Rogo mortale in via Fra Galgario, i vigili del fuoco: “I tre della famiglia Tollardo hanno provato a scendere le scale ma le fiamme altissime li hanno respinti”
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Sono morti asfissiati in casa per aver respirato il fumo con vapori tossici dopo che probabilmente Antonio Tollardo, il figlio di 34 anni di Silvano, di 68, e di Carolina Deluca, di 63, aveva aperto la porta del loro appartamento al terzo piano per provare a uscire.
Nel vano scale, però, la temperatura era altissima per la presenza delle fiamme e di tantissimo fumo nero che saliva per l’effetto camino. Così la famiglia, che aveva capito cosa stava accadendo ma ha avuto pochissimo tempo per provare a uscire di casa e mettersi in salvo, si è trovata intrappolata e senza vie di fuga percorribili.
L’unico modo per scendere per le scale e raggiungere il cortile sarebbe stato quello di farlo proteggendosi con una coperta addosso bagnata e con i vestiti bagnati. Ma la famiglia Tollardo non ha avuto il tempo di equipaggiarsi perché la tragedia si è consumata in pochi secondi e le esalazioni del fumo pieno di vapori tossici hanno fatto perdere conoscenza a tutte e tre le persone, trovate riverse sul pavimento del corridoio dai vigili del fuoco, riusciti a salire per le scale solo dopo che con gli idranti erano state domate le fiamme anche nel vano scala e dopo che anche la temperatura si era abbassata.
La porta di casa era aperta, dentro l’appartamento c’era moltissimo fumo e il ragazzo era il più vicino alla porta. Poco più indietro il padre e poi la madre, che aveva problemi di salute.
Il corpo di Antonio è stato il primo a essere trasportato giù nel cortile dove l’ispettore dei vigili del fuoco Alain Antonaccio assieme ad un suo collega ha tentato un intervento di rianimazione cardiopolmonare. “E’ stato tentato un salvataggio ma non c’è stata nessuna reazione” racconta.
In attesa degli esiti delle autopsie sui corpi delle 3 vittime, le indagini del nucleo investigativo dei vigili del fuoco continuano.
Tutto è cominciato mentre il meccanico stava lavorando sul motore di una Wolkswagen Polo a benzina che era sistemata sul ponte. L’uomo, che si trovava in officina da solo, ha visto uno sversamento di benzina che non è riuscito a controllare.
Il locale commerciale del meccanico, elettrauto e gommista, in affitto, essendo una piccola attività (venerdì pomeriggio la Polo era l’unica auto presente in officina) per poter esercitare non aveva avuto l’obbligo del controllo per l’autorizzazione preventiva da parte del comando dei vigili del fuoco. All’interno dell’officina c’erano alcuni piccoli estintori che a quanto pare sarebbero stati utilizzati prima che Ghiani si trovasse costretto a uscire per mettersi in salvo.
Andrea Foggetti è il responsabile della direzione regionale del Nia, il Nucleo investigativo antincendio dei vigili del fuoco: “Svolgiamo questa attività di indagine su delega della procura, stiamo facendo tutte le foto dei dettagli, dalla Wolkswagen Polo a tutto quello che c’era in officina per essere sicuri di poter dire cosa abbia provocato l’innesco. C’è stato un principio di incendio sulla vettura che era sollevata sul ponte dell’officina e le fiamme hanno coinvolto il serbatoio che è collassato, poi i vapori del liquido infiammabile si sono sollevati assieme al fumo e il fuoco ha bruciato le gomme che erano in deposito. E’ normale che i fumi caldi siano andati verso l’alto, per l’effetto camino. Stiamo studiando come poi il fuoco partito dalla macchina si sia propagato, prima attraverso l'asse longitudinale del veicolo e poi a tutta l’officina”.
Le indagini sono coordinate da Tiziana Siciliano e dal pubblico ministero Valentina Mondovì, per il momento il titolare dell’autofficina, Fabrizio Ghiani, che deve essere ancora ascoltato dai vigili del fuoco e dalla polizia, è indagato per disastro e incendio colposo e omicidio colposo plurimo.