Il restyling di un appartamento a Milano che elimina il mondo delle stanze utilizzando il colore
“Una casa di fiamme cremisi” è un nome ambizioso per un progetto, lirico ed esuberante insieme. Quello che fa venire in mente è colore e calore, qualcosa di guizzante che rifugge gli schemi, per assomigliare all’arte o, più semplicemente, alla vita. Le metafore ardite non sempre reggono il confronto con la realtà, ma in questo caso basta fare un giro nell'appartamento di via Nava, Milano, ristrutturato dagli architetti di ATOMAA, per capire, anzi sentire, che quelle fiamme cremisi palpitano per davvero.
ATOMAA, Una casa di fiamme cremisi
In origine la casa era ben distante da quest’immagine: come molti interni milanesi si frammentava in un dedalo di piccole stanze, con le loro porte chiuse a segmentare la quotidianità in caselle distinte e non comunicanti. Il primo passo del team creativo è stato dunque rimuovere le partizioni e aprire lo spazio, per restituirgli fluidità e dinamismo, ma anche una certa dose di imprevedibilità.
ATOMAA, Una casa di fiamme cremisi
Per questo le poche porte ammesse sono tutte diverse: a volte si staccano dai muri, altre volte sembrano scomparirci dentro, si aprono e chiudono ognuna a modo proprio, o non si chiudono affatto. Perché “sciogliere, non strappare” è il motto di ATOMAA, che cerca in questa maniera di unificare gli ambienti ed eliminare “il mondo fatto a stanze”.
ATOMAA, Una casa di fiamme cremisi
In questa dimensione libera e non più rigida, il colore trova naturalmente il suo posto. È un’espressione di personalità, che testimonia la passione dei padroni di casa per la grafica e l’arte, ma è anche materia che si addensa e si accende, per emergere dalla tela vuota dello spazio. Ecco allora che dovunque si guardi spuntano chiazze variopinte, a partire dal pavimento che, spiegano i progettisti: “non è disegnato ma costruito dalle gocce di cemento pigmentato colato, in un mix ambiguo tra alcuni Silipol della metropolitana milanese, le scelte cromatiche del linoleum del Pirellone e un quadro di Jackson Pollock”.
ATOMAA, Una casa di fiamme cremisi
Altri guizzi di colore vengono dal bagno, vestito di un blu intenso e di una carta da parati che ammicca a Picasso, e ancora dalla resina della pedana color melanzana, e dai quadri pop che punteggiano le pareti. Ma dov’è il cremisi, vi starete chiedendo. Erompe dall’iconico pattern dell’Alpi Sottsass che riveste il totem contenitivo simbolo del progetto.
All’apparenza una colonna compatta, che nulla ha di peculiare se non quelle venature così vibranti. Ma ecco che un lato viene giù, e poi un altro, a svelare mensole, ripiani, funzioni e tesori nascosti… Il totem “gesticola”, scrivono gli architetti, a indicare proprio queste sue molteplici sfaccettature: specchio nella parte che guarda l’ingresso, angolo bar dal lato del divano, cantinetta dei vini verso il tavolo da pranzo.
ATOMAA, Una casa di fiamme cremisi
In questo vortice di cromie (e scelte) audaci, a sottrarsi è solo il secondo bagno, scandito da scacchi bianco bordati di nero, che però a ben guardare seguono la scia di ciò che li circonda: i designer ci vedono infatti un quaderno a quadretti, su cui scrivere o colorare, un ulteriore tassello di quella libertà creativa, giocosa e disinvolta che della casa è l’essenza.
ATOMAA, Una casa di fiamme cremisi
atomaa.eu