Emergenza cinghiali e peste suina: “Preoccupati per i nostri animali”
Nubi nere si addensano all’orizzonte nel campo di agricoltura e allevamento e hanno un nome ben preciso: Psa, ovvero peste suina africana. E’ una malattia virale dei suidi, maiali e cinghiali selvatici, causa di grave mortalità fra gli animali infettati e fortunatamente di nessun pericolo per l’uomo e gli altri animali domestici. Ma gli effetti della Psa sull’economia nelle località dove si manifesta e colpisce, possono essere devastanti. Basti pensare a cosa potrebbe accadere nelle regioni dove gran parte dell’economia locale si basa ad esempio sulla filiera dell’allevamento dei maiali e loro trasformazione in salumi, tenendo presente l’indotto. A suonare l’allarme Luca Simoncini, presidente Cia, che insieme agli agricoltori punta il dito sulla presenza incontrollata di cinghiali.
“Da quando, qualche settimana fa, nel parmense a circa 10 chilometri dal confine con i Comuni di Zeri e di Pontremoli è stata rinvenuta la carcassa di un cinghiale risultato positivo alla Psa – spiega Simoncini – sono preoccupato. C’è il rischio che questi territori vengano inseriti in “zona rossa“. Il che comporterebbe, ad esempio, il divieto di pascolo. E come si fa a tenere in stalla greggi di pecore zerasche che sono da carne e la loro unica resa è data da quei pochi agnelli l’anno che mettono al mondo?. E così pure per le bovine ed i cavalli – sottolinea il referente della Confederazione Italiana Agricoltori – Inoltre, non si potrebbe più frequentare il bosco, ad esempio per la raccolta dei funghi e per il taglio e trasporto di legname…, sarebbe insomma un disastro tale ,capace di far saltare tutta l’economia rurale della zona” . Le motivazioni di queste restrizioni infatti si baserebbero sul fatto che innavvertitamente chi frequenta il bosco potrebbe calpestare feci di cinghiali affetti da peste suina africana e trasportarne il virus in altre zone , contaminando così altre aree. Intanto, c’è da dire che le misure disposte con l’ordinanza 5 del 24 agosto 2023 aente ad oggetto “Misure di controllo ed eradicazione della Psa“ sono state prorogate al 31 marzo 2024. “Sono anni che gridiamo ai quattro venti la eccessiva e incontrollata presenza di cinghiali sul territorio – affermano alcuni agricoltori di professione – sono troppi e devastano le coltivazioni, riducendo in fumo il nostro lavoro. La politica finora ha fatto orecchie da mercante ma in questi casi si deve scegliere: o stare dalla parte di chi lavora e produce in agricoltura e che i cinghiali li subisce come una calamità ,oppure dalla parte di coloro per i quali questi ultimi rappresentano uno sport. Adesso scopriamo che i cinghiali oltre a esserne colpiti e morirne, sono vettori di questa temibile malattia. Insieme ai danni alle derrate agricole, c’è quindi il serio rischio che portino nel territorio un virus subdolo, pericoloso per la nostra economia ed il nostro modo di vivere la campagna. L’auspicio è che le autorità sanitarie riescano a contenerlo ai confini della Lunigiana dove purtroppo è già giunto”. Inoltre li allevatori che di recente si sono visti comunicare dall’Asl che sono stati chiusi i piccoli “allevamenti plurinominali“, che consentivano su di un unico codice di stalla di registrare ad esempio anche i suini di un familiare del titolare del codice stesso, devono sapere che si è trattato puramente della applicazione di un regolamento CEE. Da adesso in poi, quindi, solo il titolare del codice e del relativo registro di stalla, potrà allevare 4 maiali per uso casalingo l’anno e nessun altro potrà utilizzare quel codice.
Roberto Oligeri
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