. Ma io che ero stato selezionato l’ho saputo solo sei mesi dopo, l’ho scoperto guardando la televisione quando ha detto il suo nome”.

Per Fred De Palma l’intrattenimento resta la stella polare, ma questa volta c’è un’anima dance che viene fuori in maniera evidente: “In realtà ho continuato a ispirarmi al mondo latino, e mi sono reso conto che anche lì questa ondata più house e elettronica e mi sono subito appassionato. Anche grandi artisti che seguo io, come Rauw Alejandro e Feid, si muovono in quella direzione e mi è venuto istintivo farlo anche io, anche perché quelle atmosfere hanno sempre fatto parte del mio mondo. Io sono di Torino, città elettronica per eccellenza, i miei primi contatti con la musica erano nei club dov’è quel suono andava fortissimo. Quindi una scelta diversa dal reggaeton ma legata alla mia storia”.

Il cielo non ci vuole è un brano che, come sottolinea De Palma, consente una doppia lettura, quella della canzone d’amore, dolorosa e sentimentale, e quella personale, intima: “La verità è che inizialmente la canzone non era dedicata a una persona, era un discorso con me stesso, la figura femminile era la mia coscienza. Riuscire a convivere con i propri rimpianti significa convivere con sé stessi, riuscire a stare bene quando tutto va male: finché tutto va bene è facile, devi essere positivo quando va male, sapendo che le cose che si possono sistemare, risolvere. Ecco, di questo parlo nella canzone, parlo di me: a volte io mi sono sentito di aver fatto delle scelte sbagliate, che pensavo fossero irrimediabili e che mi avrebbero trascinato sul fondo. Ma in me c’è stata una presa di coscienza, la consapevolezza che cercare di stare bene può farti uscire da una situazione negativa”.

Già, ma quali sono i rimpianti di Fred De Palma, al secolo Federico Palana, un ‘ragazzo’ della fine degli anni Ottanta che si è fatto strada con le sue forze tra rap, hip hop e reggaton, ottenendo clamorosi successi soprattutto negli ultimi anni? “Ho imparato a trasformare i rimpianti in esperienze”, dice “gli errori che ho fatto nella mia vita mi sono serviti per imparare a non farli più. Nella canzone sottolineo che alle volte ci si riempie di rimpianti fino a morirci, invece bisogna reagire”.

A 35 anni, sei album alle spalle, una quantità di dischi d’oro e di platino da riempirci un autobus, oltre a 4 milioni di ascoltatori mensili su Spotify, De Palma è sempre stato dal lato del divertimento, dell’intrattenimento. Ma ora, dice, vorrebbe che la gente vedesse come è lui veramente, al di là degli hit single che scalano le classifiche: “Le mie canzoni sono entrate nella quotidianità delle persone, che hanno legato dei loro bei momenti, dei loro ricordi, come posso non essere felice? Non penso che il reggaeton debba piacere a piacere a tutti, faccio canzoni e cerco di trasmettere un messaggio positivo a più gente possibile. Magari chi non mi conosce se viene a un mio concerto si diverte. Ma i singoli di successo sono solo una parte di quello che scrivo e canto e questa occasione di Sanremo per me è molto importante. Vorrei essere capito da chi mi ascolta, vorrei che sapesse come sono fatto io e la mia musica. Spesso si tende ad etichettare un’artista rispetto a suoi successi, ma io ho fatto cose molto intime, che parlano di me e della mia vita, hanno avuto meno successo ma sono importanti. E questo è il motivo per cui sono andato a Sanremo con una cosa diversa dal solito, ho voluto portare un pezzo che raccontasse la mia storia, non per fare centro, non per convincere tutti, non per far ballare la gente in spiaggia la domenica pomeriggio. Vorrei che la mia altra faccia venga scoperta, in barba alle classifiche. Il messaggio? Racconto le mie esperienze e dico ai ragazzi di vivere, di reagire, con le proprie forze”.

De Palma la forza per reagire dove l’ha trovata?

“Sono in un momento bello della mia vita, ho capito tante cose di me, sento di essere pronto. Come le ho capite? Sono stato anche in terapia, però quello che mi ha veramente aiutato è stato essere sincero con me stesso. Ci si racconta bugie per andare avanti, lo so, ma dal momento in cui sono stato sincero con me stesso ho risolto tutti i problemi che non pensavo di risolvere”.

E poi, non secondariamente, c’è l’amore.

“Io, lo ammetto, ho vissuto sempre le relazioni amorose in una maniera poco profonda. Non che non amassi, ma ho sempre visto le relazioni come un transito, pensavo che fosse più importante ‘conquistare’ una donna più che tenerla con sé. Invece stare davvero insieme a una donna è molto più bello, ti metti in gioco, cresci, ti confronti. Le esperienze di una notte o di una settimana fanno solo male, tolgono la serenità. L’idea di un uomo che mette in fila le sue ‘conquiste’, il ‘superuomo’, a me fa veramente male. Oggi conquisto la mia stabilità con la mia compagna ogni giorno, e la mia vita è cambiata, sono sereno. Sono innamorato”.

Un obiettivo per Sanremo?

“Arrivare al sette”, ride.

Ogni artista è una persona, riflette “che quando scrive parte dal proprio vissuto. Limitarlo mi pare una censura. Io sono cresciuto con i Club Dogo, raccontavano la strada; mi affascinavano perché descrivevano ciò che da adolescente avevo intorno. Ma avevo la testa per capire cosa fosse giusto e cosa no. È tutta estetica, come nei film: non è che chi ha visto Scarface sia diventato un mafioso, ma anche i ragazzi dovrebbero avere chiaro certi confini”. Altre volte invece ci cade in pieno, come quando dice, letteralmente, che Torino per lui “è stata come il Vietnam”, usando un’espressione che già a Pietro Castellitto, in riferimento a Roma Nord, era costata tantissimo. “Ma io parlo di musica”, precisa. “Milano, a livello discografico, era lontana. Io non facevo un hip hop tradizionale neanche all’epoca, ricordo che quando mi esibivo mi guardavano tutti male. Questa città ha fatto di tutto per affossarmi, ma mi ha messo anche fame”.Uso un’espressione forte come “overdose”, è una metafora, ma è vero: si può morire di rimpianti. Qui mi rivolgo alla mia coscienza, racconto dei momenti in cui stavo per mollare. A me piace dare messaggi positivi, e vorrei che questo lo fosse per i ragazzi: accendete la miccia, non arrendetevi, trovate la vostra strada; che è poi è tutto dritto».

Ora: di solito quando un artista del genere va a Sanremo lo fa per allargare il proprio pubblico e per presentarsi in una veste più, diciamo, per famiglie – non c’è niente di male, l’ha fatto Lazza lo scorso anno e adesso potrebbe toccare a Geolier.

Fred De Palma, al contrario, al di là del messaggio ecumenico e motivazionale ha scelto un pezzo che si ama o si odia, con cassa dritta e sfacciataggine di sempre. L’unica differenza: non è reggaeton, ma dance. «Ho visto che le sonorità di questo tipo, negli Stati Uniti, stanno tornando. E io sono da sempre attento ai trend”, dice con piglio di imprenditore. Da musicista, invece, spiega che “ho preferito aprirmi e raccontare me stesso, cosa che nelle hit non sempre riesce. Ma non rinnego niente e non mi sta stretto il reggaeton. Non ho la presunzione per cui la mia musica dovrebbe piacere a tutti. Però vorrei invitare tutti ai miei concerti: magari ci si diverte insieme”.”Torino è stata la svolta della mia vita. Era il Vietnam, per me: salivo sul palco per fare freestyle avevo lo zoccolo duro dell’hip hop che mi scrutava a braccia conserte”, dice. Il brano sanremese è nato prima dell’estate: “Non l’ho scritto come pezzo di Sanremo” racconta, “ad Ama è piaciuto subito, Io ho vissuto sei mesi di ansia infinita in attesa di sapere se davvero ero stato ‘promosso’, l’ho scoperto in tv quando ha detto il mio nome. Non è pensato per far ballare in spiaggia la domenica pomeriggio. Parlo al femminile, sembra che racconti una storia d’amore, ma mi riferisco alla mia coscienza. Parlo di rimpianti per imparare a conviverci. Vorrei che tutti riuscissimo a essere felici quando tutto va male”.