Il Parlamento calpestato e le giravolte della premier
Il Parlamento calpestato e le giravolte della premier
La rissa alla Camera di qualche giorno fa è più che una rissa di strada, è un’aggressione ai danni di un deputato che si avvicina al ministro Calderoli porgendogli il tricolore a sottolineare nel dibattito l’unità della Repubblica italiana, la sua indivisibilità, negata sia pure con pretesti di provvedimenti specifici. Ciò che è avvenuto è di una gravità estrema, poiché il limite è stato superato proprio nel luogo principe della nostra democrazia, il parlamento che non è un luogo retorico, ma sostanziale per l’architettura delle nostre istituzioni. Esso infatti non solo è la rappresentazione corposa e simbolica della sovranità popolare, ma ha fra le diverse sue funzioni sia quella di riunire gli eletti con voto popolare che sono lì al posto dei cittadini elettori, sia di promuovere il dibattito fra i vari partiti, le idee, le proposte e, non ultima, quella di legiferare. Quindi un organismo collegiale, complesso e centrale.
Ora lo spettacolo di quella calca violenta, senza freni, che mena calci e fendenti, di molti deputati della destra di governo, di quei corpi volgarmente all’assalto di un collega che solo mostrava ed offriva il tricolore, non può essere etichettato come provocazione ed è comunque fuori dalle regole di qualunque consesso civile.
La premier Meloni ha affermato che “non bisogna accettare le provocazioni", ammonendo i suoi sodali che “ce ne saranno altre”, utilizzando ancora una volta a fasi alternate il registro del vittimismo che fa appello al sentimento compassionevole di chi l’ascolta come se dicesse che loro, la coalizione di governo, così buona, virtuosa è attaccata e perseguitata ingiustamente da un’orda di oppositori. Tale vittimismo si accompagna inevitabilmente alla sbandierata esibizione di successi e alla sicumera di chi il potere lo usa disinvoltamente come una clava senza considerazione delle regole di una procedura democratica e del pluralismo che ne è alla base.
Perché è bene ricordare che nessuna delle funzioni, prima ricordate, che il parlamento è chiamato a svolgere, può essere realizzata con una fauna quale l’altro giorno si è mostrata, poiché fra le armi del dibattito parlamentare e di qualunque luogo pubblico non sono previsti mani e piedi che colpiscono, corpi che si scagliano contro, assatanati. Inoltre la premier non può, non deve rivolgersi alle sue schiere, al suo proprio partito, ma a tutti i cittadini, ai governati con i quali istituzionalmente deve intercorrere un rapporto di responsabilità/fiducia, presupposto fondamentale perché l’azione del governare si attui.
Il ‘gubernator” nella tradizione latina e prima ancora in quella, greca, il “kybernetes”, infatti è colui che conduce, il timoniere che evoca appunto la funzione del guidare una nave ed indicare per tutti la rotta, quindi, trasposto in politica, l’autorità che governa, cioè il potere esecutivo che non può in democrazia assumere i comportamenti di una sola parte politica, ma quelli al di sopra delle parti, dei partiti, delle congreghe, nel rispetto degli altri poteri (legislativo e giudiziario).
La premier Meloni rovescia le parti, in un gioco deformante e lesivo della qualità del nostro sistema, lesivo della dignità di cittadini e del paese tutto! E se anche tenessimo per buono il suo inno insistito alla “nazione” Italia, tutto questo non le rende un buon servigio né all’interno, né all’estero.
Spieghi il governo e si presenti in parlamento!