Mbappé, giù la maschera. Lui indossa la tricolore, ma Deschamps lo frena (e anche la Uefa)
P_B
Lipsia — Eccola, la maschera del candidato Mbappé: tricolore, con il gallo sulla fronte e le due stelline sulla tempia (indicano i titoli mondiali, uno l’ha vinto lui), in mezzo ai quali c’è il suo (ma solo quando veste la maglia bleu) numero 10. «È una maschera sovranista», ride qualcuno. Ma no, è solo una maschera molto francese, molto nazionale, la maschera giusta per proteggere quel naso e la nazione tutta, che su quel setto fratturato ha montato la panna della preoccupazione fino a farla diventare angoscia. «Meglio che si sia rotto il naso piuttosto che una gamba», ha ridimensionato il saggio Deschamps, dichiarandosi «per niente preoccupato» e poco prima di annunciare al paese che Mbappé è sostanzialmente guarito ed è lì lì per tornare a giocare, senza neanche saltare la partita di stasera contro l’Olanda: «Tutto sta andando per il verso giusto, faremo il possibile perché sia a disposizione. È nel gruppo». Poi, come ha detto Griezmann, si deciderà all’ultimo, «in base alle sue sensazioni».
Il freno dell’Uefa
Dovrà comunque indossare una maschera di riserva, neutra, perché quella tricolore è vietata dal regolamento Uefa, che recita così: «L’equipaggiamento medico indossato sul terreno di gioco deve essere in tinta unita e non presentare alcun segno identificativo della squadra né del fabbricante».
Le maschere arrivate in Germania
Le maschere sono arrivate a Lipsia nell’hotel che ospita la Francia, proprio attaccato alla stazione centrale. Mbappé ha indossato quella colorata per la prima volta entrando sul prato della Red Bull Arena, stadio molto energy drink all’esterno ma ancora molto DDR negli interni: se l’è messa, l’ha tolta, l’ha rimessa, se l’è sistemata, ha adattato gli elastici, ha continuato a toccarsela, se l’è sfilata una volta ancora e insomma era una persona normale alla prese con un elemento innaturale applicato al corpo. Si sta meglio senza, ma si deve abituare. È anche in base a quanto si sentirà a suo agio, o a disagio, che oggi deciderà se giocare, e quanto.
Di sicuro sarà a disposizione, ma il suo impiego verrà discusso assieme a Deschamps dopo un’attenta valutazione dei rischi. «L’Europeo non finisce domani» dice l’allenatore, che non vuole nemmeno che la squadra si nasconda dietro al suo capitano o che i suoi problemi diventino un alibi: la Francia è più forte dell’Olanda (in questi anni battuta da Deschamps sette volte su otto) anche senza Mbappé. A maggior ragione se è priva di De Jong, De Roon e Koopmeiners, il centrocampo titolare.
In fondo, quello che conta è che Mbappé stia bene e che nella peggiore delle ipotesi salterà al massimo (e, nel caso, per mera prudenza) una partita, o un pezzo di partita. Il naso si è sgonfiato, la respirazione non è così difficoltosa, il coraggio non gli manca ma non gli manca nemmeno il senno. Ieri sera Deschamps ha provato un tridente Dembélé-Giroud-Barcola, per il quale molti dei ct dell’Europeo si leccherebbero i baffi.