«Io, costretta in due ospedali diversi per una Tac»
L’ospedale Renzetti di Lanciano
Un esame con Tomografia Assiale Computerizzata ad una spalla, al Renzetti di Lanciano, e l’altra, invece, da sottoporre ad esame al Consalvi di Casoli. Controlli a pezzi e in due ospedali diversi, in altre parole. Sembra assurdo, ma è quanto capitato a Patrizia (nome di fantasia), professionista di Lanciano che ha voluto mantenere l’anonimato.
Patrizia, figlia di medici e con un fratello anch’egli sanitario in nord Italia, deve sottoporsi di frequente a visite specialistiche in presidi ospedalieri che la costringono a spostarsi su e giù per la provincia di Chieti, a volte anche più lontano. «Mi è stato prescritto un esame con Tac su entrambe le spalle. Ho cercato di prenotare la visita al Cup della Asl 2 Abruzzo, ma mi è stato risposto che avrei dovuto aspettare perché troppo lunga la lista d’attesa. Mi è stato suggerito di tornare nella speranza di qualche disdetta da altri utenti. Una lotteria, insomma. E così ho fatto, per settimane, fino a quando, dopo tre mesi, in effetti un posto si è liberato, proprio a Lanciano. Non mi è parso vero non dover prendere l’auto e affrontare un viaggio per raggiungere chissà quale ospedale dotato dell’apparecchiatura. Sono quindi andata al reparto Radiologia del Renzetti nel giorno e all’ora assegnata. Arrivato il mio turno, con mio grande stupore, mi sono accorta che l’esame si era ridotto a una sola spalla. Quando ho chiesto le ragioni, mi è stato spiegato che nella prenotazione al Cup, che è subissato di lavoro, avevano prescritto il controllo ad una sola spalla. Per l’altra, sarei dovuta andare tre giorni dopo a Casoli. Una spiegazione che mi ha lasciato esterrefatta, e nonostante le mie insistenze e proteste - sottolinea Patrizia – ho dovuto prendere atto della incredibile situazione. Qualche giorno dopo sono andata a Casoli. Lì, il professor Vincenzo Forlano, anche lui incredulo per quanto mi fosse capitato, mi ha sottoposto all’esame Tac, stavolta su entrambe le spalle. Ritengo - conclude Patrizia - che quel che è accaduto al Renzetti, e non parlo solo per me, sia una preoccupante disfunzione dei servizi sanitari offerti all’utenza, che deve far riflettere per evitare che si ripetano, in particolare per casi seri, dove è in gioco la vita delle persone».