Emanuela Orlandi, l'amica e la telefonata anonima: «Il timbro di voce era tra l'arabo e il mediorientale»
Emanuela Orlandi, l'amica e la telefonata anonima: «Il timbro di voce era tra l'arabo e il mediorientale»
«Tutti gli anni dico sarà l'ultimo sit in e poi mi ritrovo a farlo, anche questo di sabato mi auguro sia l'ultimo veramente perchè per la verità basterebbe poco, molti, dentro e fuori il Vaticano, la conoscono, basterebbe il coraggio di dirla, che finalmente si liberassero la coscienza». Così all'ANSA, Pietro Orlandi, in vista del sit in di sabato a piazza Cavour per i 41 anni dalla scomparsa della sorella, Emanuela Orlandi. Oggi la Commissione bicamerale di inchiesta, sente tre amiche dell' epoca: Alessandra Cannata, allieva della scuola di musica «Tommaso Ludovico da Victoria», frequentata da Emanuela Orlandi; Laura Casagrande, allieva della stessa scuola e Cristina Franzé, amica di Emanuela nella parrocchia vaticana di Sant'Anna.
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La pista inglese
La pista inglese e i contatti tra Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, e un presunto ex Nar «sono oggetto di una parte secretata dell'audizione quindi, per motivi di tutela dell'indagine, non posso entrare nei dettagli. Sicuramente non sottovalutiamo nulla, ma allo stesso tempo dobbiamo impegnarci tutti per lavorare su tesi che abbiano fondamenti adeguati e non siano facilmente smontabili». Lo sottolinea all'Adnkronos il senatore Andrea De Priamo (FdI), presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori, parlando dei lavori della Commissione di inchiesta, ormai entrati nel vivo, a due giorni dal 41esimo anniversario della scomparsa di Emanuela.
L'amica di Emanuela
In premessa l'amica di Emanuela aveva osservato: «Io ed Emanuela non frequentavamo lo stesso corso, io facevo quello di pianoforte e lei quello di flauto traverso. Ci siamo conosciute in occasione delle lezioni di canto corale, brevi scambi di saluto, niente di che: non c'era né un'amicizia né una conoscenza molto approfondita». Casagrande ha poi osservato che da piccola aveva «la passione dello scambio epistolare» così «le scrissi sul libro il mio telefono e indirizzo visto che stava finendo l'anno».
In seguito arrivò a casa sua una telefonata anonima. «Il timbro di voce era tra l'arabo e il mediorientale», ha precisato rispondendo ad alcune domande ed «era incalzante, non riuscivo a stare dietro alla dettatura». Dopo quella telefonata Casagrande ha riferito di non aver avuto nessun altro tipo di contatti. Riguardo all'idea che si è fatta su quanto accaduto ad Emanuela, l'amica ha detto: «Come ha fatto a fidarsi di andare con qualcuno me lo sono sempre chiesta perché (Emanuela ndr) era una ragazza normale, come me, semplice. Mi ero sempre chiesta come aveva potuto fidarsi».
«Non ho amnesie rispetto a Emanuela, non ci siamo frequentate tanto al punto da conoscerla profondamente. Non ho elementi perché non ci siamo frequentate», ha voluto precisare. «Poteva capitare anche a me, non sono mai stata adescata né avvicinata da nessuno», ha aggiunto precisando anche che, dopo la scomparsa di Emanuela, la direttrice della scuola di musica, suor Dolores le chiese se fossero mai state importunate. De Priamo, in chiusura, ha invitato Casagrande a ripensare a quel giorno della scomparsa e a far sapere alla Commissione anche in futuro eventuali dettagli: «Se potesse tornare su questo momento rimasto purtroppo oscuro», ha chiesto.